Due grandi interpreti della cultura contemporanea a tu per tu per riflettere insieme su arte, bellezza e nutrizione. Sono questi i temi che il grande architetto Mario Botta e lo scultore Giuliano Tomaino hanno affrontato nel corso dell’incontro ‘Il Gusto dell’Arte’ che si è svolto lo scorso 26 settembre all’interno della CIR Vip Lounge a Expo. Il dialogo, moderato da Giuliano Gallini di CIR food, ha esplorato passato, presente e futuro delle arti figurative, con continui rimandi al contesto di Expo, dove le opere di Giuliano Tomaino fanno bella mostra di sé grazie all’impegno di CIR food, che ne ha volute collocare ben 11 lungo il Decumano e all’interno dei suoi locali.
Mario Botta: “le sculture di Tomaino suscitano echi lontani della memoria”
Ed è proprio sul valore culturale delle sculture dell’artista di La Spezia che l’architetto Mario Botta si è soffermato a lungo, elogiandone la capacità evocativa e le sensazioni provate nell’ammirarle. “Con il loro minimalismo espressivo e la chiarezza di immagine” ha raccontato Botta “le figure di Tomaino sono in grado di suscitare in chi osserva echi lontani della memoria, ricchi di nostalgia, che rimandano a ricordi lontani della propria infanzia”.
“Peccato” sottolinea l’architetto “che in questo contesto le opere non trovino la giusta valorizzazione: Expo si è trasformata in una specie di fiera agronomica e di consumo e la filosofia Nutrire il Pianeta è diventata uno slogan vuoto, privo di significato. In questo contesto, la presenza enigmatica e misteriosa di queste sculture minimali, bidimensionali e monocromatiche crea però un contrasto positivo e incantevole rispetto alla tracotanza tridimensionale delle strutture di Expo”.
La risposta commossa di Giuliano Tomaino
Di fronte alle parole di Mario Botta, un commosso Giuliano Tomaino ha spiegato la genesi delle sue opere che, come ha raccontato “sono come le figure arcaiche e i pittogrammi dei primi uomini delle caverne. Figure semplici, con pochi tratti minimali, ma non per questo povere di significati”. Alla domanda su qual è il processo che porta alla nascita di ogni sua scultura, Tomaino ha spiegato che “quando creo non ho in mente un progetto ben preciso. L’opera è il trait d’union fra il mio pensiero e il gesto artistico. Solo a posteriori mi rendo conto della composizione che nasce da questo legame e solo a posteriori riesco a comprendere e giudicare il valore di quel che ho prodotto”.
La bellezza, tra valore etico ed estetico
Il dialogo fra Botta e Tomaino a ‘Il Gusto dell’Arte’ ha toccato inevitabilmente anche il tema delle architetture e del valore visivo di Expo, da cui sono scaturite alcune riflessioni sul concetto di bellezza e sul suo portato etico ancor prima che estetico.
“Cosa penso delle architetture di Expo? C’è il buono e il cattivo” ha affermato Botta. “Alcuni padiglioni sono troppo monumentali e pacchiani. Altri, come quello del Brasile, sono riusciti invece nel compito di integrare il visitatore al loro interno, facendoli diventare parte della architettura. Mi spiace non vedere realizzato il progetto originario di Expo, che prevedeva al posto dei padiglioni, la realizzazione di una lunga fila di orti ai lati del Decumano e del Cardo”. Su cosa sia per lui la bellezza, Botta ha espresso un concetto chiaro e preciso: “Il bello nasce quando in un oggetto materiale riconosciamo un valore, una realtà immateriale, che ognuno di noi porta dentro di sé e che è in grado di proiettare su un’opera. Ricordiamoci sempre che la bellezza è una tendenza etica prima che estetica”.
Anche per Tomaino la bellezza risiede sempre negli occhi di chi guarda. “La bellezza è qualcosa di etereo, immateriale, che viaggia nell’aria. Un’opera d’arte è di per sé è un oggetto inanimato, privo di valore. Solo chi si ferma a guardarla e osservarla può caricarla di significati, venendone emozionato. È in questo preciso istante che la bellezza si manifesta, diventando tangibile”.
Infine, spazio alle riflessioni sui legami fra arte, nutrimento e impresa, con le conclusioni finali di Giuliano Tomaino: “L’arte può essere nutrimento anche per una azienda? Sì, perché può stimolare un pensiero e accrescere la conoscenza delle persone. E il sapere e le nuove idee nutrono il mondo”.