Negli ultimi anni è cresciuta notevolmente la diffidenza verso il consumo di latticini, anche sull’onda di un’informazione superficiale e improvvisata, in genere raccolta autonomamente sul web. E proprio di questo, fra l’altro, si è discusso al Festival del giornalismo alimentare 2018 di Torino, con la partecipazione di esperti del settore.
Dopo aver intervistato il professor Enzo Spisni dell’Università di Bologna sulla reale nocività del latte, questa volta riporteremo i contenuti emersi al dibattito del meeting torinese, per capire una volta di più se il latte e i formaggi fanno male e, soprattutto, perché va evitata la comunicazione distorta ed eccessivamente allarmistica su questi alimenti.
Latticini e informazione fai-da-te
Tra i numerosi e interessanti dibattiti che si sono tenuti al Festival del giornalismo alimentare 2018, quello intitolato “Il latte e il formaggio vittime dell’informazione fai da te” si è addentrato in una tematica molto discussa, che tuttora divide sostenitori e detrattori del consumo di latticini. Sono intervenuti Andrea Pezzana, nutrizionista dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, Paolo Vittone, del Laboratorio chimico della Camera di commercio locale, Massimo Forino di Assolatte, Sara Galletti dell’Associazione nazionale degli allevamenti zootecnici (Assalzoo) e Matteo Torchio, responsabile marketing e comunicazione di Inalpi, marchio lattiero-caseario piemontese. Ha moderato il confronto Alfredo Tesio, giornalista e responsabile del Gruppo agroalimentare dell’Associazione Stampa estera italiana.
Latte e formaggi fanno male? No all’allarmismo
Il professor Pezzana, innanzitutto, ha rassicurato in merito al consumo di latticini, contestando l’eccessivo allarmismo che spesso si riscontra sul web, una posizione simile a quella espressa dalla professoressa Zoni in una nostra precedente intervista sul latte. Uno dei miti di chi sostiene acriticamente che il latte e i formaggi fanno male è il China Study di Colin Campbell, una raccolta di ricerche della quale abbiamo parlato con il professor Spisni nel nostro approfondimento sulla cancerogenicità del latte. Dei risultati di questo modello realizzato sui topi, in sostanza, si mette in discussione la trasferibilità sull’essere umano. Secondo Pezzana, anche i latticini – come tutti i prodotti di origine animale – vanno assunti con moderazione, ma è sbagliato bandirli dalla dieta e additarli come nocivi.
Sara Galletti di Assalzoo, inoltre, ha voluto sottolineare la sicurezza del latte – il prodotto più controllato nell’ambito zootecnico – e soprattutto l’infondatezza della tesi che afferma la presenza di residui di antibiotici in questo alimento.
Assolatte: il settore è da difendere
Dopo aver considerato l’aspetto strettamente salutistico, Massimo Forino di Assolatte ha ricordato l’importanza del settore lattiero-caseario in Italia, che esce inevitabilmente penalizzato dal discredito diffuso da un’informazione approssimativa e con scarse basi scientifiche. Della stessa opinione Matteo Torchio di Inalpi, che ha puntualizzato la particolare rilevanza della produzione in Piemonte, una regione nota per la qualità dei suoi formaggi.
Il buon cibo di una volta…
L’informazione alimentare è popolata di falsi miti e credenze diffuse, che meriterebbero di essere sfatati o quantomeno rettificati per offrire ai cittadini un quadro realistico e non fuorviante. In quest’ottica, Forino ha parlato della convinzione che porterebbe a preferire i cibi del passato rispetto a quelli che possiamo mangiare oggi. Chi sostiene ciò, magari sottolineando che il latte e i formaggi fanno male, non considera le scarse condizioni igieniche e le pessime modalità di conservazione adottate fino a pochi decenni or sono. In tutte le fasi, dalla produzione alla vendita, i cibi del passato erano meno sicuri e spesso anche qualitativamente peggiori rispetto a quelli di oggi. In questo senso, anche l’evoluzione del settore vinicolo costituisce un esempio perfetto.
Tornando sul tema dei latticini, l’esponente di Assolatte ha ricordato le notevoli spese affrontate dai produttori italiani per calibrare la sicurezza di ciò che arriva sul mercato. Andrea Pezzana, proseguendo il discorso, ha sottolineato l’importanza di essere informati sui produttori, esprimendosi favorevolmente sulle “etichette narranti”, più esaustive sui nutrienti rispetto alle etichette a semaforo, troppo riduttive e talvolta fuorvianti.
Sara Galletti, inoltre, ha voluto sottolineare la qualità della mangimistica dei giorni nostri, che ha fatto grandi passi avanti rispetto al passato, quando invece gli animali venivano nutriti in modo molto più approssimativo e casuale. Sappiamo che sui mangimi negli ultimi anni si sono concentrate le critiche e lo scetticismo di una parte notevole di consumatori, una diffidenza ingiustificata secondo l’esponente di Assalzoo.
Quanti latticini consumiamo?
Da quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Alta scuola di management ed economia agro-alimentare (Smea), negli ultimi anni si sarebbe registrato un calo considerevole nei consumi pro capite di latte – consumato dal 49,5% delle famiglie secondo Assolatte – burro e formaggi a pasta dura, eccetto il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Ad aumentare, invece, sono le vendite delle bevande vegetali, delle quali ci siamo occupati in un precedente approfondimento.
Dai dati Clal, emerge che per il settore lattiero-caseario italiano le esportazioni avrebbero un ruolo assai rilevante, infatti in alcuni grandi Paesi, come la Cina e il Brasile, il consumo è in aumento. Nel mondo sono gli ucraini i più forti bevitori di latte, gli europei, invece, primeggiano se si parla di formaggio, mente gli australiani sono i primi nel consumo complessivo di latticini.
A pesare sul settore lattiero-caseario italiano è anche il calo di redditività, che ha portato all’abbandono di molto allevamenti e all’aumento delle dimensioni medie di queste attività, aspetto che testimonia la tendenza verso la concentrazione industriale su pochi grandi produttori.
Latte, onnivori e vegani
I contenuti espressi nel panel a proposito delle storture comunicative subite dal settore lattiero-caseario – dove è mancato un contraddittorio – sono stati idealmente bilanciati da un successivo dibattito sullo scontro fra onnivori e vegani, che da tempo tiene banco sui social network, in radio e in televisione. In particolare, la discussione presso il Festival del giornalismo alimentare, che ha visto la partecipazione di Paola Maugeri, si è concentrata sul miglioramento della comunicazione rivolta a chi ha scelto di rinunciare ai prodotti di origine animale.
Convenendo sulla necessità di superare lo schema della continua diatriba e della ghettizzazione rispetto agli onnivori, i relatori hanno voluto sostenere il piacere quotidiano di questa scelta, che sui mass media è rappresentata come troppo penalizzante e autopunitiva.
Dopo questo articolo, può essere interessante leggere i nostri approfondimenti sulle inchieste che mettono in discussione l’etica professionale dei food influencer – altro tema dibattuto al Festival del giornalismo alimentare di quest’anno – e sul caso mediatico dell’olio di palma, del quale invece si è parlato nella passata edizione del meeting torinese.
Altre fonti:
Alta scuola di management ed economia agro-alimentare – Smea
Clal
Assolatte