di Alex Castelli. Inserire la dieta mediterranea nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. è questa la proposta che la Ministra spagnola dell’Agricoltura Elena Espinosa ha portato ai suoi colleghi europei riuniti a Bruxelles. La Commissione Europea l’ha appoggiata pienamente, con il sostegno in particolare di Italia, Grecia, Portogallo e Francia. Il Patrimonio Immateriale dell’Umanità comprende tutte le espressioni della cultura umana che meritano di essere tutelate, conservate e divulgate: le tradizioni e le espressioni orali (inclusa la lingua stessa), le arti sceniche, i costumi sociali, i rituali e le festività, la conoscenza sulla natura e l’universo, le capacità tecniche legate ai mestieri tradizionali. è tutelato dall’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) dal giungo 2006, quando è diventata operativa un’apposita convenzione internazionale del 2003. L’Italia è in ritardo, non avendo ancora ratificato ufficialmente la convenzione sul Patrimonio Immateriale, anche se di recente il Ministro della Cultura Rutelli ha preso impegni formali in questa direzione. La tutela del Patrimonio Immateriale dell’Umanità si affianca a quella del Patrimonio Materiale, che dal 1972 l’UNESCO protegge e valorizza. Il valore della dieta mediterranea potrebbe essere equiparato così a quello – inestimabile – degli 830 siti salvaguardati dall’UNESCO, sia naturali (per esempio le isole Galapagos nel Pacifico o la grande barriera corallina) che culturali (monumenti come la Valle dei Templi di Agrigento, le Piramidi in Egitto, la Statua della Libertà a New York). Una curiosità: l’Italia detiene il primato mondiale per il numero di siti Patrimonio dell’Umanità sul proprio territorio. La dieta mediterranea, parte da sempre del nostro patrimonio culturale, storico, sociale, territoriale e ambientale, diventerebbe così un bene di tutte le popolazioni del mondo, da tutelare e divulgare. Le motivazioni del prestigioso riconoscimento non stanno solo nel suo valore storico e culturale, ma anche nei suoi benefici effetti per la nostra salute, universalmente riconosciuti e scientificamente dimostrati. La dieta mediterranea è infatti sana e nutriente. Si basa sul consumo di alimenti ricchi di fibre – come cereali, legumi, frutta e verdura – di pesce e di olio d’oliva. Combatte l’invecchiamento cellulare e aiuta a prevenire le malattie del cuore e dei vasi sanguigni. Non è un caso se noi italiani – popolo che orgogliosamente porta la bandiera della dieta mediterranea in giro per il mondo – abbiamo aspettative di vita media al di sopra dei nostri cugini europei e possiamo vantare la migliore forma fisica, se ci confrontiamo con loro sulla bilancia. L’ultima indagine Eurobarometro sulla salute e l’alimentazione della Commissione Europea ci assegna infatti un indice di massa corporea, ottenuto dal rapporto peso/altezza, decisamente più basso della media europea (0,408 contro 0,425). Il merito? Della nostra sana alimentazione mediterranea. Sebbene questi dati siano molto rassicuranti, un dato preoccupante in netta controtendenza è il numero dei bambini attorno ai dieci anni obesi o in sovrappeso, che ci vede al primo posto ma questa volta in negativo. Sono 36 su 100 in Italia. Una corretta educazione alimentare e una maggiore divulgazione della dieta mediterranea presso tutti i cittadini, effetti che conseguirebbero al suo ingresso nel Patrimonio dell’Umanità, aiuterebbe soprattutto le fasce più giovani a sposare uno stile alimentare sano senza cedere al fascino per niente salutare di fast food e junk food (‘cibo spazzatura’). Un ulteriore vantaggio di questo ingresso sarebbe un impulso per la promozione dei nostri prodotti agricoli. La Coldiretti sottolinea la possibilità di rafforzare a livello globale la competitività di prodotti che sono la spina dorsale della dieta mediterranea, come olio extravergine, pane, pasta, vino, frutta e verdura di stagione. Questo garantirebbe nei nostri territori un ritorno economico nel settore agricolo che, attento da sempre più alla qualità che alla quantità dei suoi prodotti, soffre molto la globalizzazione dei mercati. Le dinamiche economiche attuali, infatti, rischiano di schiacciare sotto il rullo compressore di alimenti OGM, a basso costo e prodotti in quantità industriali, le produzioni di qualità, più gustose e salutari ma poco competitive sul piano strettamente economico. L’inserimento della dieta mediterranea nel Patrimonio dell’Umanità avrebbe quindi ricadute positive su salute, economia e società. Inoltre sarebbe uno stimolo in più alla diffusione di una corretta cultura alimentare, direzione nella quale noi continueremo sempre a dare il nostro piccolo contributo. Continueremo anche a informarvi sugli sviluppi della vicenda e, nel frattempo, incrociamo le dita e tifiamo per la dieta mediterranea.