Non ci sono numeri ufficiali, solo notizie sparse per l’Italia. Con periodicità abbastanza cadenzata, a ricordare che il fenomeno della macellazione clandestina dei cavalli è ancora da estirpare, le cronache raccontano di mattatoi abusivi e gestori senza scrupoli. Come quelli che a metà aprile, l’ultimo caso, sono stati beccati e denunciati dai carabinieri a Catania: avevano appena ucciso e fatto a quarti un purosangue inglese in un locale non idoneo e senza autorizzazione. I resti erano forse pronti a viaggiare verso macellerie, queste sì legali.
Macelli Clandestini: il business dei Cavalli
Dall’abigeato alla macellazione
I numeri, ancora una volta, supportano una certezza: il giro d’affari delle macellerie clandestine, che oltre che di equini si occupano anche di altri animali, è strettamente legato ad altri illeciti, in una filiera che dal banco delle rivendite conduce attraverso le macellazione ai furti di bestiame, quindi a quella che Ciro Troiano della Lav, lega antivivisezione, anche nell’ultimo rapporto Zoomafia chiama “cupola del bestiame”, la grande criminalità organizzata.
Nel dossier uscito sul finire del 2015, come nel precedente, non sono stati riportati i numeri dell’abusivo relativo ai cavalli (difficile recuperarli), mentre è rimasta invariata la stima dei casi di abigeato, circa 150mila all’anno secondo la Lav. Meno, molti meno sarebbero invece i furti di animali secondo il rapporto Agromafie di Coldiretti ed Eurispes, che si basa sui rapporti ufficiali delle forze dell’ordine: nel 2015 sono stati 490, di cui 181 al sud, 277 nelle regioni centrali e 32 al nord.
Cavalli al macello
L’ultimo caso risale allo scorso 18 aprile ed è stato accertato in un quartiere popolare di Catania, con tanto di beffa per i carabinieri. Sono bastate due ore a chi era entrato in possesso dell’animale, un purosangue inglese di 4 anni, per ignorare l’invito delle forze dell’ordine prima, dei veterinari della Asl poi, a ricoverare il cavallo al più presto: sanguinava in più punti, un indizio di ciò che stava per accadergli. Poco dopo, non molto lontano, è stato ritrovato già diviso e nascosto in buste per la spazzatura. Automatica la denuncia per 4 persone.
Ad Aci Catena, nel Catanese, qualche mese fa un episodio analogo, in una casistica che di recente ha visto scoperti macelli clandestini anche in Toscana, in particolare nel Senese. La macellazione del cavallo, secondo Zoomafia, delle 4 tipologie – domestica, organizzata, venatoria, etnica – è riconducibile alla prima, dunque alle infiltrazioni della criminalità organizzata, ed è in ogni caso un grave attentato alla sicurezza alimentare.
La crudeltà della macellazione
L’associazione Essere animali è andata a cercarla nel modo più semplice: con l’osservazione diretta del viaggio dei cavalli dalla Polonia all’Italia. Il risultato è il video “Viaggi senza ritorno“, che ha documentato le sofferenze di animali costretti a due giorni di trasporto per poi arrivare direttamente nei mattatoi. Il risultato è anche la petizione promossa dall’associazione, che ha raccolto oltre 100 mila firme e le ha presentate al Ministero della Salute. L’obiettivo a lungo termine è vietare la macellazione equina, una meta che è lontana ma per il momento ha prodotto il 13% in più di italiani sensibili al problema (dati Eurispes nel Rapporto Italia del 2015).
Si è arenata, invece, la proposta di legge di equiparare gli equidi agli animali d’affezione. L’Italia rimane comunque, secondo una ricerca di Essere Animali, uno dei maggiori consumatori di carne di cavallo, il primo in Europa davanti alla Francia: l’ultimo dato, del 2013, riferisce di oltre 50mila macellazioni, di cui quasi 33mila d’importazione. Cifre in calo rispetto a un decennio fa, ma importanti. Nella penisola è la Puglia a capeggiare la classifica (32%), seguita a considerevole distanza da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna.
L’illegalità della macellazione equina
Non è solo l’abusivismo il reato connesso alla carne di cavallo. Posto che molti degli illeciti vanno collegati al mondo sommerso e danaroso delle corse clandestine, a tenere viva l’attenzione degli investigatori è il problema dell’immissione in commercio di carne di animali non destinati alla produzione alimentare (Dpa), come quelli da corsa soggetti a somministrazione di farmaci. E poi, i casi di carne equina spacciata per bovina: fecero scandalo nel 2013 le lasagne con ragù al cavallo (indicato in etichetta come manzo), ed è recente il rinvenimento di sughi pronti di una importante casa italiana contenenti equino anziché bovino.
Il parere di un esperto
Secondo Sonny Richichi di Italian horse protection, il cavallo “è una delle specie meno tutelate: gli equidi non godono di un quadro legislativo di tutela e le singole normative che in qualche modo li riguardano mostrano pericolose falle e contraddizioni. Il cavallo è l’unico animale a trovarsi contemporaneamente nella condizione di animale da reddito e da compagnia, con conseguente confusione che crea difficoltà anche agli stessi veterinari.
In tutti i casi, laddove un proprietario reputi sconveniente mantenere un cavallo, può optare per il canale di uscita rappresentato dal macello”. Che spesso è abusivo, ma questo, secondo l’associazione Essere animali che riporta nel suo sito questo e altri pareri, non è il problema principale.