Venti milioni di ettolitri all’anno
Sono questi i numeri dell’esportazione made in Italy della bevanda che secondo Johann Wolfgang von Goethe (insieme alla donna NdR) soddisfa ogni bisogno.
Numeri che ci valgono il primato mondiale dei volumi tra gli esportatori del nettare degli dei, e il merito va in primis ai vini in bottiglia ma con una dovuta precisazione: i litri venduti sono sempre tanti ma le richieste, in realtà, non crescono particolarmente. L’opposto vale per gli spumanti che, pur occupando una fetta modesta della grande torta delle esportazioni, risultano sempre più appetibili agli occhi dei nostri maggiori importatori. Non ci delude il vino sfuso, che rimane stabile ai suoi 6 milioni di ettolitri.
Dietro Francia e Nuova Zelanda
La regina dell’export rimane la Francia, non tanto per le quantità, che nel 2013 sono rimaste al di sotto dei 15 milioni di ettolitri, quanto per prezzo medio di esportazione: 540 euro per ettolitri contro i nostri 248 euro. Ci consolerà però sapere che questi numeri sono frutto di una crescita molto lenta, che impallidisce rispetto ai progressi fatti dall’Italia nell’ultimo anno. Progressi che ci piazzano al terzo posto, dietro la Francia, appunto, e la Nuova Zelanda.
Previsioni 2014: brutte notizie, ma non per l’Italia
I dati del mercato globale del vino all’inizio del nuovo anno non sono stati particolarmente confortanti per gli “apostoli di Bacco”, un fatto che in realtà riguarda poco o nulla il nostro paese.
I primi grandi bevitori restano gli U.S.A., seppure con un leggera contrazione nelle importazioni che, tuttavia, non tocca affatto l’Italia. Gli americani bussano alla nostra porta come e più di prima, e anche in questo caso a crescere è soprattutto la richiesta di bollicine. Piacciamo tanto anche al Canada, che rispetto allo scorso anno trattiene imprecettibilmente il portafogli, ma non di fronte a vini e spumanti italiani.
Vinciamo a mani basse in Cina, dove vediamo crescere l’export degli imbottigliati, con una spallata alla Francia che nella repubblica del riso perde terreno. Ampi consensi anche in Russia, dove possiamo sbandierare addirittura il 63% dell’import nazionale di spumanti. Un po’ più freddi i rapporti con il Giappone, che sembra snobbare il fascino delle nostre bollicine riducendone la richiesta.
Il rallentamento dell’ultimo semestre
Le cose cambiano nell’ultimo semestre. Niente di preoccupante: continuano a crescere sia le quantità che i prezzi di esportazione, ma in maniera molto più lenta. Viene confermata la preferenza accordata alle bollicine, perdono invece i vini sfusi, e crescono poco gli imbottigliati. Tutti dati che per essere compresi vanno contestualizzati, prendendo come punto di riferimento la patria dello Champagne, rispetto alla quale siamo messi molto meglio. Nell’ultimo semestre vede infatti scendere sia i valori del prezzo medio di esportazione che gli ettolitri venduti, probabile conseguenza della brutta vendemmia del 2012.
Un problema che in un futuro non troppo lontano potrebbe riguardare anche noi, considerando le pessime previsioni che per questa stagione sono state fatte sui vigneti settentrionali.
Resta dunque aperta la domanda: riusciremo a far fronte ai ritmi vertiginosi della crescita di domanda di spumanti?