Cambiamenti generazionali sulle tradizioni alimentari.
Di Monica Valeri.
La nostra società è caratterizzata da una dimensione soggettiva che, sempre più di frequente, tende a emergere anche nelle abitudini quotidiane. Anche la scelta dei piatti, dei locali, dei negozi e dei supermercati fino ad arrivare ai singoli prodotti è influenzata da questo fenomeno.
Inaspettatamente sono gli americani, in un recente articolo sulWall Street Journal, a stupirsi dei cambiamenti dell’alimentazione e delle abitudini degli italiani. In particolare, ciò che li lascia perplessi è il fatto che la dieta mediterranea – tanto osannata e finalmente riconosciuta Patrimonio dell’Umanità – venga non tanto soppiantata, quanto piuttosto amalgamata ad altre culture e condizionata dagli sviluppi di una globalizzazione incalzante. Fra gli esempi più evidenti c’è sicuramente una rivisitazione di ricette tipiche che vengono rese come nuove, rivisitate, personalizzate con l’aggiunta di ingredienti diversi e preparate con tempi e modalità differenti.
Una spiegazione potrebbe essere il fatto che le persone si stanno lasciando condizionare dalla mancanza di tempo: farsi tentare dalla gola e dalla fretta è indubbiamente più semplice che sentirsi incastrati da diete alimentari restrittive e questo porta ad acquistare gli alimenti senza seguire una logica precisa. Aumentano, così, le contraddizioni alimentari nel carrello della spesa, passando da cibi precotti a prodotti biologici, da scatolame a surgelati a prodotti freschi. A sottolineare queste contraddizioni,
Un’altra caratteristica dell’alimentazione degli italiani è la scarsa varietà degli alimenti: nonostante l’infinita quantità di prodotti, tendiamo a mettere in tavola sempre gli stessi – anche se locali – e ne escludiamo altri in partenza, più per abitudine che per reale consapevolezza. Inoltre, ci interessiamo alla nostra salute e, sempre più spesso, ci lamentiamo del nostro peso – o sovrappeso – ma non riusciamo a seguire una sana alimentazione senza cedere a tentazioni e debolezze di gola, aumentando così il nostro livello di frustrazione.
Se la situazione è così tragica, cosa può salvare dall’estinzione la cucina mediterranea? Sempre nell’articolo del giornale statunitense arriva una risposta: affidiamoci ai kitchen orfans (orfani della cucina). Si tratta di uomini e donne di nuova generazione che avrebbero il compito di recuperare i principi del cosiddetto home cooking e, quindi, anche il gusto per le antiche tradizioni, gli antichi “rituali” che hanno accompagnato intere generazioni, formando un patrimonio culturale legato
Questo suggerimento, assolutamente non scontato, servirebbe a superare questo momento di confusione, caratterizzato dalla continua avanzata del cibo spazzatura e delle cucine esotiche, ma al tempo stesso da un interesse del consumatore verso la buona combinazione tra qualità, sicurezza e prezzo. Il riconoscimento del valore dell’identità territoriale delle produzioni e il valore di una buona vecchia abitudine alimentare dovrebbero tornare al primo posto e noi, come Giornale del Cibo, vogliamo sostenere questa sfida raccogliendo i consigli per una cucina casalinga e ospitando ne I piatti della zattera tutte le ricette a rischio di estinzione.