di Paolo Degiovanni
La mela: il frutto per eccellenza.
Indiscussa protagonista delle vicende umane, nel bene e nel male. Il suo simbolismo è, da sempre, ambiguo: rappresenta l’abbondanza, l’amore, la femminilità e la fecondità, ma anche la tentazione, la lussuria, la perdizione e l’inganno. Tanti gli esempi di mele illustri: quella offerta dal serpente tentatore ad Eva nell’Eden, la mela caduta in testa ad Isaac Newton nel lontano 1684, suggerendogli così la legge della gravitazione universale, quella colpita dalla freccia di Guglielmo Tell in bilico sulla testa del proprio figlio, la famosa mela d’oro, o della discordia, offerta da Paride a Venere (che gli aveva promesso Elena) e causa indiretta della guerra di Troia. E come non citare anche l’avvelenamento di Biancaneve nella fiaba dei fratelli Grimm, l’undicesima fatica di Ercole in cui egli deve rubare le mele d’oro dal Giardino delle ninfee Esperidi, la mitica Isola delle Mele nella tradizione celtica, ovvero Avalon (in bretone “aval” significa mela), luogo magico e tomba di Re Artù.
Originario delle zone del Mar Nero e del Mar Caspio, il melo si diffuse in Egitto dove, sotto il regno del faraone Ramesse II (tredicesimo secolo a.C.), veniva coltivato lungo le vallate del Nilo; Alessandro Magno lo portò successivamente in Grecia intorno al 300 a.C. Furono i Romani ad estenderne poi la coltura in tutto l’Impero fino al Nord Europa, tra cui la Gran Bretagna.
Oggi si producono circa 60 milioni di tonnellate di mele all’anno e i principali produttori sono Asia ed Europa; l’Italia è al 1° posto, seguita da Francia, Germania e Spagna. Ancora, le regioni da cui proviene la maggior parte del raccolto nazionale sonoTrentino-Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto.
varietà
Una sezione a parte merita la mela cotogna, Cydonia vulgaria, uno strano ibrido (solo nella forma) tra una mela e una pera: impossibile da consumare cruda a causa della polpa estremamente dura e astringente, è invece ottima una volta cotta, soprattutto per preparare marmellate e confetture come la classica cotognata o la “mostarda cotognata“, tipica del Nord Italia. La mela cotogna, a differenza delle altre varietà di mela, ha pochissimi glucidi, lipidi e poche proteine; anche il suo apporto calorico è basso, circa 28 Kcal su 100 g di prodotto.
valle di non
Accanto a queste celebri varietà vi sono le nuove (Gala e Fuji), quelle antiche (Napoleon, Champagne, Bella di Bosco, Palmandor, Gravenstein) e le autoctone (Limonzino, Fragoni, Rosa di Caldaro, Mantovano piatto, Rosmarine, Belfiore di Ronzone), quest’ultime provenienti ancora da coltivazioni secolari sopravvissuti oltre i mille metri. Per ulteriori informazioni: www.valledinon.tn.it
periodo
Al tatto deve risultare soda e non deve presentare incavi ed ammaccature; non deve cedere facilmente con la semplice pressione delle dita, il picciolo deve essere ben saldo al frutto e la buccia deve essere brillante, asciutta e senza tagli.
conservazione
Se messe in frigorifero, resistono anche un mese. Bisogna però controllarle spesso e rimuovere quelle marce, perché altrimenti faranno marcire anche quelle sane; è saggio inoltre tenerle lontano dalle verdure con foglie perché le mele, così come le banane, le pere e i meloni, producono etilene, un gas in grado di deteriorarle. Se conservate a temperature ambiente, si devono tenere in un luogo fresco, asciutto e lontano dalla luce.
proprietà nutrizionali
aspetti nutrizionali per 100 g di prodotto:
- Acqua: 85,2 g
- Proteine: 0,3 g
- Lipidi: 0,1 g
- Zuccheri semplici: 13,7 g
- Fibra totale: 2 g
- Kcal: 53
- Potassio: 125 mg
- Fosforo: 12 mg
in cucina
curiosità
La città di Alma-ata (Almaty), capitale del Kazakistan fino alla fine del 1997, si traduce in “il posto con le mele”, indicando così la giusta origine geografica.
Il nome “pomo d’Adamo” sembra abbia origine da una credenza popolare: un boccone della mela mangiata da Adamo gli rimase incastrata in gola, originando così la nota sporgenza a livello della laringe.
Pare che la fragranza della camomilla, simile al profumo delle mele mature, abbia condizionato il proprio nome: l’etimologia di “khamaìmelon”, infatti, è mela di terra o piccola mela, da qui successivamente il latino “chamomilla”.