Il cibo immaginario: a Budapest, l’Italia si racconta a tavola

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Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via. E ancora: Gigante, pensaci tu!
Provate a dire che non è così: bastano due frasi a fare resuscitare un universo di immagini e ricordi che va ben oltre il brand di un prodotto. Potere persuasivo della pubblicità: qualcuno ha pensato di “metterlo in mostra”.
 Il cibo immaginario 1950- 1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola, raccolta di pubblicità italiane del ventennio 1950-70 è stato già ospitato da Parma e Roma. La troviamo adesso in trasferta, all’Istituto di Cultura Italiana di Budapest.

Le immagini che raccontano l’Italia
Specchio delle abitudini e delle trasformazioni di una nazione, modello culturale per l’Italiano travolto dal boom economico: la pubblicità sa restituirci una fetta importante dell’immaginario dello “stivale” del secolo scorso. Se poi parliamo non di una pubblicità qualsiasi, ma della pubblicità del cibo, ecco che riappare ai nostri occhi l’Italia dei nostri nonni.

Ideata e curata da Marco Pannella, prodotta da Artix in collaborazione con Coca Cola Italia, Gruppo Cremonini e Montana, Il Cibo Immaginario è “in scena” a Budapest dal 7 ottobre, dove rimarrà fino al 28. Oltre 400 immagini estrapolate dai rotocalchi dell’epoca, accompagnate da locandine, riviste, manifesti, depliant, cataloghi premi, calendari, agende per la casa, cartoline illustrate, fotografie, fumetti e figurine, per un totale di circa 200 oggetti. Materiale recuperato da case e cantine, mercatini e aste telematiche, per ricostruire la corsa dell’Italia contadina verso la modernità e lo sviluppo.

Dodici grandi temi attraverso la pubblicità
Forme, oggetti e colori che cambiano tra le pareti domestiche, nuove forme di tempo libero, nuovi gusti, concorsi a premio e offerte speciali. La seduzione dello stile di vita moderno, importato dai modelli d’oltreoceano, passa prima di tutto da qui.
Il percorso della mostra si conclude con 30 foto che ritraggono l’Italia dal vivo: quella che rialzandosi dalla guerra sogna e conosce il benessere.

L’immaginario del cibo a Budapest
Un onore per l’ideatore, che nella presenza de Il cibo immaginario a Budapest vede “un’opportunità straordinaria che favorisce la conoscenza, tra i tanti amanti dello stile, della cultura e del gusto italiani, di un riflesso particolare della storia del nostro Paese”.
Onore che si arricchisce di valore aggiunto se si pensa che la mostra è frutto di una scelta mirata da parte dell’Istituto di Cultura Italiana di Budapest, che la inserisce in un ciclo di eventi dedicato ai significati del cibo e delle sue interpretazioni, programmato in vista dell’Expo 2015.
Quale modo migliore per parlare di rito italiano in tavola, se non la scelta del linguaggio pubblicitario? Di un linguaggio che, per usare le parole della direttrice dell’Istituto, Gina Giannotti, “sintetizza l’informazione e conserva intatta l’immediatezza del messaggio, riuscendo ad essere estremamente parlante e comunicativo anche per un pubblico straniero”?

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