Giornale del cibo

Nasce la “lega” dei braccianti per dar voce agli invisibili dei campi italiani

Iakov Filimonov/shutterstock.com

 

Il 2020 è un anno caldo nelle campagne italiane. L’emergenza dettata dal Covid-19 e il lockdown necessario per tutelare la salute della popolazione hanno portato alla luce alcune delle contraddizioni del settore agricolo denunciate dalle associazioni ormai da anni. Nell’area di Rosarno in Calabria, descrive Medici per i Diritti Umani nel suo report annuale, è stata una raccolta delle arance anomala, fortemente segnata dall’inadeguatezza delle misure di tutela della salute dei braccianti. Contemporaneamente molte associazioni di categoria – dalla Coldiretti alla CIA-Agricoltori Italiani – hanno denunciato la mancanza di manodopera agricola dovuta alla chiusura delle frontiere, rendendo palese l’importanza dei flussi migratori per garantire la raccolta di olive, frutta e verdura.

Il Governo, su forte spinta della Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, lo scorso maggio ha adottato un provvedimento per agevolare l’emersione del lavoro nero e una forma di regolarizzazione per i lavoratori agricoli sul territorio italiano. Una norma ritenuta fin da subito inadeguata per rispondere alle concrete criticità dello sfruttamento dei braccianti e delle braccianti in agricoltura, fenomeno fotografato, tra gli altri, anche dall’importante Rapporto Agromafie. Tra le figure che più si sono spese pubblicamente per denunciare la gravità delle condizioni di vita e lavoro in Italia c’è stato sicuramente Aboubakar Soumahoro, ex sindacalista dell’USB che proprio lo scorso agosto ha lanciato una nuova realtà che, dal basso, si pone l’obiettivo di rappresentare le istanze e le priorità di chi lavora nei campi: la Lega Braccianti. Prima di vedere che cos’è e di cosa si occupa, ripercorriamo insieme le motivazioni e le tappe che hanno portato alla sua creazione.

Prima della Lega Braccianti: la situazione dei lavoratori tra sfruttamento, Covid-19 e scioperi

Originario della Costa d’Avorio, Soumahoro vive in Italia dal 1999 ed è stato a lungo sindacalista per l’Unione Sindacale di Base-USB, occupandosi di tutela del lavoro dei braccianti nel settore agricolo, lotta contro il caporalato e denuncia degli episodi di sfruttamento nei campi. Attivo da anni nel settore, è stato tra i promotori dell’istituzione di un primo tavolo capace di unire istituzioni, forze dell’ordine, sindacati e associazionismo per elaborare un Piano di Contrasto al Caporalato, presentato lo scorso gennaio.

La situazione è cambiata velocemente durante i primi mesi del 2020. La diffusione della pandemia da Covid-19 anche in Italia ha portato alle misure di limitazione degli spostamenti e delle attività ben note, ma l’agricoltura non si è mai fermata in quanto settore fondamentale per poter garantire l’approvvigionamento a supermercati e altri rivenditori alimentari, e questo, sebbene nei campi ci fossero – e ci sono – anche migliaia di braccianti in condizioni di fragilità. È emersa così in maniera ancora più chiara l’assenza di tutele per molti lavoratori fondamentali per il settore: in molti non hanno più potuto recarsi al lavoro perché privi di un contratto regolare o di un permesso di soggiorno valido, altri ancora sono rimasti bloccati in un territorio senza potersi spostare in un’altra Regione per la stagione di raccolta successiva.

Povertà campagne italiane
legabraccianti/facebook.com

Le Ong, in particolare, hanno da subito richiamato l’attenzione del Governo sul rischio sanitario: in Italia un numero compreso tra 12.500 e 17.500 braccianti vive in insediamenti informali, spesso senza acqua corrente, dove è impossibile garantire il distanziamento e le norme igieniche necessarie per prevenire il contagio.

Soumahoro si è fatto portavoce di queste istanze, ha promosso una raccolta fondi finalizzata all’acquisto di dispositivi di protezione individuale per chi continuava a lavorare nei campi esponendosi a gravi rischi sanitari. Inoltre, dopo l’approvazione del DL Rilancio, che ha introdotto una possibilità di regolarizzazione per i lavoratori privi di un valido permesso di soggiorno, ha indetto uno sciopero dei braccianti e delle braccianti per il 21 maggio. Al suo appello hanno risposto non soltanto i lavoratori e le lavoratrici del settore, ma anche numerose altre associazioni e semplici cittadini che hanno voluto esprimere solidarietà scegliendo di non acquistare frutta e verdura nei supermercati.

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Qual è lo scopo della Lega Braccianti?

L’attivismo di Soumahoro e le istanze da lui portate avanti sono arrivate fino al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di fronte al quale il sindacalista ha portato la testimonianza di quanto accade nei campi. In occasione di un nuovo sciopero organizzato in concomitanza con gli Stati Generali del 16 giugno scorso, Soumahoro ha avanzato tre richieste specifiche al Governo: la realizzazione di una “patente del cibo” che permetta al consumatore di riconoscere quando un prodotto è realizzato in maniera etica, un piano nazionale per i lavoratori e la cancellazione dei Decreti Sicurezza (modificati il 6 ottobre 2020, ndr) che hanno esacerbato, in questi anni, le condizioni di vita e lavoro per molte persone di origine straniera.

L’esperienza di questi mesi ha portato, infine, Soumahoro a lasciare il sindacato per fondare, l’11 agosto scorso, la Lega Braccianti, una realtà nuova che si pone ancora una volta l’obiettivo di dare una voce diretta agli “invisibili” dei campi italiani, a tutte quelle persone senza cui molti prodotti d’eccellenza del Made in Italy non arriverebbero sulle tavole dei consumatori di tutto il mondo.

AboubakarS/facebook.com

La Lega Braccianti, dunque, nasce dal basso e mira ad aggregare e unire tutte le voci che, in questi mesi, hanno provato a farsi sentire per rivendicare il rispetto dei propri diritti. Come ha spiegato Soumahoro stesso, “vuole essere uno strumento di riscatto dalla miseria socio-lavorativa per l’insieme dei braccianti” e, contemporaneamente, realizzare iniziative concrete per migliorare le loro condizioni di vita e lavoro. Proprio con questo obiettivo, l’attivista ha iniziato un “tour” nelle campagne italiane che ha già fatto tappa a Canelli, in provincia di Asti, e a Torretta Antonacci nel foggiano per denunciare ciò che accade nei territori e raccogliere istanze e priorità direttamente dai campi.

Le prime iniziative della Lega Braccianti, ispirandosi a Giuseppe Di Vittorio

La prima iniziativa concreta sarà l’inaugurazione della “Casa dei diritti e della dignità Giuseppe Di Vittorio” a Borgo Mezzanone, nel foggiano, dove si trova uno dei principali insediamenti informali che ospita i braccianti in Italia. Si tratta di uno spazio di aggregazione dove chi lavora nella zona potrà trovare supporto, confronto e sostegno nel percorso di affermazione dei propri diritti e denuncia dello sfruttamento.

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Sempre all’insegna del ricordo del sindacalista della CGL, anche la convocazione della prima assemblea generale della Lega Braccianti che si svolgerà il prossimo 3 novembre a Foggia. Annunciando l’appuntamento come di consueto con un video condiviso su Facebook, Soumahoro ha anche ribadito la mission dell’attività sindacale del nuovo gruppo: “la filiera agricola deve essere profondamente riformata se si vuole sradicare lo sfruttamento e il caporalato. La politica deve aver l’audacia di sostenere la lotta dei braccianti e dei contadini strozzati dalla Gdo. Il Governo dia una patente del cibo per garantire ai cittadini un cibo eticamente sano, prodotto nel rispetto dei diritti e della dignità di chi faticosamente lavora la terra”.

 

Questi sono, dunque, i primi passi della Lega Braccianti che continuerà, nei prossimi mesi, a dare voce a chi lavora nei campi. Ci sarà il tempo necessario per far sì che quanto seminato cresca e vedere che impatto avrà sulla filiera.

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