Il ristorante prende il nome dal camminamento coperto situato sulle mura di cinta di Serra San Quirico, paesino medievale poco distante dalle Grotte di Frasassi. Proprio nell’immenso parcheggio di queste ultime, il proprietario del locale ci è venuto incontro lasciandoci il suo biglietto da visita e spiegandoci la strada per raggiungerlo, senza insistere e senza imporsi. Questo, dopo un’ iniziale diffidenza, ci è piaciuto e ci ha guidati nella scelta fra i tanti che, come lui, hanno adottato questa strategica forma pubblicitaria. Il locale è piccolo e non particolarmente bello, la simpatia dell’oste, Felice Orazi, con la grande disponibilità a spiegare piatti e tradizioni e la semplicità della cucina, lontana da elaborazioni astruse e scenografiche, ci hanno conquistati definitivamente. Scegliamo di cominciare con un antipasto, che si rivela ricchissimo e strabiliante: fatto di salumi e formaggio di fossa; frittatine ai “consigli”, un’erba che cresce sui dossi e sui greppi del Monte Murano su cui è adagiato il paese; crema di lenticchie e ricotta freschissima; il “calcione”, fagottino tipico di queste parti, preparato con uova, farina e un accostamento sorprendente di pecorino e limone; una fettina di salame di pecora…”un po’ forte, ma prepara al gusto del vino”, incoraggia Felice, e poi due fette di pane casereccio abbrustolito e con qualcosa di indefinito dentro: “Prima mangiate, poi vi dico cos’è”. Il sapore è ottimo, un vago gusto di affumicato, il sentore lontano di pancetta o lardo… è il “cirimbolo”, intestino di maiale. Proseguiamo con un piatto di tortelli (di ricotta e pecorino) alle noci, rigorosamente fatti in casa, come tutta la pasta. Gusto delicatissimo. Terminiamo con un dolce di castagne, contornato di salsa di cioccolato caldo decorata con un ciuffo di panna. Felice ci offre un bicchierino di ottimo vino di visciole per accompagnarlo, mentre ci spiega la strada interna per raggiungere Urbino, annotando su un foglietto tutti i paesini che dobbiamo attraversare e le distanze in chilometri che li separano! Il resto del pranzo invece lo abbiamo accompagnato con un Lacrima di Morro d’Alba (sotto alle copertelle sorge una vasta e fornitissima cantina), buono ma mai come la grappa derivata dall’omonimo vitigno. Studiamo a fondo il ricchissimo menu, scopriamo che propone anche lumache, trippa con la mentuccia, gamberi di fiume, zuppe e pasta ai funghi e al tartufo.
Ci congediamo a malincuore da questo posto: il mangiare è ottimo, la cucina semplice e genuina, la filosofia che la accompagna, aperta e disponibile, un notevole pregio in più!