Una data storica per l’agricoltura biologica in Italia che, grazie alla legge approvata il 2 marzo 2022 dal Senato, è ufficialmente normata e tutelata. È stato tortuoso il percorso che ha portato all’approvazione di questo provvedimento: un iter partito oltre 13 anni fa e ampiamente discusso all’interno della comunità agricola. Ha fatto scalpore l’eliminazione del riferimento all’agricoltura biodinamica che resta, quindi, fuori dalla materia regolata dal Parlamento dopo le osservazioni molto nette della comunità scientifica.
Cosa prevede, dunque, la Legge sul biologico e cosa comporterà adesso per il settore?
Legge sull’agricoltura biologica: norme e incentivi
Con 195 voti a favore, 4 astenuti e nessun contrario, il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge su “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. L’agricoltura biologica, dunque, è oggi in Italia normata, sostenuta e regolata per legge. Un risultato storico, giunto dopo oltre un decennio di discussioni, che definisce in un unico quadro legislativo tutte le necessità, le regole e le caratteristiche delle molte aziende in tutta Italia che praticano agricoltura e allevamento biologici.
La legge approvata, inoltre, permette di allineare la normativa italiana alle strategie di sviluppo sostenibile dell’Unione Europea attraverso il Green Deal, il cui obiettivo è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Inoltre, grazie a quanto previsto nel testo, è possibile per l’Italia dotare le aziende degli strumenti per far fronte alle sfide individuate dalla strategia Farm to Fork. Di respiro europeo, il programma prevede, tra le azioni mirate a una maggiore sostenibilità del settore agroalimentare, anche il raggiungimento del 25% di agricoltura biologica.
Cosa prevede la legge sul biologico
Il primo elemento introdotto dalla legge è la tutela dell’agricoltura biologica. Una scelta che si traduce in numerose attività e novità. Prevede, infatti, la nascita del marchio biologico italiano, una vera e propria esclusiva a livello europeo, che permetterà ai consumatori di identificare i prodotti realizzati secondo le regole del bio con materie prime made in Italy. Altri elementi cruciali introdotti sono l’istituzione di un tavolo tecnico per la produzione biologica, la predisposizione di un piano d’azione nazionale con cadenza triennale e un piano nazionale per le sementi biologiche e la loro certificazione.
Il quadro normativo istituisce, inoltre, un fondo per lo sviluppo che prevede agevolazioni per la conversione al bio anche attraverso forme associative e contrattuali, con la finalità di rafforzare la filiera e il lavoro.
Infine, alcuni articoli sono dedicati alle norme a proposito della formazione professionale degli operatori del settore e della definizione giuridica dei distretti biologici nei quali le tecniche di produzione bio sono prevalenti o significativi.
Un risultato storico per le associazioni di categoria
“Oggi è una giornata storica” ha affermato dopo la votazione in Senato il Sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, che ha aggiunto: “Dopo 13 anni di attesa il nostro Paese ha finalmente la sua legge sul biologico. Con 195 voti il Senato ha licenziato il testo che, una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale, renderà l’Italia del bio ancora più competitiva sul mercato nazionale e internazionale. Con l’approvazione della legge saremo in grado di dare un ulteriore impulso al comparto dell’agroalimentare e a tutte le filiere collegate, grazie alle novità introdotte’”.
Un entusiasmo condiviso dalle principali associazioni di categoria, come conferma la nota congiunta di AIAB, AssoBio, Associazione Biodinamica, AssocertBio e FederBio: “ Il nostro Paese ha un primato nel biologico conquistato grazie all’impegno di tanti agricoltori, spesso giovani, e di operatori della filiera che hanno creduto nella scommessa di conciliare il legittimo interesse d’impresa con il bene pubblico della difesa del suolo, della biodiversità e della salute dei cittadini. Oggi questo impegno viene finalmente riconosciuto con l’approvazione della legge sul bio. (…) Il biologico rappresenta un’occasione concreta per creare opportunità di occupazione per i giovani e per lo sviluppo economico e sociale dei territori rurali, inoltre ha un ruolo centrale per il clima, per la tutela della biodiversità e per offrire soluzioni innovative per il resto dell’agricoltura”.
La legge sul biologico viene vista, quindi, come un riconoscimento di quanto ha realizzato fino ad ora il comparto, ma anche come vettore di crescita e sviluppo sostenibile. Su questo punto è intervenuto su Repubblica anche Francesco Sottile, membro del Comitato scientifico Presìdi di Slow Food e docente all’Università di Palermo: “Da oggi, infatti, saremo il primo Paese europeo ad avere un marchio biologico nazionale che garantisce ancora di più i nostri produttori in un mercato complesso e sempre più rilevante. Nuove opportunità per tutti quei giovani agricoltori che oggi manifestano una forte sensibilità per i principi dell’agroecologia; le innovazioni verranno anche dalla ridefinizione dei biodistretti – che rappresentano occasioni di sviluppo su scala territoriale e non più solo aziendale – così come dalla possibilità di rivedere in modo funzionale tutto il circuito dei controlli ai fini della certificazione. Il tutto passerà per un rafforzamento delle potenzialità offerte dalle piattaforme tecnologiche anche ai fini di una più concreta tracciabilità dei prodotti e dei processi produttivi.”
Approvata la legge sul biologico, cosa succede adesso?
Dopo l’approvazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la Legge sul biologico è ora in vigore e può essere implementata e tradotta in azioni concrete. È stato già presentato un ordine del giorno trasversale che impegna il Governo a eliminare i riferimenti all’agricoltura biodinamica dagli articoli 5 e 8. L’ODG, presentato a prima firma della senatrice a vita Elena Cattaneo, farmacologa, biologa e accademica, conclude il processo che ha portato all’eliminazione del riferimento al “biodinamico” dall’articolo 1 della legge.
L’inclusione o meno dell’agricoltura biodinamica all’interno della legge è stato l’ultimo scoglio che la norma ha dovuto superare prima di essere approvata. Il testo, infatti, prevedeva l’equiparazione tra agricoltura biologica e biodinamica, adottando l’idea per cui la seconda è una sottocategorizzazione della prima. Questo affiancamento, però, ha portato a durissimi interventi di varie autorità scientifiche. Oltre alla senatrice Cattaneo, si è espresso anche l’Istituto di bioscienze e biorisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi e lo stesso Comitato per la legislazione, un organo interno alla Camera dei Deputati che si occupa di valutare la qualità dei disegni di legge.
Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio intervistata da Il Sole 24 Ore, guarda al futuro ponendo l’attenzione sugli investimenti, resi possibili dalla legge sul biologico. “Entro 90 giorni dalla sua pubblicazione, il Governo è chiamato ad approvare il Piano d’azione nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica. Tra l’altro, dovrà anche procedere all’istituzione di un ulteriore fondo, quello per la ricerca e l’innovazione, per il quale è già stata stabilita una dotazione pari al 2% del fatturato realizzato dalla vendita dei pesticidi e dei fertilizzanti di sintesi chimica”.
Questo è il contesto nel quale si giocherà la partita dello sviluppo biologico e sostenibile dell’agricoltura italiana che, ora, ha un sostegno in più.