In Italia 1,2 milioni di bambini e adolescenti non hanno l’indispensabile per vivere una vita dignitosa e questo dato si ripercuote anche sulla loro salute a tavola. Infatti, malnutrizione per i bambini non significa semplicemente non avere cibo a sufficienza, ma anche essere costretti a mangiare in maniera errata o malsana. Ciò perché, tra le conseguenze, vanno considerati anche alcuni disturbi del comportamento alimentare come sovrappeso e obesità che, a loro volta, rappresentano una concreta minaccia per la salute. Un problema urgente, nel mondo come in Italia, portato alla luce dall’UNICEF con il rapporto “Diamogli peso”.
La malnutrizione dei bambini in Italia e nel mondo secondo il rapporto dell’UNICEF
Il rischio, quando si parla di malnutrizione, è quello di ritenere che sia una problematica grave, ma che riguarda soltanto i paesi in via di sviluppo e quindi una questione distante. Tuttavia i recenti dati dell’ISTAT, riportati come anticipato nel rapporto “Diamogli peso” redatto dall’UNICEF, dipingono un quadro molto diverso.
A preoccupare gli esperti è, in primo luogo, il trend per cui il livello di malnutrizione infantile cresce su scala globale. Negli ultimi 3 anni, infatti, sono stati fatti grossi passi indietro e i numeri sono quelli di dieci anni fa: nel 2017, 151 milioni di bambini soffrivano di malnutrizione cronica, 51,5 di malnutrizione acuta, 38,3 sono in sovrappeso (dati OMS e Banca mondiale) per un totale di oltre 200 milioni di minori in una condizione complessiva di mancato accesso all’alimentazione sana. Rincara la dose la quota di morti infantili determinata proprio dalla malnutrizione: circa 3 milioni, sempre secondo quanto riporta l’UNICEF in relazione al 2017.
Le motivazioni variano, naturalmente, di paese in paese, ma in termini generali UNICEF spiega che “lo stato nutrizionale infantile dipende da 3 fattori più ampi: cibo, salute e cure adeguate. Visti più da vicino questi fattori si traducono in una dieta inadeguata che non fornisce le necessarie calorie, proteine, vitamine e minerali (micronutrienti) per la crescita o nell’incapacità di assorbire adeguatamente nutrienti per malattie quali diarrea, morbillo, parassiti intestinali, malaria, con conseguenti deficienze nutrizionali.” Una condizione che può venire a mancare anche in caso di sovrappeso e obesità infantile, non a caso definita come una vera e propria epidemia del nuovo millennio.
Obesità infantile e sovrappeso come forma di malnutrizione
È una considerazione recente quella che mette in relazione il fenomeno della malnutrizione infantile con l’obesità. Una connessione che è, però, quanto mai attuale, poiché negli ultimi 15 anni non sono stati registrati, sempre a livello globale, progressi considerevoli nel rallentare la crescita della quota di bambini, anche sotto i 5 anni, già sovrappeso.
L’Italia non fa eccezione se si considera che, come riportato dall’Osservatorio dell’Istituto Superiore della Sanità “Okkio alla Salute”, tra il 1975 e il 2016 la percentuale di bambini obesi è triplicata. Questo è un primo segnale di malnutrizione e del fatto che esistono famiglie, anche in Italia, non hanno a disposizione le risorse, economiche e culturali, per fornire ai bambini tutti i nutrienti di cui hanno bisogno di crescere sani.
Altrettanto rilevante è lo stile di vita: secondo l’ISTAT, il 48,8% dei bambini tra i 3 e i 5 anni sono sedentari. Una quota che tende a calare negli anni successivi, per merito anche delle strutture scolastiche, ma che cala nuovamente tra i 18 e i 19 anni.
Quali sono le cause della malnutrizione dei bambini in Italia?
Quali sono le ragioni che possono portare alla comparsa di sovrappeso e obesità sono state indagate e non mancano anche gli studi recenti, come per esempio quello dell’Università di Bologna concentrato sul ruolo del microbiota intestinale. Altrettanto rilevanti sono fattori come, appunto, uno stile di vita poco attivo e una cattiva alimentazione caratterizzata, sin dall’infanzia, da un eccessivo consumo di zuccheri e grassi.
Tuttavia, l’UNICEF sottolinea che, per l’Italia, questi aspetti risultano riduttivi perché quello che emerge dal rapporto “Diamoci peso” è che la diffusione di sovrappeso e obesità infantile dipende anche da una questione di insicurezza alimentare. I dati raccolti descrivono quella italiana come una situazione di povertà alimentare preoccupante: il 20% delle famiglie con 3 o più figli minori non ha le risorse per garantire ai bambini il necessario per vivere dignitosamente. E tra le rinunce, spesso ci sono anche cibi sani.
Esistono diverse ricerche che mettono in relazione obesità e diseguaglianze economiche e, al netto dei casi specifici e delle eccezioni, anche il rapporto dell’UNICEF sembra confermare come i bambini nelle famiglie meno abbienti e con un livello culturale più basso corrano un maggiore rischio di sviluppare sovrappeso e obesità.
La povertà alimentare riguarda un bambino su dieci
Preoccupa, inoltre, come la percentuale di minori che si trovano in condizioni di povertà alimentare ed economica stiano crescendo: oggi è uno su 10, nel 2002 era uno su 15. Mentre il 12,1% delle famiglie con minori a carico si trova in una condizione di grave indigenza materiale che porta, nel concreto, a non avere la possibilità di portare in tavola cibo in quantità e qualità adeguate.
Si tratta di bambini e adolescenti che, in Italia, tendono a mostrare i sintomi del sovrappeso e dell’obesità piuttosto che la malnutrizione cronica o acuta (ovvero l’incapacità o difficoltà di assumere peso). La ricerca rileva anche come questi fenomeni siano concentrati nelle regioni del Sud Italia e nelle periferie delle grandi città, aree dove si rilevano condizione di maggio deprivazione dal punto di vista economico e socioculturale. “La prima causa rilevata – si legge nel rapporto dell’UNICEF – risiede nella ridottissima capacità di spesa per l’alimentazione che porta la famiglia a scelte indirizzate più alla sazietà che alla qualità.”
Quali soluzioni per arginare il problema?
Che si parli di malnutrizione in senso “classico” oppure di obesità la strategia di prevenzione, secondo gli esperti, è la medesima: investire su una dieta sana e bilanciata che offra ai bambini tutti i nutrienti di cui hanno bisogno per poter crescere.
Un ruolo fondamentale, sottolinea UNICEF, è quello svolto dalla ristorazione scolastica, “in grado di garantire un equilibrio quanti-qualitativo quotidiano, che difficilmente potrebbe essere offerto in altro modo, confermando anche il valore del pranzo in mensa come momento educativo e di condivisione.”
Altrettanto importante è il sostegno socio economico alle famiglie in difficoltà da parte delle istituzioni pubbliche, ma anche il contributo della società civile grazie ad attività come quella del Banco Alimentare coordinata e gestita in molte città italiane dall’UNICEF stessa che si dedica, per esempio, a fornire la prima colazione a migliaia di famiglie, poiché è stato rilevato come sia uno dei primi pasti che viene a saltare in condizioni di difficoltà, ma che al contrario è cruciale per impostare correttamente la giornata dal punto di vista nutrizionale.
Immaginavate che fossero questi i dati a proposito della povertà alimentare in Italia?