I cornetti per la colazione, il pane per tramezzini e toast, le torte, il pesce. Il metallo non risparmia gli alimenti più gettonati, minacciandoli con una frequenza nelle cronache che comincia a preoccupare cittadini e associazione di consumatori.
I sistemi di allarme sulle presenze presunte nei prodotti funzionano, e le aziende, perlomeno le più grosse, sono in grado di bloccare per tempo i lotti, come dimostrano i recenti casi di Sammontana e Barilla. Ma non tutto va per il verso giusto, fino al caso limite di qualche giorno fa in Campania, dove una bimba è finita in ospedale a causa di un pezzo di metallo nella brioche che stava mangiando. Un caso limite, certo: da una parte le rilevazione di tracce di metalli, anche pesanti, dall’altra dei veri frammenti, episodi dovuti ad errori nel confezionamento dei prodotti. Sono in realtà due facce della stessa medaglia, ed entrambe contribuiscono a far salire il livello di guardia.
Metalli negli alimenti: casi e segnalazioni
La black list di Coldiretti
L’associazione di categoria ne aveva già pubblicata una qualche mese fa. Ora, per ribadire i concetti e disegnare ancor meglio i termini della questione e dell’allarme che lancia, la Coldiretti stila un’altra graduatoria, basata sul sistema di allerta europeo (Rasff). Ebbene, tra i dieci alimenti più segnalati per presenze potenzialmente tossiche o comunque pericolose in ben due casi ci sono metalli pesanti, in particolare mercurio: al quarto posto c’è il pesce (tonno e spada in particolare) proveniente dalla Spagna, al decimo ancora prodotti del mare, il pangasio che arriva dal Vietnam. Insieme alla frutta secca da medio ed estremo Oriente e alle erbe officinali indiane, che dominano la classifica e spesso contengono aflatossine e pesticidi in eccesso, ecco in quantità importante sostanze potenzialmente dannose. “Non c’è più tempo da perdere – sostiene Coldiretti – e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri”.
I casi più recenti
E a proposito di aziende, in Italia sono usciti eccome, di recente, i nomi di ditte costrette, a costo di perdite importanti, a ritirare dagli scaffali interi lotti di alimenti potenzialmente in pericolo perché sospettati di contenere metalli. Entrambe avevano, correttamente, annunciato con nota ufficiale l’azione preventiva. A fine settembre la Sammontana ha annunciato di aver ritirato a scopo cautelativo quasi 3 milioni di prodotti tra croissant e surgelati da pasticceria: si tratta di cibi confezionati da tre marchi del gruppo, eliminati perché in alcuni lotti era stata riscontrata la presenza di filamenti metallici.
Durante l’estate era stata Barilla a richiamare dagli scaffali di negozi e supermercati un gran numero di confezioni a marchio Mulino Bianco, in gran parte pane per toast: a causare il provvedimento era stata la segnalazione di frammenti metallici in una partita di sale utilizzata negli stabilimenti della grande casa emiliana. A maggio era stata un’azienda francese a ritirare due lotti di barrette di cioccolato, sempre a causa della presenza di frammenti di metallo.
Intossicata a sedici mesi
Uno di questi pezzi metallo, evidentemente sfuggito ai controlli, ha messo in pericolo qualche giorno fa una neonata in un centro del Salernitano. Era in una brioche al latte confezionata, che la bimba stava mangiando e la mamma aveva comprato qualche giorno prima nel supermercato di fiducia. La piccola aveva ingerito solo una piccola parte della sostanza intrusa, e grazie allo spirito di osservazione della madre non era andata oltre. Si è ripresa rapidamente, mentre i genitori sporgevano denuncia e i gestori del punto vendita ritiravano il prodotto dai loro scaffali.
Lo studio francese: i metalli negli alimenti per neonati
Sono proprio i bambini, specialmente i più piccoli, i soggetti più esposti ai rischi derivanti dalla presenza di “intrusi” nei cibi. Uno studio francese, un mese fa, ha analizzato un campione importante di alimenti a loro destinati, con risultati non da allarme rosso ma significativi. Il dossier dell’Anses (Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail), l’ente pubblico francese per la sicurezza alimentare, ha rilevato gli inquinanti, comunemente presenti nelle diete dei bambini fino a tre anni, in grado di rappresentare un rischio anche con dosaggi contenuti. Tra questi sono presenti metalli pesanti. L’obiettivo dello studio (realizzato con 200 mila risultati di laboratorio) era determinare i livelli di esposizione ai contaminanti nei bambini fino a 36 mesi. I ricercatori hanno analizzato 670 sostanze presenti nei campioni di cibo sottoposti a studio: metalli e minerali, additivi, sostanze rilasciate dai materiali a contatto con gli alimenti, micotossine, steroidi naturali, fitoestrogeni, residui di pesticidi e altro.
Ebbene, dalle analisi è emerso che i livelli di esposizione e il rischio associato sono accettabili o tollerabili per il 90% degli elementi in considerazione. Un buon risultato, ma con riserva: per 9 sostanze e famiglie di composti i ricercatori giudicano la situazione preoccupante: arsenico, piombo, nickel, policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F), policlorobifenili (PCB), micotossine T2 e HT2, acrilammide, deossivalenolo (DON) e furano. Un numero importante di alimenti contiene queste sostanze: omogeneizzati, biscotti, latte in polvere, riso e cereali a base di riso, pesce verdure, a causa dei quali “un numero significativo di bambini – dice l’agenzia – presenta un’esposizione superiore ai valori tossicologici di riferimento”. Poche sostanze dunque, ma molto presenti nelle diete più comuni (in Francia ma anche in tanti altri Paesi, tra i quali l’Italia): una situazione ancora sotto controllo ma che sarebbe meglio non sottovalutare.
Oggi la sensibilità verso la sicurezza alimentare è aumentata, lo dimostra l’emergere delle notizie e degli allarmi sulle presenze sospette e gli studi degli organismi internazionali su contaminanti e prodotti a rischio. Un alimento può dunque essere ritirato dal supermercato a stretto giro di posta, se la procedura viene seguita correttamente, anche se non sempre ne viene fatta adeguata pubblicità.
Per saperne di più date un’occhiata al nostro focus su come funziona il sistema Rasff e come viene tutelata la sicurezza alimentare. Quanto alla presenza di sostanze pericolose nei cibi che mangiamo, ci siamo occupati anche delle microplastiche, con l’allarme dell’Efsa su un problema che potrebbe diventare uno dei più grossi del pianeta.