Giornale del cibo

Mensa scolastica: se i genitori non pagano la retta

La decisione di Corsico, un comune dell’hinterland milanese, di sospendere la mensa scolastica alle famiglie in ritardo sul pagamento del servizio ha scatenato recentemente molte polemiche. La stampa ha riportato il caso dando voce alle numerose proteste sollevate da genitori e scuole.

In seguito alla vicenda, Save the Children, l’organizzazione internazionale che si batte per i diritti dell’infanzia, ha ribadito le proprie posizioni appoggiando le istanze di alcune famiglie colpite dall’emanazione del Sindaco.

La sospensione è entrata in vigore il 7 gennaio. Ma com’è la situazione ad oggi? Quante famiglie sono attualmente interessante dalla sospensione del servizio e come si sono organizzate per il pasto dei figli? E, infine, che risultati ha dato il conto corrente solidale aperto dal Sindaco per le famiglie bisognose e che peso hanno avuto le petizioni lanciate dai genitori?

Abbiamo chiesto al Sindaco Filippo Errante e a Save the Children di aggiornarci sullo stato delle cose e troverete le loro risposte nelle due interviste pubblicate sul Giornale del Cibo. Nel frattempo facciamo un breve riassunto dei fatti.

Mense scolatiche non pagate a Corsico: un riepilogo della vicenda

Mensa scolastica

Filippo Errante, Sindaco del Comune di Corsico, a un mese dalla sua elezione avvenuta a giugno dell’anno scorso, rileva un mancato introito della tariffa relativa alla mensa scolastica di oltre un milione di euro accumulato nel corso degli ultimi anni e chiede ai suoi uffici di verificare le posizioni irregolari. Il Comune avvia subito un’azione di recupero crediti – con proposta di un piano di ammortamento in più rate – che però riesce a raccogliere solo una quota parziale dell’ammanco. La lotta agli inadempienti prosegue in novembre con l’invio di una raccomandata e in dicembre con l’avviso agli ultimi morosi della sospensione del servizio a partire dal 7 gennaio.

Modello di amministrazione comunale o caso di discriminazione sociale?

Il caso Corsico rimbalza sui media italiani per poi attraversare l’oceano e planare sulle pagine del “New York Times”. Il prestigioso quotidiano statunitense vuole infatti capire come riescano i Comuni italiani, sempre più privati di risorse da parte del governo centrale, a tenere comunque cassa. Negli Stati Uniti i cittadini sono abituati a vedersi sospesi persino i servizi sanitari se non si è in regola con l’assicurazione, e se quindi, lì, la storia di Corsico è stata vista come un modello di gestione economica, in Italia la decisione del Sindaco ha scatenato molte polemiche.

Il punto del Sindaco: colpire i ‘furbetti’

Errante ha ribadito più volte che il Comune intende colpire solo i ‘furbetti’, quelli che non pagano anche se potrebbero permetterselo, mentre chi versa in difficoltà economiche sarà tutelato in ogni modo. Ad esempio attraverso un conto corrente solidale aperto dal Comune, sul quale lo stesso Sindaco e i suoi assessori avrebbero effettuato il primo versamento.

Il punto delle contestazioni: le inadempienze dei genitori non ricadano sui figli

L’opinione pubblica però non sente ragioni: “il Sindaco nega la mensa ai bambini”. Ciò che viene contestato ad Errante, più che la legittimità di un’azione di recupero crediti, è la situazione di disagio che in ogni caso si troverà ad affrontare il bambino allontanato dalla mensa.

Che l’inadempienza – questo il punto delle obiezioni – sia dovuta a reali motivi di difficoltà economica della famiglia o a un più superficiale tentativo di eludere il pagamento, a farne le spese sono comunque sempre loro, i bambini, ai quali dovrebbe essere invece garantito il diritto alla mensa.

Mensa scolastica: non solo un diritto ma anche parte del percorso formativo

Il rischio, insomma, è di creare una situazione di apartheid all’interno delle scuole. La mensa rappresenta non solo il pasto principale della giornata, ma deve essere anche un momento ricreativo, di condivisione e di educazione alimentare.

E non si tratta di mera di retorica: l’obbligo da parte dei Comuni di fornire il servizio di refezione nelle scuole che prevedono il tempo pieno è sancito secondo norma. L’inserimento a pieno titolo della refezione scolastica nel percorso formativo degli alunni rientra, inoltre, nelle linee guida nazionali emanate dal Ministero della salute e, di conseguenza, anche nei requisiti fondamentali dei capitolati delle gare d’appalto.

Save the Children: dalla parte dei bambini

La necessità per i Comuni di recuperare gli ammanchi è pienamente giustificata. Lungo la filiera della mensa scolastica ci sono inoltre le aziende di ristorazione. I costi di fornitura – dalle materie prime agli stipendi del personale – non dovrebbero entrare nel computo dei rischi di quello che a tutti gli effetti è un servizio sociale. Ma tutelare i bambini è un dovere sacrosanto e riguarda tutte le componenti della società. Che fare dunque?

In seguito alla vicenda di Corsico, Save the Children ha ribadito le proprie posizioni appoggiando le istanze di alcune famiglie colpite dall’emanazione del Sindaco. L’organizzazione internazionale che si batte per i diritti dell’infanzia aveva già evidenziato prassi simili in altri comuni italiani, dal nord al sud. Corsico non è certamente un caso isolato, e molti sono anche d’altra parte, come registra Save the Children, i comuni virtuosi che potrebbero essere presi ad esempio.

Da un lato, dunque, i Comuni che devono garantire, fra gli altri, un servizio molto complesso e costoso con budget sempre più esigui e, dall’altro, il diritto dei bambini a non sentirsi diversi dagli altri e a non vedersi negato un momento fondamentale della loro giornata fuori casa.

E voi cosa ne pensate? La mensa scolastica deve essere garantita anche in caso di inadempienza? Per farvi un’idea più precisa dei diversi punti di vista espressi dal Sindaco e da Save the Children non perdete le interviste che abbiamo pubblicato.

 

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