Giornale del cibo

Massimo ribasso o OEPV: cosa prevede il nuovo codice appalti?

A partire dal 18 aprile 2016 è entrato in vigore il nuovo Codice degli appalti, con l’obiettivo di correggere il vecchio sistema recependo le direttive europee in materia di contratti pubblici. L’Art. 95 del nuovo codice impone che siano aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa i contratti relativi ai servizi sociali e di ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica. Ma cosa significa offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV)? Perché, come ha già evidenziato Giuliano Gallini sul Giornale del Cibo, ad oggi sembra che tale criterio non abbia ancora del tutto scalzato il famigerato massimo ribasso? Infine, che conseguenze può avere il massimo ribasso in particolare sull’erogazione dei servizi di ristorazione?

Massimo ribasso: il trasformista delle gare d’appalto

mensa scolastica

Si usa l’espressione “massimo ribasso” per indicare quel genere di gare in cui l’unica discriminante per la scelta del fornitore è il prezzo. L’ente appaltante in questo caso stabilisce una serie di requisiti tecnico/qualitativi, in assenza dei quali non è possibile partecipare alla gara. A parità di condizioni di accesso, i diversi competitor propongono dunque l’offerta economica che ha più probabilità di vincere, cioè la più bassa possibile.

Una gara sul prezzo non è una gara di qualità

Questa tipologia di gare, evidentemente, non premia la qualità del servizio. Nessuno al mondo ha interesse a perdere una gara e, pur di aggiudicarsi la commessa, tutte le aziende tenderanno a proporre il prezzo più basso: è una gara molto pericolosa perché invita a fare offerte che possono inficiare la qualità del servizio. Anche le aziende più virtuose ne saranno tentate, altrimenti rischierebbero di uscire dal mercato.

L’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV)

In una gara basata sull’offerta economicamente più vantaggiosa, invece, la disciplinare è un mix tra discriminante prezzo e discriminante qualità. Nella ristorazione collettiva – che, ricordiamolo, significa anche sicurezza ed educazione alimentare, qualità nutrizionale, lotta agli sprechi – è questa la tipologia di gara che dovrebbe essere sempre utilizzata. Siamo nel campo dei servizi sensibili: parliamo di ristorazione aziendale, ma anche di refezioni scolastiche e socio-sanitarie che, per ovvie ragioni, dovrebbero puntare molto, se non tutto, sulla qualità. Nella realtà però le cose non stanno proprio così.

Cosa prevede la normativa

Per i servizi atipici, fra cui la ristorazione collettiva, la normativa prevede che venga adottato il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, scongiurando in apparenza il ricorso al tanto osteggiato massimo ribasso. Se lo prevede la normativa, dovremmo essere al sicuro. Perché allora il massimo ribasso continua a fare capolino in un modo o nell’altro? Nella realtà, accade infatti che alcuni enti committenti si comportino come dei prestigiatori, travestendo una gara economicamente più vantaggiosa in una gara che ha tutte le caratteristiche – e le conseguenze negative – del massimo ribasso.

Il trucco non si vede. Ma c’è!

Dove sta il trucco? L’attribuzione dei punteggi di una gara basata sull’offerta economicamente più vantaggiosa è suddivisa in due tipologie, attinenti rispettivamente all’aspetto tecnico/qualitativo e all’aspetto economico. Fin qui, tutto a posto. Spesso, anzi, la ‘fetta qualità’ è più grande della ‘fetta prezzo’, arrivando in alcuni casi a coprire anche il 70% del punteggio totale.

Che vinca il migliore?

Questo sistema sembra favorire le aziende che hanno la volontà e la competenza necessarie per confrontarsi con i propri concorrenti, proponendo il miglior servizio possibile ad un prezzo ragionevole. E che vinca il migliore. Purtroppo però questo è vero solo sulla carta e, a punteggi fatti, a vincere troppo spesso non è il progetto migliore, ma quello che costa meno. Il problema sta nel modo in cui è strutturata l’offerta tecnica/qualitativa. Ma facciamo un esempio.

Dimmi che IGP mi dai…

Ammettiamo che, fra le voci tecniche del disciplinare di gara, ci sia la richiesta di fornitura di prodotti DOP/IGP: indicando più di 10 prodotti ci si aggiudica il punteggio massimo, che per questa specifica voce di attribuzione poniamo sia di 3 punti. Con 5-10 prodotti si prendono 2 punti; sotto i 5 prodotti, 1 punto e con 0 prodotti, 0 punti. Naturalmente tutti i competitor offriranno 11 prodotti per aggiudicarsi il massimo punteggio. Bene? No: se la valutazione è solo numerica e non qualitativa, l’azienda non è tenuta a specificare quali DOP/IGP fornirà e possiamo ben immaginare che l’Aglio Bianco Piacentino, ad esempio, avrà un costo di fornitura – e un peso specifico nel risultato finale del piatto – ben diverso dalla Bresaola della Valtellina!

Se tutti ottengono il punteggio massimo, il punteggio massimo vale zero

Di esempi come questi potremmo citarne molti. Ma se il meccanismo generale del bando garantisse comunque una corretta attribuzione dei punteggi complessivi, le conseguenze di queste trappole dei requisiti tecnico/qualitativi potrebbero essere arginate, perché a vincere la gara sarebbe un’azienda che non ne abusa. Invece, proseguendo in questo modo con le voci tecniche del disciplinare, tutti i competitor avranno la possibilità di aggiudicarsi il massimo punteggio e, a parità di punteggio tecnico, a decidere sull’esito della gara sarà di nuovo il prezzo. Ecco che riappare il famigerato massimo ribasso, che svilisce del tutto la componente tecnico-qualitativa dell’offerta.

Aspettando le linee guida dell’ANAC

Ci chiediamo se i bandi usciti da quando è entrato in vigore il nuovo codice abbiano applicato nel modo corretto l’Art. 95. Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo prima che la nuova macchina degli appalti sia del tutto avviata. All’ANAC è stato demandato il compito di fornire le linee guida per una corretta applicazione del nuovo codice e i documenti redatti dall’Autorità, dopo consultazione pubblica, sono attualmente al vaglio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e delle Commissioni per i lavori pubblici.

Dal bando alla mensa. Quanto incide la normativa sul piatto che mangiamo?

Ma cosa sta succedendo nel frattempo? Il massimo ribasso continuerà a scomparire e a riapparire sotto nuove forme? Le linee guida dell’ANAC riusciranno ad indirizzare gli enti appaltanti verso una corretta attuazione delle normative?

Il tema è più che mai attuale: la normativa che regola i bandi di gara ha dei riflessi diretti anche sulla predisposizione dei menù e sul piatto servito nelle mense. Per un approfondimento ulteriore vi invitiamo a leggere alcuni dei nostri articoli sull’argomento: Mense Scolastiche: chi decide il menù?La qualità delle mense scolastiche dipende solo dai controlli? e, in tema di servizi socio-sanitari, Come vengono stabiliti i menù degli ospedali?. Infine, se siete curiosi di sapere cosa c’entra il tiranno di Siracusa in tutto questo, eccovi serviti: Il tiranno di Siracusa e la nuova normativa sugli appalti pubblici.

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