Il contrasto al caporalato e allo sfruttamento è possibile solo grazie a un approccio integrato che coniughi la repressione dei comportamenti illeciti al sostegno e alla valorizzazione della capacità di lavoratori stessi di riconoscere e lottare per i propri diritti. Questo l’approccio della nuova legge contro il caporalato del Lazio, il testo unificato delle proposte di legge regionale 100 e 107 (Disposizioni per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura) approvato lo scorso 9 agosto dal Consiglio regionale del Lazio. “Una legge innovativa proprio perché, per la prima volta, riconosce un ruolo attivo al terzo settore professionalizzato accanto alle istituzioni e al sindacato”, commenta il sociologo Marco Omizzolo, intervistato da Il Giornale del Cibo e impegnato da anni nella denuncia di quanto accade nell’Agro Pontino dove, 12 anni fa, ha svolto un’osservazione partecipata lavorando tra i braccianti e ha contribuito a portare l’attenzione mediatica e politica su questo territorio, anche grazie al docu-film The Harvest.
La nuova legge contro il caporalato della Regione Lazio
Il percorso che ha portato all’approvazione di questa norma si fonda su un confronto corale e globale delle istituzioni e, in particolare dei consiglieri primi firmatari del testo, Marta Bonafoni della lista Zingaretti e Alessandro Capriccioli di Più Europa radicali, con tutti gli attori, i sindacati e le associazioni, che sono attivi sul territorio con differenti ruoli. Omizzolo racconta come i consiglieri abbiano ascoltato, raccolto ed elaborato le istanze concrete dal territorio laziale per tradurle in una legge “capace di distinguere imprese virtuose da quelle che perpetuano comportamenti illeciti e valorizza che tipo di risorse vanno messe in campo per provare a debellare il fenomeno”.
L’obiettivo della legge è contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e favorirne l’emersione dal lavoro irregolare nel settore agricolo e, per raggiungerlo, prevede diverse azioni:
- istituzione di elenchi di prenotazione telematici per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro;
- promozione di un osservatorio regionale in agricoltura presso l’assessorato competente in materia di lavoro;
- incentivi per l’assunzione di soggetti che hanno denunciato una o più imprese per ricorso al lavoro irregolare;
- agevolazione del trasporto dei lavoratori da e per il luogo di lavoro;
- istituzione di indici di congruità che permettono di definire il rapporto tra quantità e qualità dei beni e dei servizi offerti dalle aziende, e la quantità di ore lavorate.
Viene, inoltre, stanziato un fondo di 430 mila euro per il 2019 e 950 mila per ciascuno dei prossimi due anni successivi per il finanziamento di quanto previsto. “Si tratta di una norma in stretto collegamento con la legge nazionale contro il caporalato entrata ormai nell’autunno del 2016, e non ha la presunzione di considerare che gli organi dello Stato da soli possano risolvere il problema ma prevede la necessità di un’alleanza specifica con il mondo delle associazioni, degli enti di ricerca e del sindacato per mettere in campo strategie di intervento prima ancora che politiche che rispondano concretamente al fenomeno”.
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Come spiega ancora Marco Omizzolo, la legge regionale del Lazio permette l’avviamento e la promozione di progetti che, sul territorio, possano sviluppare corsi di formazione professionale per i lavoratori, percorsi di insegnamento avanzato della lingua italiana, ma anche assistenza fiscale più approfondita e corsi sul diritto del lavoro: l’ottica è quella di un’assistenza costante al lavoratore in associazione con il sindacato.
“Mentre la legge nazionale è stata applicata soprattutto nei suoi elementi repressivi – aggiunge il sociologo – mentre la legge regionale dice questo aspetto è fondamentale, ma dobbiamo creare un sistema di emancipazione dei lavoratori e delle lavoratrici, dando loro strumenti per uscire dalla condizione di sfruttamento perché hanno maturato un consapevolezza dei proprio diritti”.
L’impegno sancito con questa legge regionale conferma l’attività dell’assessorato al lavoro laziale contro lo sfruttamento dei lavoratori e l’illegalità. È già attivo, per esempio, un programma di trasferimento gratuito dai luoghi di residenza dei braccianti alle aziende: un’iniziativa che ha rotto il monopolio del trasporto da parte di alcuni caporali.
Un passo avanti dopo un decennio di denunce
D’altro canto, Omizzolo sottolinea come, secondo la sua esperienza, oggi esista una collaborazione stretta con le istituzioni che sta trasformando l’ambiente ed è anche frutto di anni di denunce a proposito delle condizioni di lavoro e vita dei Sikh nell’Agro Pontino e di tutti i lavoratori delle campagne laziali.
“A distanza di 12 anni dalla prima osservazione partecipata come infiltrato tra i braccianti – riassume il sociologo – abbiamo una legge nazionale, una legge regionale, oltre 150 denunce contro padroni e caporali, migliaia di persone in piazza e abbiamo raccontato al mondo quello che accade nell’Agro Pontino”. In provincia di Latina, infatti, sono arrivati reporter e documentaristi anche dai media internazionali dalla BBC al Guardian per raccontare gli “sfruttati con il turbante” che denunciano ciò che subiscono e si battono in prima persona per i propri diritti.
In conclusione, Marco Omizzolo afferma: “oggi un bracciante indiano che arriva nel pontino continua a essere sfruttato, ma ha maggiore libertà e maggiori strumenti per poter parlare, rivolgersi a un sindacato e denunciare in che condizioni vive e com’è la situazione. La differenza è che dieci anni fa nessuno gli avrebbe creduto, oggi ha anche dei mezzi a disposizione affinché i lavoratori stessi siano protagonisti delle battaglie. Lo sfruttato è diventato attivista, anche grazie al lavoro professionale di chi da anni è impegnato sul territorio”. Un interessante passo avanti, dunque, per contribuire allo sradicamento di un fenomeno complesso e radicato come quello del caporalato. Sapevate già di questa nuova legge?