Giornale del cibo

Tra il delivery e il locker c’è Delò, l’armadietto intelligente per una pausa comoda e sicura

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Mentre ancora si calcolano gli effetti del Coronavirus sull’agroalimentare, con l’inizio della Fase 2 e la ripresa delle attività, c’è chi pensa al settore food e a come gestire il ritorno a una “normalità” che sarà certamente fatta di nuove regole e nuove abitudini.  

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I luoghi di lavoro – così come quelli della ristorazione collettiva, quali ospedali e scuole – diventano allora uno dei fulcri d’attenzione di questo periodo di riorganizzazione generale, soprattutto per quello che riguarda la pausa pranzo: come ripensare le mense aziendali per evitare che si trasformino in luoghi di assembramento? È necessario costringere i propri dipendenti a uscire? Dovranno invece ricorrere alla famosa, quanto controversa, “schiscetta” da casa

Se una risposta unica per tutti non esiste, è possibile però individuare alcune soluzioni innovative che riescono a combinare l’esigenza di fornire un pasto a più persone, con quelle di sicurezza e di igiene utili al contenimento del contagio da Covid-19. 

Tra questi spicca in particolare Delò: locker refrigerato che porta il cibo nelle aziende evitando il contatto con altre persone. Vediamo come. 

Tra il delivery e il locker: come funziona “l’armadietto intelligente” 

food delivery
Travelerpix/shutterstock.com

Per capire come funziona Delò, sistema ideato da Streeteat (start-up italiana nata cinque anni fa come aggregatore di truck per lo street food), bisogna decifrarne innanzitutto il nome: unione di delivery e locker, Delò mette insieme la comodità delle consegne a domicilio con la praticità degli armadietti, in questo caso refrigerati. 

Si tratta di un vero e proprio “mobile contenitore con 48 locker refrigerati posizionabili in qualsiasi ambiente” ha spiegato qualche mese fa Giuseppe Castronovo, fondatore e Ceo di Streeteat. Dopo aver installato le unità necessarie nel luogo adibito alla pausa pranzo, i dipendenti potranno quindi ordinare i loro pasti tramite l’app e ritirarli presso il loro box personale, inserendo il codice di apertura ricevuto sul telefono. Ed è qui che sta il primo vantaggio della soluzione progettata da Castronovo: le ordinazioni avvengono online, così come i pagamenti, e il prodotto viene prelevato direttamente dal destinatario, senza nessun contatto con chi effettua le consegne o passaggio di denaro tra più persone. 

Una volta arrivato, il cibo ha bisogno di essere ravvivato un paio di minuti al microonde per tornare alla temperatura ideale: anche in assenza di una vera e propria mensa, quindi, è possibile garantire ai propri dipendenti un momento dedicato alla pausa pranzo in una modalità sicura. A coloro che dispongono di più spazio, Streeteat offre anche un ulteriore servizio di consulenza e progettazione, che include anche l’arredamento e la disposizione di una vera e propria area ristoro. 

Ma chi decide il menù? E dopo quanto tempo è disponibile? 

Il menù emozionale: la “eatlosophy” di Delò

DenPhotos/shutterstock.com

Sono dieci le ricette disponibili ogni settimana e selezionabili sulla base dello stato d’animo o della necessità del momento, che gli ideatori di Delò hanno voluto raggruppare in quattro categorie: 

Emozione e sostenibilità sono infatti due delle parole chiave di Delò, che ha sviluppato il concetto di “eatlosophy”, ovvero una filosofia del cibo fatta di ricerca e condivisione. In linea con questa visione (e in anticipo rispetto ad alcune necessità igieniche post Covid-19), i pasti di Delò vengono confezionati in atmosfera protettiva (ATP) e vengono forniti con una bibita insieme a piatti e posate compostabili.  

Nell’opzione standard, l’ordinazione deve avvenire con almeno 24 ore d’anticipo e può essere fatta su base settimanale o giornaliera, con ritiro entro la sera del giorno di consegna; mentre, attivando la modalità Deluxe, è possibile accelerare il tutto ed effettuare l’ordine e il ritiro nell’arco di poche ore. Oltre a garantire una maggiore sicurezza in fase di preparazione, il confezionamento in ATP porta la shelf life fino a una settimana, allungando così gli eventuali tempi di consumo. E anche se non è ben chiaro cosa succede alle pietanze non ritirate (“Tutti i piatti che a fine giornata sono rimasti nel Locker saranno persi” si legge sul sito della start-up), le istruzioni di Delò suggeriscono un metodo per evitare che vengano buttati: “Ricorda però che puoi condividere il codice con chi vuoi e chiedergli di ritirare il tuo pasto.” Come a dire che, ancora una volta, la collaborazione può ridurre lo spreco. 

Locker refrigerati e non: possibile soluzione per la Fase 2 (e oltre)?

g_dasha/shutterstock.com

Lo scorso 29 aprile, a pochi giorni dall’inizio della Fase 2 italiana, l’AGCOM ha rilasciato un comunicato in cui si dichiara l’avvio di un’istruttoria per “definire misure che possano incentivare l’utilizzo di armadietti automatici (lockers) per la consegna e la raccolta dei pacchi”. Secondo l’Autorità, infatti, questa nuova modalità – favorita dal contemporaneo incremento degli acquisti online – si concilia con le necessità di distanziamento sociale imposte dall’epidemia e risulterebbe particolarmente positiva anche per l’ambiente: organizzare il ritiro in un unico punto ridurrebbe i livelli di traffico, e relativo inquinamento, in città. 

Sicuramente, gli armadietti più o meno smart non sono una novità assoluta – è di qualche tempo fa la notizia che Esselunga ha disposto alcuni vani per il ritiro della spesa all’interno degli ospedali – e non lo sono nemmeno in cucina. Gastronomia Torino, ad esempio, si definisce il primo “digital gourmet restaurant” e, grazie alla collaborazione con Serving Box, azienda specializzata nella realizzazione di distributori automatici, ha installato diversi scomparti che mettono in comunicazione cucina e commensali. Dopo aver ordinato sul totem interattivo, è possibile ritirare la pietanza pronta direttamente aprendo lo sportello che si affaccia sulla sala, sbloccandolo con il codice o l’apposita app. Ciò che, però, rende diverso e innovativo il sistema di Delò è la componente delivery, che elimina la presenza della cucina e della mensa interna, senza sacrificare il gusto. Per questo, tra le numerose applicazioni del progetto immaginate da Castronovo e dai suoi collaboratori, non ci sono solo le aziende, ma anche grandi condomini, hotel, stazioni, aeroporti, spazi di coworking e aree di servizio. 

Forse per vivere il cibo nella dimensione sociale che gli è propria, e che è tanto cara alla start-up e non solo, si dovrà ancora attendere, ma intanto i locker refrigerati sembrano essere una proposta utile per ripensare all’offerta della pausa pranzo, in Fase 2 e non solo. Non trovate?

 

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