“Nel 2050 saremo tutti vegani, e i più fortunati tra noi potranno mangiare gli insetti”, cantano gli Eugenio in via di gioia, irriverente band torinese, in un brano che immagina il futuro prossimo tra innovazione e distopia. L’idea, sorprendentemente, è più vicina alla realtà di quanto si possa pensare: infatti, proprio gli insetti sono stati inseriti nella lista dei “Novel food” dell’Unione Europea.
Questo significa che è stato dato il via libera agli insetti commestibili anche in Italia? Non proprio: vediamo cosa aspettarci tra curiosità e scetticismo.
Insetti commestibili: “novel food” per l’Unione Europea
L’obbligo dei sacchetti biodegradabili a pagamento non è stata l’unica novità introdotta con il mese di gennaio che ha fatto discutere gli italiani: infatti con il primo giorno dell’anno è entrato in vigore il regolamento dell’Unione Europea di aggiornamento dei “Novel Food”.
Si tratta di una lista che include tutti quegli alimenti che prima del maggio 1997, quando la prima regolazione in materia è stata pubblicata, non erano particolarmente diffusi nell’UE. Negli anni è stata integrata con cibi innovativi, oppure frutto di nuove tecnologie o di processi produttivi ad alto tasso di sviluppo, ma anche con alimenti diffusi altrove e distanti dalla tradizione agroalimentare europea. Tra le novità che più hanno conquistato i palati europei meritano una menzione i semi di chia, ricchi di calcio e di omega 3.
Non ogni novità in ambito alimentare, però, rappresenta un “novel food”, infatti l’Unione Europea stabilisce tre criteri da rispettare per poter essere inclusi nella lista:
- sicurezza per i consumatori;
- etichettatura adeguata – in modo da evitare il rischio di confondere il consumatore;
- nel caso in cui il novel food vada a sostituire un alimento già in commercio, deve presentare caratteristiche nutrizionali non peggiori.
Dal punto di vista della sicurezza alimentare, l’Unione Europea si affida all’EFSA, la European Food Safety Authority, che ha la responsabilità di valutare se il novel food può essere introdotto o meno senza rischi per la salute.
L’entrata in vigore della normativa europea, che ha inserito nella lista anche formiche, grilli e altri insetti commestibili, non significa che, automaticamente, troveremo questi cibi al supermercato. Esiste ancora un margine di autonomia degli stati che possono, per esempio, stabilire protocolli di allevamento; gli stessi produttori e allevatori dovranno dimostrare, tramite una domanda online, che i propri prodotti sono effettivamente sicuri.
Gli insetti commestibili sono il cibo del futuro?
Probabilmente è solo questione di tempo, come sa bene chi ha avuto modo di assaggiare i “cibi del futuro” durante l’Expo di Milano oppure in occasione di qualche viaggio in Asia. Quali sono, dunque, gli insetti commestibili e perché la FAO, l’UE e altre istituzioni internazionali ne sostengono produzione e consumo?
Secondo un rapporto sugli insetti commestibili redatto dalla FAO, in Italia esistono tra le 10 e le 25 specie adatte: inoltre, viene evidenziato come il consumo di alcuni tipi di invertebrati appartenga alla tradizione. È testimoniato, infatti, come in Carnia, una regione montana del Friuli Venezia Giulia, sia diffusa abitudine tra i bambini, nei primi mesi estivi, quella di mangiare le ingluvie delle falene che contengono molti zuccheri. Non soltanto, il naturalista lombardo Giovanni Battista Villa che scrisse un catalogo dei coleotteri della Lombardia nel XXVIII secolo, sosteneva che fosse normale succhiare i maggiolini.
Oggi, invece, l’idea di mangiare gli insetti è considerata un tabù, forse perché suggerisce un’idea di povertà e miseria che, in Europa, si vuole fuggire. Tuttavia gli esperti sono di tutt’altro avviso: infatti, sostengono che sia necessario introdurre anche questi alimenti nella dieta per garantire la sostenibilità alimentare della popolazione mondiale in crescita costante.
Perché mangiare gli insetti? Aspetti nutrizionali e sostenibilità
Il primo elemento che spinge a favore dell’inserimento degli insetti commestibili nella dieta è il profilo nutrizionale: infatti, la “carne” di insetto è una valida fonte proteica per l’organismo. Per esempio, 100 grammi di termiti africane contengono circa 610 calorie, 38 grammi di proteine e 17 grammi di grassi; la stessa quantità di falene apporta circa 357 calorie, 46 grammi di proteine e 17 di grassi.
Un altro elemento che viene ribadito dai promotori dell’entomofagia è la sostenibilità dell’allevamento: infatti, esso non dipende dalla disponibilità di terreno e non richiedono un particolare dispendio di risorse, al contrario si nutrono anche di rifiuti organici.
Infine, come abbiamo sottolineato occupandoci nello specifico dei motivi per cui mangiare gli insetti, esiste una questione di fondo: secondo le stime dell’ISPI, entro il 2050 la popolazione mondiale salirà a 10 miliardi, dato che, ipotizza National Academy of Sciences, comporterà anche un aumento fino all’80% della richiesta di proteine animali. In questo contesto, gli insetti commestibili, nell’ottica della FAO, rappresentano quell’alternativa economica e nutriente che potrebbe concretamente ridurre un problema grave e sentito come quello della fame del mondo.
La situazione in Italia
Sebbene la FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione, promuova dal 2003, per ragioni di sostenibilità alimentare, il consumo degli insetti commestibili, in Italia prevale lo scetticismo. Rispondendo ad un sondaggio dell’Istituto Ixe per Coldiretti, ben il 54% degli italiani intervistati si è dichiarato contrario alla commercializzazione di bachi, locuste e grilli: un dissenso che è particolarmente forte tra gli over 55 e tra le donne.
Più aperti i giovani tra i 18 e i 24 e chi vive nelle isole e al Nord Ovest: in questi gruppi sembra prevalere la curiosità di assaggiare gli insetti, così come la ricerca rileva che, in generale, chi ha un titolo di studio più avanzato si dichiara più favorevole a questa innovazione.
Un’altra indagine, realizzata invece dal Centro studi per lo sviluppo sostenibile di Milano che ha coinvolto 500 persone, dipinge un quadro più ottimistico: il 47% degli intervistati si dichiara favorevole alla liberalizzazione del commercio degli insetti, mentre il 28% si definisce pronto ad assaggiarli. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che il 44,5% delle persone coinvolte è disponibile a mangiare le formiche e nel 22% dei casi ritiene non sia nemmeno necessario mescolarle ad altri alimenti. Interessante osservare, poi, che gli italiani sembrano pronti a mangiare anche grilli, cavallette, tarli, camole e cicale, ma solo se ben camuffati e abbinati con gusto.
A rassicurare i più scettici e preoccupati è intervenuto anche il Ministero della Salute che, con una nota dell’8 gennaio, ha sottolineato che al momento nessuna specie di insetto o derivato è autorizzata per essere impiegata a fini alimentari. Infatti, come anticipato, per questo tipo di cibi è necessaria una domanda di autorizzazione specifica e per il nostro paese non è stata ammessa alcuna commercializzazione di insetti, a differenza, ad esempio, di Svizzera o Belgio dove prodotti di questo tipo sono già disponibili.
Ma è realmente plausibile immaginare che questi cibi possano prendere piede anche in Italia? Difficile a dirsi, al momento ci basti sapere che la normativa europea consente ai produttori di richiedere una licenza per la commercializzazione, che gli esperti della FAO sono fermamente convinti che si tratti del cibo del futuro, e che secondo uno studio dell’Università Rutgers del New Jersey l’uomo ha tutte le carte in regola per digerirli. In particolare, l’equipe di ricercatori ha realizzato uno studio sui primati dove si dimostra che non dovrebbe essersi disperso con l’evoluzione il gene che ci consentirebbe di digerire la chitina, ovvero la sostanza che compone la struttura scheletrica dell’insetto.
Questa scoperta aprirebbe le porte al consumo sicuro di insetti interi, tuttavia in tutta Europa si preferisce aprire la porta con cautela a questa possibilità, preferendo prodotti derivati come la farina di grilli oppure la pasta con farina di larve.
Ci stiamo spingendo troppo avanti? Non necessariamente, del resto gli insetti commestibili sono sono menzionati anche tra i food trend del 2018: qual è, secondo voi, il cibo del futuro (prossimo)?