Pasta e riso: obbligo di origine in etichetta

nuove etichette per pasta e riso

“Fatto”. Così due giorni fa il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, ha esordito nel post pubblicato su Facebook per annunciare, riportando il comunicato ufficiale del sito del Mipaaf, l’introduzione, per una sperimentazione iniziale di due anni, di nuove etichette per pasta e riso che dovranno obbligatoriamente riportare l’origine dei cereali.
Si tratta di due decreti, ora pienamente operativi, interministeriali, in quanto firmati a quattro mani dai Ministri Martina e Calenda, quest’ultimo a capo dello Sviluppo Economico, che attuano il regolamento comunitario 1169 del 2011.

Ma cosa prevedono i decreti e cosa sarà indicato nelle etichette? Vediamo quali sono le novità annunciate dal Ministero.

Nuove etichette per pasta e riso: obbligo di origine

pasta etichette

Innanzitutto, i decreti saranno obbligatori dal 16 febbraio 2018 per il riso e dal 17 febbraio 2018 per la pasta. In questi mesi, invece, ovvero nei 180 giorni a partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, verranno smaltite le vecchie etichette e le aziende avranno il tempo di adeguarsi alla nuova normativa.

Dopo l’introduzione, nella primavera scorsa, delle nuove etichette per i prodotti lattiero-caseari, continua, quindi “l’operazione trasparenza” promossa dall’Italia per attuare quelle norme europee in materia di etichettatura d’origine obbligatoria per diversi prodotti agricoli che sono però facoltative, per cui ogni Stato membro può decidere se attuarle o meno. È lo stesso Maurizio Martina a sottolinearlo, evidenziando come “con questi provvedimenti anticipiamo, unici in Europa, la piena attuazione del regolamento comunitario 1169 del 2011 da troppo tempo disatteso a Bruxelles […] Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta l’Ue in modo definitivo superando una volta e per sempre lo stallo di questi lunghi anni”.

Come saranno, quindi, le nuove etichette per pasta e riso?

Nuove diciture per due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy

Da metà febbraio 2018, quindi, nei negozi, supermercati e sulle nostre tavole, arriveranno confezioni di pasta e riso con informazioni più chiare e trasparenti per i consumatori, a tutela dei produttori e della sicurezza alimentare. Le diciture d’origine dei prodotti nelle nuove etichette per pasta e riso dovranno essere “facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili”.

Vediamo nello specifico quali sono le novità.

Nuove etichette per la pasta

pasta supermercato

Qui l’obbligo di origine è sul grano, per cui le etichette dovranno riportare le seguenti diciture:

  • Paese di coltivazione del grano, ovvero il nome del Paese nel quale viene coltivato
  • Paese di molitura, ovvero il nome del Paese in cui è stato macinato.

Se le due fasi di lavorazione avvengono in più Paesi, le sigle utilizzate saranno Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Inoltre, “se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o NON UE”.

Nuove etichette per il riso

Sulle nuove etichette del riso saranno, invece, indicati:

  • Paese di coltivazione
  • Paese di lavorazione
  • Paese di confezionamento.

Se il Paese in cui avvengono le tre fasi di lavorazione coincide, si potrà scrivere direttamente, ad esempio, “origine del riso: Italia“. Se invece coltivazione, lavorazione e confezionamento avvengono in Paesi diversi, le nuove etichette riporteranno le stesse sigle valide per la pasta, ovvero UE o NON UE.

riso etichetta

Gli italiani chiedono trasparenza sull’origine delle materie prime

L’annuncio dell’entrata in vigore delle nuove etichette per pasta e riso con l’obbligo di origine sembra essere stato accolto positivamente. Tra chi chiede che in etichetta venga inserita la bandiera italiana e chi sospetta si tratti di “un’operazione elettorale”, già in risposta al post facebook col quale il Ministro Martina ha informato sulla novità, sono arrivati molti commenti di cittadini e produttori che esprimevano apprezzamento. Tuttavia la strada da fare è ancora tanta e alcune persone che hanno letto il post hanno lamentato una sfiducia generalizzata, spronando la politica a fare sempre di più, ad esempio prevedendo la stessa trasparenza in etichetta anche per l’olio e altri prodotti. Questo conferma che il consumatore italiano è sempre più attento e interessato all’origine delle materie prime, anche alla luce degli scandali di ecomafia e all’aumento di truffe ai danni del Made in Italy.

Lo stesso Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha riportato sul proprio sito i risultati di una consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero, a cui hanno partecipato oltre 26mila cittadini, evidenziando come “oltre l’85% degli italiani considera importante conoscere l’origine delle materie prime”.

Le reazioni dal mondo dell’agricoltura

Soddisfatta anche Coldiretti, la quale, attraverso le parole del Presidente Roberto Moncalvo, dichiara che “l’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso mette fine all’inganno dei prodotti importati spacciati per Made in Italy […] Un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure un pacco di riso su quattro”.

pasta italiana

Il Presidente di Slow Food Gaetano Pascale aveva commentato la notizia già lo scorso luglio, quando erano stati annunciati i decreti, dichiarando che “tutte le misure che concedono più informazioni ai consumatori sono le benvenute. È giusto che si conosca l’origine dei prodotti che portiamo in tavola e che il consumatore abbia la possibilità di scegliere e informarsi. Buono questo decreto dunque, in particolare per quanto riguarda la pasta. Ora auspichiamo l’avvio di un ragionamento complessivo sulle farine: l’augurio è che la produzione nazionale si attrezzi per fare emergere le migliori”.

È ciò che auspichiamo anche noi, sperando che queste iniziative di tutela e trasparenza sui prodotti agricoli del Made in Italy contribuiscano realmente a premiare chi lavora in maniera seria, sicura e onesta, aiutando i produttori che negli ultimi anni hanno visto un crollo dei prezzi all’origine a fronte di un sempre maggior guadagno da parte di chi trasforma e vende.

Voi cosa ne pensate? Se vi interessa approfondire le ultime novità in campo agricolo in italia potreste leggere l’articolo che riguarda l’approvazione della nuova legge sull’agricoltura biologica.

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