Gli Imbutini: storia e caratteristica di un nuovo formato di pasta De.Co.

Antonio Pastore
3 minuti

     

    Nel vasto universo della pasta italiana, l’introduzione di un nuovo formato è un evento raro e straordinario. Creare una nuova pasta richiede creatività e un’attenta considerazione di molteplici fattori – dalla consistenza alla capacità di trattenere il sugo, fino alla resistenza durante la cottura. In un territorio come l’Emilia, patria di eccellenze culinarie come tortellini, garganelli, tagliatelle e lasagne, emergere con una nuova tipologia di pasta è una sfida ancora più ardua. In questo articolo, conosciamo la sorprendente storia di questo nuovo formato di pasta e il suo percorso verso il riconoscimento di prodotto De.Co. Bologna: gli imbutini.

    Credits @Antonio Pastore

    Origini degli imbutini

    Gli imbutini sono frutto della curiosità e dell’ingegno di Flavia Valentini, un’infermiera di Ozzano dell’Emilia. La storia inizia nel 2013, quando Valentini acquistò un antico utensile per tagliare la pasta in piccoli dischi durante una passeggiata in un mercatino dell’usato. Questo strumento misterioso, che i venditori pugliesi avevano erroneamente identificato come un attrezzo per fare orecchiette, non aveva un’utilità chiara.

    Determinata a svelarne il segreto, Valentini iniziò a sperimentare nella sua cucina. Utilizzò semola di grano duro invece della solita sfoglia all’uovo e lavorò i dischi di pasta con il gesto usato per chiudere i tortellini. Così, per caso, creò una nuova forma: piccoli imbuti, che ribattezzò “imbutini”.

    La scoperta non passò inosservata. Valentini, intuendo di aver trovato qualcosa di speciale, condivise la sua creazione con una vicina di casa che lavorava all’ufficio brevetti. Inizialmente scettica, poiché esistono moltissimi formati di pasta brevettati che non sono mai arrivati sul mercato, la vicina esaminò con attenzione l’idea di Flavia. Con grande sorpresa e un pizzico di emozione, scoprì che questo particolare formato non era mai stato registrato. Così, insieme, decisero di registrare il marchio e trasformarono una semplice intuizione casalinga in una vera e propria innovazione gastronomica.

    Credits @Antonio Pastore

    Un prodotto De.Co.

    Creare un nuovo formato di pasta in Emilia-Romagna, una regione nota per la sua ricca tradizione culinaria, è stato un traguardo notevole. Gli imbutini non solo dovevano essere esteticamente piacevoli, ma anche funzionali in cucina: cuocere uniformemente, trattenere il sugo e mantenere la forma durante la cottura. E gli imbutini hanno superato brillantemente tutte queste sfide, guadagnandosi un posto d’onore come prodotto De.Co. (Denominazione Comunale di Origine) dal Comune di Bologna. Questo attestato di eccellenza locale celebra il valore culturale e gastronomico degli imbutini e oggi sono considerati come un simbolo di tradizione e innovazione nel panorama culinario italiano.

    La sagra dell’imbutino

    Il successo, la storia affascinante e la straordinaria versatilità degli imbutini hanno spinto l’organizzazione locale a dedicare una sagra interamente a questa nuova pasta. Ozzano dell’Emilia rende omaggio a questa creazione con la sagra dell’imbutino. La seconda edizione, tenutasi a giugno, ha attirato un folto pubblico di appassionati e curiosi, contribuendo così a celebrare e diffondere ulteriormente la notorietà di questo nuovo formato di pasta.

    Caratteristiche degli imbutini in cottura

    Uno degli aspetti più affascinanti degli imbutini è il loro comportamento durante la cottura. Grazie alla loro forma unica con un forellino sulla punta, gli imbutini cuociono in modo uniforme. Questo design permette all’acqua di circolare all’interno e all’esterno del formato, evitando che alcune parti restino crude mentre altre si scuociono. Inoltre, il forellino facilita la scolatura, evitando che l’acqua rimanga intrappolata all’interno e finisca nel sugo, compromettendone la consistenza.

    Versatilità nei condimenti

    La forma e la consistenza degli imbutini li rendono adatti a quasi tutti i tipi di condimenti. Alcuni dei condimenti più consigliati sono con:

    • sugo di pesce: la forma degli imbutini è perfetta per raccogliere i pezzi di pesce e trattenere il sugo in modo da esaltare i sapori.
    • ragù di carne: la struttura della pasta cattura perfettamente i sughi di carne così da rendere ghiotto ogni boccone.
    • condimenti vegetali: salse a base di verdure, come zucchine, melanzane o peperoni, si abbinano bene con gli imbutini, oltre che offrire un’alternativa più leggera.
    • salse cremose: salse a base di panna, formaggi o besciamella si amalgamano bene con gli imbutini, grazie alla loro capacità di trattenere i condimenti cremosi.

    Credits @Antonio Pastore

    Il successo degli Imbutini

    Oggi, gli imbutini sono una piccola celebrità nel panorama gastronomico di Bologna e dintorni. Presenti in show televisivi e showcooking, vengono venduti in negozi storici e distribuiti da piccoli pastifici, contribuendo a diffondere la loro fama e unicità. Rappresentano una combinazione perfetta di tradizione e innovazione, un nuovo formato di pasta che ha conquistato chef e appassionati di cucina. Grazie alla loro capacità di raccogliere e trattenere il sugo e al riconoscimento come prodotto tipico della De.Co. Bologna, gli imbutini sono destinati a diventare un simbolo di eccellenza culinaria in Italia e nel mondo.

    In un’epoca in cui i nuovi prodotti nascono spesso da team di esperti nelle grandi aziende, la storia degli imbutini ci ricorda il fascino delle creazioni casalinghe e il potere dell’ingegno personale.

    E voi eravate a conoscenza di questo nuovo formato di pasta? L’avete mai assaggiato?


    Immagine in evidenza di Credits @Antonio Pastore

     

    Lucano di nascita, campano di formazione, emiliano d’adozione. Si è trasferito a Bologna per studio e per amore della cotoletta alla petroniana. Oggi lavora come copywriter anche se da bambino sognava di diventare benzinaio. Il suo primo preferito sono gli gnocchi alla sorrentina. Nella sua dispensa non mancano mai basilico, menta e l’olio dello zio.

    Lascia un commento