A tutti sarà successo almeno una volta di soffermarsi ad ammirare gli splendidi mandorli in fiore a inizio primavera… Forse a qualcuno, meglio se appassionato di gastronomia, sarà anche capitato di stupirsi di quanta bontà e ricchezza può essere racchiusa dentro a un frutto così piccolo! Le mandorle sono conosciute soprattutto per il loro valore gastronomico, ma non è il solo motivo per cui vanno apprezzate. Certo è che, sia gustate singolarmente che coinvolte in elaborate ricette, è difficile non lasciarsi conquistare dalla loro dolcezza.
A tavola
Sono a base di mandorle anche alcune tra le farine e paste maggiormente diffuse nell’industria dolciaria.
Quella che può sembrare la regina della pasticceria si consuma però anche salata, semplicemente come snack o aperitivo. Può essere sgusciata, affumicata o tostata in padella, dorata e croccante. Nel Medioevo esistevano molti piatti salati a base di mandorle, fra cui parecchie minestre; oggi compongono buonissimi primi (vedi la Pasta alla Trapanese), o sfiziosi antipasti come le Polpettine alle Mandorle. Nei secondi sono ideale accostate al pesce: sono da provare le ricette del nostro Martino Trote alle Mandorle eSalmone alle Mandorle. Concorrono poi alla creazione di ottimi pesti, spesso accostati a piatti di carne. Infine, sono molto utilizzate anche nella cucina internazionale: una ricetta tra le più conosciute è il Pollo alle Mandorle cinese.
Il mandorlo fra realtà e leggenda
La stessa mandorla ricopre varie ruoli: è utilizzata dai teologi come simbolo della verginità di Maria, mentre nell’antica Grecia era la personificazione divina della dea Era, moglie di Zeus, simbolo di fecondità.
Secondo un’antichissima leggenda l’albero del mandorlo nacque dallo sfortunato amore tra Fillide e Demofoonte, due personaggi della mitologia greca. La coppia venne divisa dall’insorgere della guerra di Troia e la ragazza, straziata dalla lunga attesa per l’amato e dal sospetto della sua scomparsa, dopo dieci anni si lasciò morire. Fu allora che la dea Atena, commossa dalla struggente storia, decise di trasformare la giovane in uno splendido albero di mandorlo. La storia racconta che Demofonte, al ritorno, abbracciando la pianta, venne ricambiato con il dolce cadere dei petali. E questo “gesto d’affetto” fra i due innamorati si ripete ogni anno: quando i fiori dell’albero annunciano la primavera.
Descrizione e raccolta
L’utilizzo più diffuso della mandorla è sicuramente nella forma secca, ma i primi frutti si possono già consumare, freschi ed interi, da maggio, prima che guscio diventi rigido. Generalmente però vengono raccolte a mano o con delle verghe, bastoni flessibili lunghi dai 3 ai 5 metri, nel periodo che va dal mese di agosto e quello di settembre. I frutti devono essere fatti asciugare all’aria, dopodiché si procede con la “smallatura”, l’eliminazione dei malli. Poi le mandorle vengono trattate con l’imbianchimento in anidride solforosa, per migliorarne l’aspetto esteriore, e una disinfezione che le rende pronte alla vendita.
Varietà: dolci e amare
La differenziazione più comune e evidente è però quella fra le dolci e le amare. Non tutti se lo aspetterebbero, ma sono proprie queste ultime le mandorle “originali”, i veri frutti del mandorlo selvatico. Sono caratterizzate dalla presenza una sostanza leggermente tossica che conferisce il particolare gusto, l’amigdalina. Inizialmente le mandorle amare erano altamente velenose, solo successivamente dopo la coltivazione e l’addomesticamento, divennero commestibili, anche se per precauzione venivano comunque arrostite per eliminarne la tossicità. Oggi però, grazie alla sapienza dei nostri antenati o a diversi incroci fortuiti, le mandorle domestiche non sono più velenose. Alcuni studiosi sostengono che una mutazione genetica, pilotata da antichi agricoltori, abbia determinato la scomparsa del glucoside amigdalina: il mandorlo è quindi considerato uno dei primi alberi da frutto a essere coltivato grazie all’abilità dei frutticoltori a selezionare i frutti. In più, visto che questa pianta non si presta alla propagazione tramite pollone o talea, probabilmente è stata addomesticata addirittura prima dell’invenzione dell’innesto. I primi mandorli domestici compaiono nella prima parte dell’età del Bronzo, quindi dal 3000 al 2000 a.C., ne sono stati trovati alcuni frutti nella tomba di Tutankamon in Egitto, risalente al 1325 a.C.
Comunque le mandorle amare esistono ancora e sono solitamente di dimensioni inferiori rispetto a quelle dolci, hanno meno grassi, ma il guscio della stessa consistenza. Vengono utilizzate anch’esse in cucina, seguendo ovviamente alcune precauzioni. Pensate, per fare gli amaretti (link) vengono trattate piccole ed innocue dosi di amigdalina!
Proprietà
La mandorla in latte per dissetarsi…
Il latte di mandorla è una bevanda densa, profumata, molto salutare e altamente dissetante. Ha solo due ingredienti: mandorle dolci e zucchero. La ricetta è molto semplice: bisognerà spellare i semi dopo averli immersi in acqua bollente, pestarli ben bene e lasciarli riposare per dodici ore in acqua fredda dentro a una terrina. A questo punto sarà sufficiente filtrare il composto con una tela a trama larga e far bollire con lo zucchero per circa dieci minuti il liquido ottenuto. Risulterà uno sciroppo da allungare con acqua freschissima. Nel consumare il latte di mandorla ci sono due raccomandazioni da seguire: va conservato in frigo perché inacidisce rapidamente e si deve agitare prima dell’uso perché altrimenti tende a separarsi in due fasi distinte per l’alto contenuto lipidico. Attenzione: non è da confondere con l’orzata! Questa viene erroneamente e diffusamente creduta una bevanda a base di mandorle, mentre in realtà è a base di benzoino, una pianta medicinale.
La mandorla in olio per la bellezza
di Mara Briganti