Cresce l’occupazione nel comparto birra: ecco i 5 profili più richiesti

settore birra lavoro

 

Destagionalizzata e con un assortimento estremamente diversificato, nell’ultimo decennio la birra è comparsa con crescente frequenza sulle nostre tavole, al punto che sempre più italiani (e italiane) la consumano, anche in inverno e non solo con la pizza. A piacere è soprattutto la “bionda”, ma la birra soddisfa quasi tutti i gusti: lo dimostra anche il fatto che la produzione degli ultimi anni è cresciuta di pari passo con lo sviluppo di questa nuova cultura della birra. L’equazione, allora, è semplice: più consumi e più produzione uguale più bisogno di manodopera.  

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato dei mestieri futuri nel settore food: il mondo della birra non è da meno in quanto a opportunità di impiego e, in linea con le nuove tendenze di mercato, si dimostra particolarmente attivo. A rivelarlo, i numeri dell’Osservatorio della birra della Fondazione Birra Moretti: con circa 6 assunti al giorno, tra il 2016 e il 2018 il comparto della birra ha generato 4.400 nuovi posti, registrando un tasso di crescita dell’occupazione pari al +5%. Perciò, scopriamo tutte le occasioni di lavoro e le nuove professioni che questo segmento contribuisce a creare. 

Lavoro nel settore della birra: lo studio sulle “insospettabili” professioni 

spillatura birra bar
Pixel-Shot/shutterstock.com

Secondo la fotografia restituita da Althesys, autrice dello studio “Le (insospettabili) professioni della birra” insieme a Fondazione Birra Moretti (costituita nel 2015 da Heineken Italia e Partesa per diffondere la cultura della birra in Italia), il nostro Paese è un terreno particolarmente fertile per le realtà produttrici, dal momento che conta 870 tra birrifici e microbirrifici sparsi in tutto il territorio, per un totale di 2,47 miliardi di euro di stipendi. Si tratta, quindi, di un settore che sostiene l’economia familiare, attirando i giovani e garantendo stabilità. Infatti, degli oltre 7mila dipendenti intervistati e appartenenti a tutta la filiera, il 33% è in azienda da almeno 5 anni, e il 50% ha più di 10 anni di anzianità. 

Ma quali sono le figure più ricercate in questo campo? Non solo il più noto mastro birraio. Le aziende hanno infatti necessità di ricorrere anche a ingegneri chimico alimentari, responsabili di laboratorio e controllo qualità, responsabili della sicurezza, coordinatori della sostenibilità, automation specialist e digital innovation manager, oltre che a tecnici grafici, spillatori e barman. Tra questi, sono 5 i profili strategici su cui puntare per i prossimi anni, dal tecnologo alimentare della birra al beer specialist: vediamo insieme quali sono nel dettaglio. 

Dal tecnologo della birra al commerce specialist: 5 profili da tenere d’occhio 

L’offerta formativa italiana nel settore è piuttosto limitata, sia in termini numerici sia di contenuti, con corsi spesso focalizzati soprattutto sulle tecniche di produzione della birra e poco sullo sviluppo di competenze manageriali e commerciali (con la felice eccezione della recente Università della Birra del Gruppo Heineken Italia). Eppure, l’85% delle aziende investe in formazione per i suoi dipendenti, con percorsi da 6 fino a 20 ore annue a persona. Proprio l’elevato grado di specializzazione è il comune denominatore delle 5 professioni di oggi e domani più innovative della filiera secondo l’Osservatorio.

1. Tecnologo alimentare della birra

Tra il mastro birraio, il tecnologo alimentare e l’ingegnere chimico, questo professionista elabora le nuove ricette e si occupa della produzione della birra. Per questo conosce molto bene le materie prime, i metodi e gli strumenti utili per processarle, e sa interpretare i dati analitici per garantire sempre la qualità del prodotto, dagli ingredienti fino all’imbottigliamento. 

spillatura birra
wavebreakmedia/shutterstock.com

2. Sommelier della birra

Come quello del vino e l’esperto di degustazione di acqua, il sommelier della birra si distingue per le sue competenze in ambito alimentare e per le sue qualità gestionali. Può infatti contare sulle prime quando si tratta di suggerire i migliori abbinamenti tra birra e pietanze, interpretando al meglio i gusti dei commensali e occupandosi della carta delle birre. Acquisti e responsabilità della cantina, con attenzione particolare agli sprechi economici e non solo, sono invece ascrivibili alle abilità manageriali che un vero professionista deve acquisire durante la sua carriera. 

3. Brand ambassador

In questo caso, lo dice la parola stessa, siamo in presenza di un vero e proprio ambasciatore del brand, capace cioè di portare i valori, le caratteristiche e le proprietà della birra di marca agli occhi e ai portafogli dei potenziali clienti. Il brand ambassador, infatti, si intende di degustazione ed è a conoscenza dei processi produttivi che sottendono alla creazione dell’etichetta. Per questo, si colloca a metà tra un tecnico e un commerciale, il cui scopo finale è far conoscere (e acquistare) il prodotto che promuove, avvicinando le aziende al consumatore finale. 

4. Commerce specialist

Decisamente più spostato verso la pratica commerciale, invece, il commerce specialist è un ruolo chiave per le imprese che vogliono crescere in un mercato sempre più in evoluzione dal punto di vista dell’offerta e dei mezzi di comunicazione e marketing. Mobilità, creatività e capacità di leggere e interpretare i dati sono i tratti fondamentali di questa figura che, grazie a un forte spirito imprenditoriale, riesce a sviluppare nuove opportunità di business per le diverse aziende per cui lavora. 

5. Beer specialist

Lo specialista della birra lavora fianco a fianco con la forza vendita, spesso quella delle aziende della distribuzione. Il suo profilo racchiude in sé abilità commerciali e tecniche, perché offre consulenze specifiche nei punti di consumo, spesso costituendo l’ago della bilancia delle trattative economiche. In qualità di esperto, infatti, è chiamato a esprimersi sulle qualità organolettiche delle birre, sul mercato di riferimento e sulle nuove tendenze di consumo.  

Lavorare nel settore della birra: competenze richieste e nuove tendenze

assaggio birra
shutterstock.com

Aggiornamento costante e competenza sono, dunque, tra i primi requisiti per iniziare a lavorare nel settore della birra. Ma non basta: l’indagine condotta dall’Osservatorio della birra svela, infatti, quali sono le tendenze dei prossimi 2-5 anni secondo gli attori della filiera e quali, quindi, le competenze professionali in cui si tradurranno. 

  • Sostenibilità: il 41% del campione ha sottolineato l’importanza di questa condizione, intesa come sostenibilità ambientale (16%), progettazione di packaging sostenibile (13%), e maggiore sfruttamento delle materie prime locali (7%), nonché corretto smaltimento dei rifiuti e attenta gestione degli scarti (5%). 
  • Nuovi gusti: attenzione particolare meritano le nuove esigenze e preferenze dei consumatori, ovvero le birre speciali (per il 14% dei volontari), le birre artigianali (10%) e quelle “healthy” (8%). D’altra parte, che la diversificazione sia il paradigma del mercato recente lo conferma anche l’Annual Report di AssoBirra del 2018, secondo cui le birre speciali, come ad esempio la birra vegana o quella analcolica, sarebbero aumentate del 115% nei 5 anni precedenti il documento.  
  • Evoluzione strutturale: oltre a questo, il 18% degli intervistati annovera tra le prossime novità anche un cambiamento a livello tecnologico, con l’aggiornamento delle tecniche produttive (10%), la digitalizzazione (5%) e l’apertura del canale online (e-commerce) per la vendita (3%).

A tutta birra: gli altri numeri del settore

tipologia birre
shutterstock.com

In attesa dei dati complessivi sull’andamento dei consumi del 2019, segnali confortanti circa la generale crescita del settore anche nell’ultimo anno provengono dall’Eurostat che, in occasione della Giornata Internazionale della Birra, lo scorso 2 agosto, aveva diffuso una prima stima sulla produzione dei Paesi europei. Secondo l’istituto, l’Italia, pur non rientrando nella classifica dei primi 5 maggiori produttori (il podio è saldamente occupato da Germania, Inghilterra e Polonia), detiene però il primato dell’aumento della produzione di birre alcoliche, con una crescita percentuale del 21% rispetto al 2017. Nella stessa giornata anche AssoBirra aveva reso noto un altro numero significativo circa le vendite del primo semestre dell’anno: +2% nel solo mese di giugno rispetto allo stesso periodo del 2018, già considerato un anno da record, con un consumo procapite di 33,6 litri annui

Confrontando quest’ultimo valore con quello dello stesso anno sui consumi di vino, pari a 35 litri a persona, ci si rende subito conto delle potenzialità del settore della birra e del ritmo a cui si sta espandendo, anche a scapito del suo rivale “nobile”, che è legato per tradizione alla nostra identità ed economia gastronomica, e in generale alla nostra dieta. Non è un caso, dunque, che nonostante l’importazione delle materie prime rimanga fondamentale per la produzione della birra italiana sia incrementata anche la coltivazione del malto nostrano e che di recente enti come AssoBirra si siano fatti portavoce di istanze relative alla tassazione per le imprese brassicole e al prezzo finale per chi acquista. Fenomeni, questi ultimi, tesi ad agevolare ulteriormente, a entrambi i capi della filiera, l’affermazione di una nuova abitudine di consumo. Se la tendenza sarà altrettanto positiva nei prossimi mesi, si può ben sperare che le opportunità di lavoro nel settore della birra non smetteranno di aumentare. 

 

E voi eravate a conoscenza di queste nuove figure professionali e del recente sviluppo del settore della birra? 

 

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