Se vi dico “frutto arancione che matura in estate”, sei lettere, cosa vi viene in mente? Sì, avete pensato bene, è lui, il melone! Amatissimo dagli italiani, alleato perfetto per sconfiggere il caldo e protagonista di uno degli abbinamenti più classici e riusciti di sempre (chi non lo ama abbinato al prosciutto crudo?). Ma se parliamo di questo frutto succoso, fresco e ricco di vitamine, dal colore brillante e dalle proprietà altamente rinfrescanti, non possiamo non parlare del più famoso di tutti: il melone mantovano IGP. Perciò, scopriamo insieme la storia e le proprietà di questa eccellenza tutta lombarda che ha conquistato i nostri palati.
[elementor-template id='142071']Storia del “principe” di Mantova: il melone
Come tutti i prodotti migliori, anche il melone mantovano affonda la sua storia nel passato, addirittura bisogna tornare indietro fino al Quattrocento: sono state trovate alcune documentazioni, ora conservate nell’Archivio Gonzaga, che riportano notizie sugli appezzamenti di terra, nelle zone di Mantova e Viadana, dedicati alla coltura del “mellone”. Inoltre, questi testi riferiscono come il frutto fosse particolarmente apprezzato dalla nobiltà e che, spesso, veniva ceduto come dono prezioso nella gestione dei rapporti tra Signori, come per esempio avviene con il Podestà Felice Fiera che spedisce quattro splendidi meloni al Duca Francesco Gonzaga. E pensate che nella stessa città di Mantova, a conferma di quanto detto, ai tempi c’era un oratorio dedicato proprio a “Santa Maria del melone”, nella centralissima via Cavour.
Ma attenzione, perché non è tutto oro (o arancione?) quel che luccica. Infatti, nelle testimonianze storiche il melone è spesso al centro di aneddoti pittoreschi, leggende e opinioni discordanti: se da una parte era considerato simbolo di fecondità e spesso veniva raccomandato come rimedio contro la gotta, dall’altra alcune fonti raccontano della morte di Alfonso I d’Este, duca di Ferrara, Modena e Reggio Emilia, avvenuta a causa di un’indigestione causata proprio da una scorpacciata di meloni fuori stagione. Al di là delle leggende – infatti, sembra che il duca soffrisse già di una malattia allo stomaco e che il suo biografo abbia approfittato della sua passione incredibile per i meloni per inventare questo aneddoto – noi sappiamo che il melone fa benissimo, anzi, oltre a essere pieno di vitamine, possiamo dire che si tratta di un buon antitumorale e amico della vista. Quindi, perché non approffittarne?
Il melone mantovano e il marchio IGP
Il melone è un frutto da sempre coltivato nella zona della bassa Lombardia. Nel corso degli anni, soprattutto nel Novecento, la produzione si è diffusa ed estesa da Mantova e Viadana ai territori del cremonese, di Rodigo e anche delle pianure emiliane. Vista l’importanza della produzione e l’attaccamento al territorio, i vari produttori decidono di unirsi in un Consorzio di promozione con l’obiettivo di ottenere il marchio IGP. L’iter si conclude nel novembre 2013, quando sulla Gazzetta Ufficiale Europea viene pubblicato il riconoscimento ufficiale comunitario del Melone Mantovano IGP. Ma nuovo marchio significa anche nuovo Consorzio: infatti, circa un anno dopo l’assegnazione dell’IGP, il 13 ottobre 2014 nasce il Consorzio del Melone mantovano IGP, che riunisce i vecchi soci dell’altro Consorzio, e tutti i nuovi produttori e trasformatori di questa eccellenza con lo scopo di tutelarlo, promuoverlo e valorizzarlo al meglio.
Caratteristiche e disciplinare del melone mantovano IGP
Quali sono le caratteristiche che hanno fatto innamorare duchi e nobili del melone mantovano?
Sicuramente la sua dolcezza, la succosità e il profumo intenso, ma con delle specifiche differenze, tutelate dal disciplinare, che variano a seconda delle tipologie. Infatti, sotto il marchio “Melone mantovano IGP”, rientrano due diverse varietà botaniche che variano per forma e colore della polpa: il melone cantalupo (cantalupensis) e il melone retato (reticulatus). In ogni caso, secondo il disciplinare, in entrambe le tipologie, i frutti devono essere:
- interi (il disciplinare specifica che non è da considerarsi un difetto la presenza di una piccola lesione cicatrizzata sulla buccia che è causata dalla misurazione automatica dell’indice rifrattometrico);
- di aspetto fresco e sano;
- puliti (ovvero, privi di sostanze estranee visibili o di parassiti);
- infine, privi di odori e/o sapori estranei al frutto.
Ora andiamo a scoprire le tre le cultivar più famose e diffuse, che hanno reso il melone il frutto dell’estate!
Il melone retato con fetta (tipologia “Supermarket”)
Nell’immaginario del consumatore, questo è “il” melone per eccellenza, e infatti domina il mercato interno italiano con una percentuale di diffusione pari al 70%. Disponibile già da maggio fino a ottobre, il calibro è compreso tra gli 800 gr e 1,8 kg e proprio il peso è l’unico parametro per valutarne il grado di maturazione: infatti, di solito, un melone pesante è, generalmente, più ricco di zuccheri; quindi, soppesare il frutto è l’unico modo per cercare di comprenderne la bontà. Inoltre, c’è da dire che, il melone retato ha alcune caratteristiche nutrizionali in più rispetto a quello liscio, caratteristiche suggerite anche già da colore arancione brillante della polpa, che è più ricca di Cislicopene e Betacarotene.
Ecco le caratteristiche del melone retato con fetta:
- la forma è tondeggiante (o al massimo tendente all’ovale);
- la buccia è fittamente retata e solcata in senso meridiano, con un colore che va dal verde (per i meloni della tipologia “Long Shelf Life”) al giallo (per quelli più tradizionali);
- la polpa è arancione, con una compattezza e intensità che possono variare a seconda delle tipologie: in quelle verdi, la polpa ha un alto grado di fibrosità e durezza, mentre in quelle gialle, risulta più succosa, nonostante sia comunque compatta e croccante;
- il profumo è strettamente legato alla varietà: nel caso del melone “Long Shelf Life”, il profumo è del tutto assente al raggiungimento della maturazione, mentre nel caso delle varietà gialle, profumano di fungo.
- il gusto è limpido e zuccherino, senza però essere stucchevole.
Il melone liscio (tipologia “Honey Moon”)
Il gusto batte l’estetica: è il caso del melone liscio che, a differenza del suo compagno retato più famoso e considerato più “attraente” al colpo d’occhio, si conquista il titolo di melone più apprezzato dai consumatori per il suo retrogusto ricchissimo di aromi e profumi. Infatti, questa particolare varietà è coltivata quasi esclusivamente nell’area intorno a Mantova e si è diffuso come prodotto di “nicchia”, perfetto per essere utilizzato nella cucina gourmet e dai professionisti del food service per realizzare veri e propri piatti da chef! La pezzatura è sempre intorno agli 800 gr e 1,8 kg ed è disponibile sul mercato da giugno a settembre.
Ma perché i consumatori lo apprezzano così tanto? Vediamo le sue caratteristiche:
- esteticamente, la forma è insolita: è sferica, a volte leggermente compressa ai poli, e la buccia è completamente liscia (al massimo, può essere retata nell’area attorno al picciolo);
- il colore è altrettanto singolare, perché può virare dal grigio-verde chiaro al crema-paglierino a seconda dello stadio di maturazione;
- la polpa, invece, è sempre arancione (con delle tendenze al color salmone) e molto consistente;
- la cavità placentare (dove sono contenuti i semi) occupa meno del 25% dell’intero frutto, e questo fa sì che tale tipologia sia più indicata per essere presentata in un piatto;
- fin dai primissimi stadi di maturazione, sprigiona un profumo intensissimo di anguria, con un retrogusto di erbe, che lo rende particolarmente invitante.
- il sapore è il punto forte, perché è spiccatamente zuccherino e, al primo assaggio, si avverte l’aroma di zucchina, seguito poi da un flavour di tiglio.
Il melone retato senza fetta (tipologia “Harper”):
Questo melone mantovano IGP ha caratteristiche simili a quello della prima tipologia: è sempre retato (ma senza l’incisura della fetta) e la buccia può essere sia gialla sia verde, nel caso della varietà Long Shelf Life. La forma è tondeggiante, al massimo tendente all’ovale, la buccia è retata in modo più o meno fitto, mentre il gusto, sempre con alto contenuto zuccherino, è aromatico e intenso.
È una delle prime varietà a essere coltivata nell’area di Mantova e dintorni e, infatti, ha caratterizzato la produzione degli anni ‘80 e ‘90 del Novecento, anche se pian piano è stato sostituito dalle altre varietà, preferite per la durata più idonea alle esigenze del mercato.
La zona di produzione del melone mantovano IGP
Come dicevamo all’inizio, la coltivazione dei meloni nella zona della bassa Lombardia è antica e ci sono testimonianze risalenti al Quattrocento che riferiscono in maniera dettagliata di “apprezzamenti destinati ai meloni provenienti da queste terre” e dell’abilità dei contadini locali di adottare tecniche colturali più idonee alla produzione di tali frutti.
Ovviamente, dal Quattrocento a oggi, la coltivazione del melone mantovano si è diffusa, ma il disciplinare di tutela ne indica nello specifico la zona di produzione: questa si estende in diversi comuni tra le province di Mantova e Cremona, ma anche Modena, Ferrara e Bologna. Infatti, le condizioni pedoclimatiche di questi territori sono molto favorevoli alla coltivazione di questo frutto: il clima, caratterizzato da inverni freddi ed estati caldi e umidi, e la relativa uniformità di temperatura, permette uno sviluppo omogeneo della pianta e una regolare fioritura; il terreno, invece, è di origine alluvionale, pianeggiante e bagnato da parecchi fiumi (come l’Oglio, il Mincio, il Secchia, il Panaro e il Po), e questi fattori lo rendono particolarmente fertile.
Dalla semina alla raccolta del melone mantovano
Il melone è un frutto molto particolare e delicato. Coltivarlo richiede un’attenta preparazione del terreno, che dovrà avere una composizione ottimale e un alto valore di potassio, condizioni necessarie per far aumentare il contenuto di zuccheri nei frutti. Per prima cosa, è necessario occuparsi della preparazione delle piantine di melone, che poi verranno trapiantate a pieno campo o in serre-tunnel: bisogna, quindi, selezionare in modo accurato i semi che andranno fatti germinare in piccoli vasetti con terriccio ricco di nutrienti; dopo circa 20/25 giorni spunteranno le prime due foglioline (i cotiledoni) e a quel punto si potrà passare al trapianto.
Per quanto riguarda il terreno, innanzitutto si procede con un’aratura profonda di circa 40-50 cm e a una concimazione di fondo. Poi, prima del trapianto fondamentale è la pacciamatura: ovvero, si stende un strato di pacciamatura (un film plastico) che serve a ridurre la crescita delle erbe infestanti che potrebbero compromettere la qualità del raccolto. A questo punto, le piantine possono essere messe a dimora, che può avvenire a mano oppure può essere agevolato da macchine trapiantatrici.
Dopo circa 35/40 giorni dal trapianto, dopo la fioritura e l’impollinazione, inizia il processo di allegagione dei frutti, i quali procederanno verso una maturazione e una crescita graduale e costante, fino a produrre gli amatissimi meloni. Ci vogliono circa altri 40 giorni dall’inizio dell’allegagione per il raggiungimento della maturazione ideale per la raccolta: quando si sarà formata una sottile fenditura all’attacco del peduncolo e il colore sarà variato leggermente, il frutto potrà essere raccolto e… gustato!
Quindi, dolce, compatto, succoso, ma ipocalorico , ideale per ricette vegan e fresche da presentare sulle nostre tavole: conoscevate le caratteristiche del melone mantovano IGP?
FONTI:
melonemantovano.it
qualigeo.eu
francesconmelons.com