Centocinquantamila animali spariti nel nulla ogni anno
Centocinquantamila. Sono, secondo l’ultimo rapporto Zoomafia redatto dalla Lav, gli animali da allevamento che spariscono nel nulla ogni anno a causa dell’abigeato, ovvero il reato che configura il furto di bestiame. Anche questa è una delle facce della macellazione clandestina in Italia, un fenomeno ancora sottovalutato che invece porta con sé importanti conseguenze commerciali e soprattutto sanitarie.
Un business da 2,4 miliardi di euro
Proprio un’importante percentuale di quel bestiame finisce nel circuito delle macellerie abusive, alimentando un business sottotraccia che è difficile quantificare, anche se qualcuno ci ha provato. Calcolando numeri enormi: solo nel 2008 il giro di affari veniva stimato intorno ai 2,4 miliardi di euro, secondo il rapporto della Fondazione Cloe. Una mole di denaro tale che non poteva lasciare indifferenti le mafie e la criminalità organizzata che da decenni ‘investe’ sui combattimenti clandestini, sul traffico di animali e soprattutto sulla macellazione abusiva.
Leggi e controlli per contrastare il fenomeno
Questo impressionante volume d’affari, cronache alla mano, negli anni non sembra essere calato. Così come sono aumentati i controlli e sono stati introdotti importanti strumenti legislativi che hanno sicuramente dato un impulso alla lotta delle forze dell’ordine: il decreto legislativo 193 del 2007, che disciplina la materia recependo la normativa europea del settore, al comma 1 dell’articolo 6 stabilisce che “chiunque svolga attività di macellazione di animali, di produzione e preparazione di carni in luoghi diversi dagli stabilimenti o dai locali a tale fine riconosciuti, è punito con l’arresto da sei mesi ad un anno o con l’ammenda fino a 150mila euro, in relazione alla gravità dell’attività posta in essere”.
Aumentano i controlli, ma anche i collusi
Le multe fioccano, contro allevatori e veterinari compiacenti, ma gli episodi purtroppo non diminuiscono: ad aprile, nel Maceratese, sono stati scoperti due allevatori che avevano messo a punto un piano dettagliato e organizzato per la macellazione abusiva di almeno 600 agnelli al mese. Un business ricchissimo: solo con la carne rivenduta sottobanco, è stato calcolato un guadagno mensile di 100mila euro. Un altro esempio? E’ di pochi giorni fa. Nel Messinese le forze dell’ordine hanno sequestrato alcune mucche dopo aver scoperto che avevano la tubercolosi. Secondo gli inquirenti un chiaro segno di bovini che avevano saltato i controlli previsti per legge, pronti ad essere macellati per via illegale.
Le quattro forme di macellazione clandestina
Sono quattro le forme di macellazione clandestina presenti in Italia secondo il rapporto Zoomafia:
- domestica, o per uso proprio, fatta in casa insomma
- organizzata e riconducibile a traffici criminali
- venatoria, legata alla caccia di frodo
- etnica, secondo tradizioni alimentari etniche o religiose giunte in Italia in questi anni soprattutto con l’immigrazione
La macellazione domestica illegale è quella più diffusa, e si porta dietro tradizioni locali e abitudini del tessuto di ogni regione. Sotto il profilo sanitario, avverte la Lav (Lega Anti Vivisezione), “la pericolosità è contenuta, ma con l’aumentare dell’interesse per prodotti locali non industriali, si assiste sempre di più a tipi di macellazioni domestiche che si evolvono in forme di commercio non controllato di carne e derivati e conseguentemente, anche il pericolo per eventuali problemi sanitari aumenta”. La più pericolosa è invece la macellazione organizzata, facilmente riconducibile a grosse organizzazioni criminali: ed è questa a produrre la gran parte di quel fatturato a nove zeri.
Dal produttore al commerciante: la filiera dell’illegalità
Il mercato della macellazione clandestina è florido anche perché porta vantaggi non solo all’allevatore. Molto spesso, dalle indagini delle forze dell’ordine, emerge che anche macellai e ristoratori scelgono questa ‘scorciatoia’ senza preoccuparsi dell’origine controllata dei propri prodotti. Le carcasse di animali prive di rintracciabilità si trovano sempre più spesso anche nelle celle frigorifere di agriturismi o trattorie.
L’allevatore di fatto risparmia la spesa per la macellazione regolare: a volte anche poche decine di euro a capo che però vanno moltiplicate per il numero dei capi e a cui vanno aggiunti i costi di trasporto e conservazione. Il ristoratore, invece, può acquistare carne a prezzo minore e guardagnarci sopra di più. Insomma, la macellazione clandestina conviene a tutti, eccetto che ai consumatori.
La ‘Bistecca Connection’ della ‘ndrangheta
Nel 2013 le forze dell’ordine hanno portato faticosamente alla luce un sistema criminale avanzatissimo messo a punto nelle campagne della Calabria. Con numeri clamorosi: oltre 100mila capi di bestiame rubati all’anno, mai denunciati però. Si tratta di animali “vittime di smarrimento”, una formula che conviene sia alla ’ndrangheta che agli allevatori di guadagnarci. Ai criminali che lucrano su macellazione e vendita al commercio e agli allevatori che si liberano di animali spesso malati e si inseriscono nel business dei certificati e dei documenti falsi. Non solo: spesso si finge di abbattere l’animale malato, lo si consegna alla criminalità per la macellazione sotto banco e si incassa anche il risarcimento previsto dalla legge. Un business da centinaia di milioni di euro.