Le scuole restano chiuse anche durante la “fase 2” e, anzi, si ripartirà a settembre. Nel frattempo è però cruciale, per chi lavora con bambini e ragazzi, trovare e sperimentare delle strategie per far sì che l’emergenza non rappresenti una totale battuta d’arresto in termini di attività didattiche, e non soltanto. Scuola, infatti, non significa soltanto tempo dedicato alle lezioni, ma anche percorso di apprendimento, che affianca i genitori sotto molti aspetti, compreso quello alimentare.
L’assenza di questo fondamentale luogo di educazione e socialità è, dunque, particolarmente pesante per molte famiglie che si trovano – e si troveranno anche durante l’estate – in una situazione di difficoltà. Proprio per immaginare la ripartenza e fornire strumenti concreti per costruire modalità di educazione, calate sulle nuove esigenze dovute all’emergenza sanitaria, anche a proposito del cibo e della salute, prende avvio “Nutriamo la scuola”, un progetto dell’azienda di ristorazione CIRFOOD, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e il supporto del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo.
“Nutriamo la scuola” per ripartire in sicurezza
Far sì che i centri estivi rappresentino un banco di prova e di sperimentazione per una ripartenza in sicurezza: questo è uno degli obiettivi dell’ambizioso progetto presentato da CIRFOOD e dal Comune di Reggio Emilia che coinvolgerà decine di bambini e ragazzi del territorio. Per sei settimane – dalla fine di giugno fino a tutto il mese di luglio – potranno frequentare non un classico centro estivo, ma una “scuola di cittadinanza”. In uno spazio sicuro e controllato, con l’affiancamento di educatori ed esperti, i bambini e le bambine potranno imparare un nuovo modo per studiare, mangiare, giocare e vivere gli ambienti comuni.
Un’esperienza e un esperimento che permetteranno ai bambini di riprendere un percorso di apprendimento repentinamente modificato in questi mesi, e a operatori e famiglie di raccogliere informazioni utili per pianificare una ripartenza della scuola in totale sicurezza. Il calendario delle attività – elaborato con il supporto degli esperti del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo – è strutturato in maniera tale che, alla fine del percorso, sarà stato possibile far acquisire nuovi comportamenti che facilitino la convivenza con il Covid-19.
Buone pratiche in azione con il supporto degli esperti
“Nutriamo la scuola” consentirà ai bambini di mettersi alla prova su tematiche digitali, artistiche, alimentari, di benessere e di salute, di mobilità e di senso civico. Tutti ambiti fondamentali della loro formazione, che sono stati limitati e condizionati dal lockdown di questi mesi. L’auspicio degli organizzatori è che questo percorso sperimentale porti allo sviluppo di buone pratiche che possano, da settembre, essere estese anche alle scuole. È imprescindibile sin da ora un’azione che miri a evitare un’eccessiva compromissione delle dinamiche di apprendimento che a scuola si sperimentano. Lavorare insieme permetterà di rafforzare i comportamenti e far sì che l’educazione non perda la sua vocazione, i suoi spazi e le sue dinamiche relazionali.
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A monitorare e seguire il percorso di Reggio Emilia sarà un gruppo di lavoro accademico, composto dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale e da quello di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. Il loro compito sarà quello di analizzare il “caso scuola” e utilizzarlo come modello di ripartenza per l’intera collettività, ponendo particolare attenzione al valore del cibo. Il progetto prevede, infatti, la creazione di un modello operativo che aiuti la riapertura delle scuole e del relativo servizio di ristorazione, anticipando problemi e soluzioni.
Da qui, il cruciale coinvolgimento di CIRFOOD, che si occupa storicamente di ristorazione scolastica ed è promotrice del progetto, e dell’Università di Pollenzo. Come sottolinea Chiara Nasi, Presidente di CIRFOOD, “da sempre il momento del pasto ha una vera e propria funzione sociale e nutrizionale. La chiusura delle scuole, e dei servizi di ristorazione, ha quindi comportato una doppia perdita per le famiglie e i bambini. Basti pensare che per alcuni il pasto a scuola era l’unico sano della giornata e i dati Istat lo confermano. In Italia 1 bambino su 4 è obeso a causa di una dieta sbilanciata.”
Ripartire dalla condivisione a tavola: il cibo come veicolo di educazione
La condivisione del cibo, dunque, sarà il cuore delle attività di “Nutriamo la scuola”. Verranno sperimentate nuove modalità e protocolli per stimolare l’educazione alimentare, coinvolgendo sia i bambini sia le loro famiglie. Gli esperti dell’Università di Pollenzo, infatti, lavoreranno all’analisi di diverse soluzioni come, per esempio, la possibile presenza di locker affinché i genitori possano prenotare il pranzo o la cena da asporto per tutta la famiglia, ritirandola direttamente al centro estivo. Un modo per valorizzare anche fuori dall’ambiente scolastico quanto viene appreso e il contributo che la ristorazione nelle scuole apporta all’educazione.
Questa è soltanto una delle opzioni che si andranno a testare nella convinzione che la salute e l’apprendimento passino necessariamente anche attraverso la formazione che avviene a tavola. E che il cibo possa essere un veicolo di educazione, oggi ancora più importante dal momento che, durante i mesi di chiusura delle scuole, si è totalmente trasformato. CIRFOOD sottolinea, a tal proposito, quanto il momento del pranzo nella ristorazione scolastica sia parte integrante dell’offerta formativa della scuola e che questo aspetto sia ancor più importante proprio per preservare la salute delle generazioni future.
Nei prossimi mesi Il Giornale del Cibo documenterà il progetto per raccontarvi l’esperienza e il suo sviluppo. Siete curiosi?