di Martino Ragusa
Ognuno passa suo il tempo libero come gli pare e io mi sono preso lo sfizio di passare il mio in un supermercato. Non per fare la spesa, ma per leggere le etichette di decine di confezioni di grissini, fette biscottate, biscotti, cracker, schiacciatine, merendine e via snackando. In tutte le confezioni, anche in quelle onnipresenti in tv, dal marchio super-blasonato era immancabile la dicitura “grassi vegetali”. Al mio paese, tra l’olio extravergine d’oliva e l’olio di palma, entrambi grassi vegetali, c’è un abisso di qualità. Questo nascondersi dietro a una definizione, oltre che gravemente fuorviante è irrispettoso dell’intelligenza dei consumatori.
Cos’è l’olio di palma?
Ricordo che l’olio di palma, da alcuni detto “olio killer” per il suo contenuto di grassi saturi (49%, più del lardo), è usatissimo nell’industria alimentare per via del bassissimo prezzo e della sua capacità di sostituire il burro migliorando la consistenza e aumentando la gradevolezza e la palatabilità dei prodotti industriali che, nel caso di creme, diventano anche meglio spalmabili. L’olio di palma non è solo killer delle arterie, è anche uno sterminatore di foreste, sistematicamente rase al suolo Indonesia, Malaysia e Thailandia e Africa Occidentale per fare luogo alle piantagioni. Ma non sempre l’olio di palma è nascosto. A volte è dichiarato e lo si incontra nei posti più impensabili.