Giornale del cibo

Obesity Day: in Italia cala quella infantile, ma rimane l’allarme

L’11 ottobre è l’obesity day, ovvero il giorno dell’obesità. Non certo una festa, ma una giornata di sensibilizzazione nei confronti di una malattia cronica che riguarda adulti e bambini e che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’epidemia del nuovo millennio, che colpisce circa 2 miliardi di persone in tutto il Pianeta. Una cifra impressionante, soprattutto in relazione ad altri dati, ovvero quelli della fame nel mondo, che riguarda ancora 815 milioni di persone.
Il paradosso, sotto gli occhi di tutti, è molteplice. Infatti, da un lato è da tempo evidente che c’è cibo sufficiente per soddisfare le esigenze nutrizionali dell’intera popolazione mondiale, dall’altro esistono Paesi, ad esempio lo Yemen o il Sud Sudan, dove si muore ancora di fame e a pagarne le più dure conseguenze sono spesso i più piccoli. Parallelamente, l’obesità infantile riguarda circa 40 milioni di bambini, anche in aree del mondo dove l’accesso al cibo non è garantito a tutti, come ad esempio in Asia o in Africa, secondo recenti dati diffusi dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità.

Non solo. Parlare di obesità, sensibilizzando adulti e bambini a corretti stili di vita, non è solo un dovere etico, a fronte dei problemi di denutrizione che riguardano ancora troppe persone nel mondo, ma è anche un problema di sanità pubblica, con tutte le implicazioni del caso, a livello di salute delle persone, a livello di educazione e prevenzione e, anche, di spesa pubblica.

In occasione dell’obesity day, vogliamo allora approfondire la tematica, a partire dai dati, per poi capire le conseguenze per la salute e le buone pratiche per promuovere la sana alimentazione.

Obesity day: metà della popolazione europea è obesa

obesità in europa

Secondo gli ultimi dati dell’Oms, in Europa il 50% della popolazione è obeso o in sovrappeso. Per quanto riguarda i giovani, al 24º Congresso europeo sull’obesità lo scorso maggio, è stato evidenziato come l’obesità sia in aumento in molte zone del continente, in particolare nei Paesi dell’Europa Orientale e Meridionale. Non a caso, Malta, Spagna, Italia e Grecia, hanno i tassi più alti per quanto riguarda l’obesità infantile nella fascia d’età 11 – 15 anni. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, una parte del problema si può spiegare con la perdita delle abitudini alimentari tradizionali associate alla dieta mediterranea nei bambini e negli adolescenti, un dato ancor più grave se attribuito a Paesi che di olio d’oliva, verdure, pesce, legumi e cereali, hanno fatto un vero e proprio lifestyle.

E l’Italia?

Italia: una nazione longeva, ma affetta da malattie croniche

Secondo il rapporto Osservasalute 2016, curato dall’Istituto di Sanità Pubblica, in Italia le malattie croniche come l’obesità e quelle a lei correlate, rappresentano la principale causa di morti premature, disabilità e malattie di lunga durata. Ciò che maggiormente preoccupa è che si tratta soprattutto di situazioni legate a scorretti stili di vita, per cui “sono ampiamente prevenibili e potrebbero essere affrontate in maniera più determinata non solo a livello individuale, ma anche a livello di nuclei sociali, primo tra tutti la famiglia, influenzando profondamente il benessere individuale e sociale e la stessa forza lavoro di un Paese”, sottolinea il rapporto dell’Osservatorio, individuando tra le azioni di prevenzione più efficaci:

Obesità infantile in leggero calo in Italia

Tuttavia, gli ultimi dati di OKkio alla Salute – l’osservatorio nazionale del Ministero della Salute sul sovrappeso e l’obesità infantile dei bambini fra i 6 e i 10 anni, mostrano che in 10 anni dalla prima rilevazione, l’obesità infantile in Italia è progressivamente calata. In particolare si evidenzia che:

“Complessivamente dunque, in meno di dieci anni l’eccesso ponderale (sovrappeso più obesità) dei bambini italiani è diminuito del 13% (passando da 35,2% nel 2008/2009 a 30,6% nel 2016)”, evidenzia l’osservatorio ministeriale.

Un primo passo, ma non certo una vittoria, anche perché permangono differenze e ingiustizie sociali, come ad esempio, il divario tra Nord e Sud, dove l’obesità infantile è più presente e anche tra fasce di reddito, analogamente a quanto succede nel resto d’Europa. Infatti, proprio in occasione dell’ultimo congresso europeo sull’obesità, gli esperti hanno messo in luce come i ragazzi che vivono in famiglie di minor livello economico e culturale abbiano più probabilità di essere obesi. Questo poiché le famiglie più povere hanno meno occasioni per mantenersi fisicamente attivi e non possono permettersi alimenti sani, preferendo cibi a basso costo, ricchi di calorie, zuccheri e grassi.

All’interno di questo quadro, non è irrilevante il fatto che in alcune zone del Sud Italia manchino il tempo pieno e il servizio di refezione, come vi abbiamo raccontato parlandovi della situazione mense e citando il rapporto “(Non) tutti a mensa” di Save the Children, secondo cui investire nella ristorazione scolastica significherebbe contribuire a “combattere la malnutrizione del 10% dei bambini obesi e del 20% dei bambini in sovrappeso che oggi crescono in Italia”.

E che, aggiungiamo noi, rischiano di diventare adulti obesi e di sviluppare alcune patologie.

In occasione dell’obesity day può essere, quindi, utile ricordare quali sono le principali conseguenze per la salute che questa condizione comporta.

L’obesità mette a rischio la salute

L’obesità è una condizione patologica che può avere diverse cause, anche di tipo ereditario, ma che, principalmente, è dovuta a cattivi stili di vita, in primis, mancanza di attività fisica e alimentazione scorretta.

Il parametro generalmente utilizzato per valutare il peso è l’indice di massa corporea (BMI), ovvero il rapporto tra peso e quadrato dell’altezza, che in un individuo sano dovrebbe essere circa di 25, mentre quando supera il valore di 30 si parla di una condizione di obesità.

Questa patologia danneggia la salute psico-fisica delle persone e rappresenta un serio fattore di rischio per lo sviluppo di altri patologie, in particolare:

In Italia ci sono 3 milioni di diabetici

Il rapporto tra obesità e diabete risulta particolarmente stretto, poiché sedentarietà e sovrappeso influenzano l’assetto lipidico nel sangue, la tolleranza al glucosio, l’insulino-resistenza ed altri cambiamenti metabolici. Secondo i dati Osservasalute 2016, “una dieta sana, l’assenza di eccesso di peso e una attività fisica moderata e continua nel tempo, riducono il rischio di insorgenza del diabete e ne possono rallentare la progressione”, per questo le parole d’ordine devono essere prevenzione e educazione alimentare, a partire dalle scuole.

Obesity day: prevenzione e cibo

La complessità della realtà sociale, come abbiamo visto anche raccontandovi degli eventi CIR food a Internazionale a Ferrara, dove si è discusso delle nuove sfide del sistema agroalimentare, richiede un impegno quotidiano che coinvolge più settori della società e che, inevitabilmente, parte dalla prevenzione e dalle giovani generazioni.

Dieta mediterranea e alimentazione dei bambini

Vi abbiamo già raccontato dello studio dell’Istituto nazionale Tumori su dieta mediterranea e sindrome metabolica, che ha ribadito come il modello mediterraneo rappresenti un’alimentazione salutare, alla base della prevenzione delle malattie croniche, in particolare dell’obesità. Tuttavia, non tutte le famiglie, anche in Occidente e in Italia, possono permettersi cibo di qualità, come pesce più volte a settimana, cibi poveri di grassi e zuccheri o pasti nutrizionalmente bilanciati e questo coinvolge inevitabilmente le mense scolastiche, per due motivi, che rappresentano, rispettivamente, una criticità e una grande opportunità:

In questo senso, quindi, in occasione dell’obesity day, può essere utile ricordare alcune buone abitudini per prevenire l’obesità, fin dall’infanzia. Infatti, l’ultima rilevazione di Okkio alla Salute mostra “elevati valori di inattività fisica e di comportamenti sedentari. Infine, un aspetto da tenere in considerazione è che i genitori spesso tendono a sottostimare lo stato ponderale dei propri figli: per esempio, nel 2016, tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi il 37% ritiene che il proprio figlio sia sotto-normopeso e solo il 30% pensa che la quantità di cibo assunta sia eccessiva”.

Risulta evidente, quindi, come l’obesità abbia molto a che fare con l’educazione e gli stili di vita.

Obesità: gli errori a tavola

Il Ministero della Salute ricorda come l’obesità infantile predisponga ad una condizione di obesità anche in età adulta, con un’elevata probabilità di sviluppare malattie croniche. Ecco perché è fondamentale puntare sul movimento e sull’educazione alimentare dei bambini, a scuola e a mensa, con iniziative ad hoc, e a casa.

Per passare all’azione contro l’obesità il Ministero suggerisci alcuni punti:

Si tratta di poche e fondamentali regole, perché spesso sono gli errori a tavola a predisporre all’obesità. Per quanto riguarda quella infantile, ad esempio, la dott.ssa Evangelisti ci ha raccontato qualche tempo fa, come sia fondamentale la colazione per i bambini, che invece viene spesso saltata o fatta in fretta e questo li porta ad essere distratti, ad avere poca energia e, soprattutto, a mangiare troppo nei pasti successivi. Per questo, una sana alimentazione dei bambini parte da una buona colazione e prosegue con una dieta varia, di tipo mediterraneo, con pasti regolari, cotture semplici e la presenza costante di frutta e verdura. Senza dimenticare la fondamentale importanza dell’attività fisica: per mantenere sotto il controllo il peso, per il corretto sviluppo dell’apparato scheletrico, cardiocircolatorio e respiratorio e per divertirsi.

Riusciremo a ricordarcelo anche quando l’obesity day sarà concluso? Per approfondire, potrebbe interessarvi il nostro articolo dove andiamo a capire chi decide il menù nelle mense scolastiche per offrire un pasto sano, bilanciato, sicuro e, possibilmente, gustoso.

 

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