Giornale del cibo

Surrealtà e introspettività: le due anime di Murakami Haruki

 

La pasta al pomodoro, pancetta e asparagi è uno dei piatti che il pittore protagonista del romanzo di Murakami Haruki, L’assassinio del Commendatore, cucina nella seconda parte del libro, Metafore che si trasformano. I personaggi di Murakami sono spesso alle prese con i fornelli: all’autore giapponese piace mostrarceli mentre si cucinano un piatto, o fanno colazione, o pranzano al ristorante. Sono infatti romanzi estremamente realistici, abbondanti di dettagli della vita quotidiana.

Ma Murakami è anche l’autore che infrange la logica e le leggi della realtà fisica e lancia la sua immaginazione in mondi fantastici. Che, forse, non sono mondi fantastici: i suoi personaggi, a ben guardare, passano da un mondo reale all’altro perché anche ciò che a prima vista potremmo ritenere fantastico è descritto con dettagli della realtà. 

Spesso i personaggi trovano un passaggio per andare e venire da un mondo all’altro. Un pozzo, un tunnel, un bosco, una botola sono gli espedienti narrativi per passare da un piano all’altro, da finzione a realtà, un po’ come avviene dalla veglia al sonno. Chiudendo gli occhi e assopendoci incontriamo i nostri sogni, che a volte ci sembrano veri e svegliandoci fatichiamo a credere di non averli vissuti. Addirittura durante il giorno certi sogni continuano ad agitare i nostri pensieri e non riusciamo a liberarcene.

Murakami Haruki: una narrazione ipnotica che accompagna il protagonista nel suo viaggio 

l'assassinio del commendatore 2

Rimango sempre affascinato e trascinato dalla tecnica di Murakami Haruki. Non riesco a smettere di leggere, anche se a volte mi dico che dovrei chiudere il libro. Troppo lungo, fantasie eccessive, episodi inverosimili… ma non riesco, la sua narrazione mi coinvolge, è ipnotica. Inoltre Murakami ha il dono della chiarezza. Niente è oscuro in lui. Non si abbandona a ellissi, simbolismi poco chiari; non ci sono frasi complesse e di difficile comprensione. Se ci parla di una discesa agli inferi, non usa giri di parole: si apre una botola, si scende e si attraversa un fiume. Non in un sogno o in una fantasia, ma nella realtà, come quando un personaggio del quadro L’assassinio del Commendatore dipinto da Amada in gioventù prende vita e interagisce con il protagonista.

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Sono andato avanti a leggere fino alla fine, senza stancarmi. Direi che non ho solo letto: ho accompagnato il protagonista nel suo viaggio. E dopo aver chiuso il libro il quadro dell’Assassinio del Commendatore ha continuato per giorni, come mi fossi svegliato da un sogno molto forte e persistente, ad abitare i miei pensieri e ad aiutarmi a capire qualcosa di più di me e del mondo in cui vivo. 

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