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Dieta mediterranea e sindrome metabolica: il nuovo studio dell’Istituto Nazionale Tumori

La dieta mediterranea, patrimonio immateriale Unesco, è considerata dieta della salute, cui si fa riferimento come modello alimentare sostenibile anche per l’ambiente, come preziosa eredità sprecata dagli italiani, che tuttavia, alcuni recenti studi considerano tra i più sani al mondo proprio grazie a questo regime alimentare. Se ne sente parlare moltissimo, ma poche volte si entra nel merito di cosa sia realmente e in che modo sia legata alla prevenzione e al contrasto delle malattie. Abbiamo, quindi, voluto approfondire questo aspetto intervistando la dott.ssa Patrizia Pasanisi – Dirigente Medico presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori e responsabile scientifica di uno studio, unico al mondo, che sta sperimentando gli effetti della dieta mediterranea, e di un farmaco già in uso per il diabete (la Metformina), in persone con sindrome metabolica, condizione di rischio per un successivo sviluppo di diabete, malattie cardiovascolari e tumori.

Il modello di dieta mediterranea

Dieta mediterranea

Partiamo, intanto, dalla definizione: “si tratta di una dieta caratteristica dei paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. La dieta mediterranea è poco elaborata, basata su un cereale poco raffinato, che da noi è la pasta di grano duro, ma può essere il riso, il miglio, il cous cous, legumi, importanti fonti di proteine vegetali, frutta e verdura tipiche del Mediterraneo, olio extravergine di oliva come condimento, un po’ di pesce azzurro e pochi altri alimenti di origine animale. Questo è il modello di dieta mediterranea”.

Origine degli studi ed evidenze scientifiche

Il fisiologo, biologo e nutrizionista americano Ancel Keys per un periodo in Italia in Cilento negli anni ‘60, osservò che “le popolazioni di questi luoghi si ammalavano già allora molto meno di malattie cardiovascolari, rispetto a quanto non si verificasse negli Stati Uniti, ipotizzando che la grande differenza stava nel modo di mangiare”, infatti riferendosi alle abitudini alimentari degli italiani di quei luoghi commentò che “burro e carni rosse non venivano mai consumati”. Da queste osservazioni ha preso vita il primo grande studio che ha evidenziato l’associazione tra il modo di alimentarsi e l’insorgenza di patologie dell’apparato cardio-vascolare”.

L’azione protettiva della dieta mediterranea

“Oggi ci sono tantissimi studi che suggeriscono che le persone che adottano un modello di dieta mediterranea sono più protette da quelle che sono le principali malattie croniche degenerative dell’Occidente”. In particolare, la dottoressa specifica l’azione di prevenzione della dieta mediterranea nei confronti di

“Ci sono evidenze scientifiche importanti sul potere protettivo di questo modello mediterraneo, sia di tipo osservazionale, sia i primi grandi risultati di tipo sperimentale, soprattutto su sindrome metabolica, diabete e malattie cardiovascolari”. Nel caso ad esempio di sperimentazioni cliniche di dieta mediterranea per la sindrome metabolica, “condizione che colpisce un terzo della popolazione sopra i 50 anni e che è, insieme al tabacco, uno dei fattori principali di rischio delle malattie croniche”, è emerso che le persone che adottano un modello mediterraneo, confrontate con persone a dieta libera, hanno una regressione fino al 70% della sindrome metabolica (circa in un paio d’anni).

La dieta mediterranea: perché fa bene?

Il modello mediterraneo si basa su ingredienti che sono protagonisti di numerose diete della salute, di cui vi abbiamo raccontato, basti pensare alla dieta per diabete o per il colesterolo alto. Ma perché fa bene? “La dieta mediterranea fa bene alla salute perché è basata su alimenti prevalentemente di origine vegetale e industrialmente poco raffinati, è relativamente a basso contenuto di proteine (la maggior parte di origine vegetale), ed è ricca in fibre, in numerose sostanze antiossidanti (come quelle contenute nei vegetali, nella frutta, e nell’olio evo), ma anche in Omega-3 (pesce azzurro e della frutta secca)”. Si tratta di sostanze importantissime per la salute, tuttavia, specifica l’intervistata, “gli studi suggeriscono che non è importante un unico fattore, ma l’azione sinergica delle varie sostanze, il pattern complessivo, con la sua complessità di interazione tra i nutrienti, ad avere un impatto sulla prevenzione”.

Dieta mediterranea e prevenzione oncologica

A riprova che il modello mediterraneo sia legato alla salute, la dottoressa Pasanisi fa riferimento alle raccomandazioni per la prevenzione del cancro, diffuse dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) e oggi divenute parte del Codice Europeo contro il Cancro. La raccomandazione centrale invita a “consumare prevalentemente alimenti di origine vegetale, non industrialmente raffinati, utilizzando cereali integrali, legumi, verdura e frutta”. In altre parole, il modello della dieta mediterranea. Non solo, il Codice Europeo contro il cancro indica di:

Perché una dieta prevalentemente vegetale?

Chiediamo alla dottoressa di chiarire quali sono i motivi per cui la carne rossa andrebbe limitata e scopriamo che “le argomentazioni per cui la carne rossa possa essere legata, soprattutto alle malattie dell’intestino, sono di varia natura. Ad esempio, il consumo di carni rosse conservate genera nel nostro apparato digerente nitroso-composti, che sono sostanze cancerogene dovute alla reazione tra i nitriti (il salnitro è utilizzato come conservante) e i prodotti di degradazione degli aminoacidi. La carne rossa, poi, di per sé, contiene ferro, altamente pro-ossidante, in quanto facilita la produzione dei radicali liberi, sostanze che danneggiano tutte le strutture cellulari. Inoltre, la cottura ad alte temperature delle carni genera ammine-eterocicliche che sono sostanze cancerogene. La carne rossa infine è ricca in grassi saturi, tra i nutrienti più studiati per quanto riguarda i tumori, proteine, che stimolano la produzione di fattori di crescita ed è ricca di acido arachidonico (che ha azione pro-infiammatoaira)”.

Il progetto MeMeMe dell’Istituto Nazionale Tumori

La dieta mediterranea diventa protagonista presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di una sperimentazione unica a livello mondiale: il progetto MeMeMe. Partiamo dal nome: MeMeMe è l’acronimo di sindrome metabolica, dieta mediterranea, metformina. Capiamo meglio di che si tratta. “È una sperimentazione clinica finanziata dall’unione Europea, in cui vengono reclutate persone sane ma con sindrome metabolica di un’età compresa tra i 50 ed i 79 anni di età. Chi decide di aderire non deve avere diabete, né avere avuto tumori o infarti, e non deve avere un’insufficienza renale che controindica l’utilizzo di Metformina”. Per sindrome metabolica si intende la presenza di almeno 3 dei seguenti fattori:

Chi ha la sindrome metabolica ha un maggior rischio di sviluppare le principali malattie croniche, come diabete, malattie cardiovascolari, tumori e demenza.

“L’obiettivo dello studio è verificare se la dieta mediterranea e la metformina possono, riducendo la sindrome metabolica, ridurre la comparsa delle malattie croniche legate all’età”.

Chiarito perché la scelta della dieta mediterranea e della sindrome metabolica, non ci rimane che accennare alla metformina: “si tratta di un farmaco ormai fuori brevetto, utilizzato da oltre 50 anni per la cura del diabete di tipo II, malattia fortemente legata all’alimentazione e allo stile di vita. Da recenti studi osservazionali è emerso che anche la metformina, oltre a curare le persone affette da diabete di tipo II, riduce nei diabetici il rischio e la mortalità da cancro, come anche la mortalità cardiovascolare in chi ha già avuto un infarto”.

Come avviene la sperimentazione

Lo studio iniziato da oltre 1 anno ne durerà 5 in totale, con l’obiettivo di reclutare 2000 volontari, che saranno suddivisi in 4 gruppi da 500 persone l’uno, cui si agirà in questo modo:

Ad oggi ci sono già 817 persone che stanno partecipando alla sperimentazione, ma la dottoressa Pasanisi auspica che nuovi volontari si facciano avanti, anche perché “le persone che aderiscono ricevono gratuitamente ogni anno dello studio una visita clinica, con esami del sangue e delle urine, interventi sugli stili di vita, con ginnastica, corsi di cucina, pranzi e cene basati sulla dieta mediterranea, organizzati una volta al mese presso Cascina Rosa, la struttura legata all’Istituto che si occupa di attività e ricerca nel campo dell’epidemiologia, della prevenzione e della sanità pubblica”. Per quanto riguarda la dieta mediterranea, quindi, il progetto prevede momenti di formazione, corsi di cucina, ad esempio su colazione sana o sull’uso di cereali integrali e legumi, con il supporto di una nutrizionista e di uno chef che prepara anche pranzi e cene, per fornire ai partecipanti gli strumenti per un corretto cambio alimentare. Per chi, rientrando nei requisiti, fosse interessato a partecipare alla sperimentazione può rivolgersi al Dr. Ivan Baldassari ivan.baldassari@istitutotumori.mi.it o alla Dr. Patrizia Pasanisi patrizia.pasanisi@istitutotumori.mi.it

Il modello mediterraneo, di fatto, è anche quello proposto dalla dieta SmartFood per prevenire le malattie croniche partendo dal cibo. Ne avete già sentito parlare?

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