E’ di questi giorni la notizia che le terre dell’Emilia Centrale e della Bassa Lombardia, dalle quali nasce l’eccellenza del Parmigiano Reggiano, ambiscono ad un prestigioso riconoscimento: entrare a far parte del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La lista, istituita dall’Unesco a partire da 2001, sancisce l’importanza dei capolavori frutto di una cultura immateriale. Ne sono un esempio le antiche tradizioni locali tramandate di generazione in generazione come l’opera dei pupi siciliani, il canto a tenore dei pastori sardi e la dieta mediterranea.
L’iniziativa, nata dal Club Unesco di Reggio Emilia in collaborazione con il Consorzio del Parmigiano Reggiano, promuove la valorizzazione e la tutela delle zone di produzione del Parmigiano Reggiano. Un territorio ben circoscritto che comprende le attuali province di Parma, Reggio Emilia, Modena, i comuni alla destra del Po nella provincia di Mantova e quelli a sinistra del Reno nella provincia di Bologna. Luoghi millenari, ricchi di storia e cultura, il cui passato è intrecciato indissolubilmente alla tradizione del Parmigiano Reggiano. Le cronache narrano che fu proprio tra Parma e Reggio, che i Benedettini introdussero la produzione di quel formaggio a lunga stagionatura ad oggi conosciuto come Parmigiano Reggiano. Nessuno conosce la sua vera data di nascita, ma le sue origini risalgono ad un tempo lontano: la prima citazione letteraria risale al 1348 quando Boccaccio nel suo Decameron, raccontava di genti su una montagna di Parmigiano grattugiato che null’altro facevano se non maccheroni e ravioli!