“Una generazione dicotomica, che ama stare fuori casa e vive il cibo come elemento conviviale”: l’intervista a Enzo Risso su GenZ e rapporto col cibo

 

“Conviviali esistenziali”, “Poeti maledetti del cibo”, “Bio maniacali”: sono solo tre delle dodici community of sentiment individuate da Ipsos nell’indagine “Generazione Z: il rapporto con il cibo e la ristorazione. Numeri e tendenze”, per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT. Presentata lo scorso 16 ottobre in occasione del Primo Summit della Ristorazione Collettiva, organizzato da CIRFOOD, la ricerca Ipsos ha messo in luce tendenze, modelli estetici e opinioni dei giovanissimi italiani rispetto al proprio corpo, alla cura di sé e al modo di vivere il cibo, dentro e fuori casa. Ne abbiamo parlato con Enzo Risso, Direttore scientifico di Ipsos e prof. di Audience studies all’Università La Sapienza di Roma.

GenZ e rapporto con il cibo e la ristorazione: intervista a Enzo Risso di Ipsos

Foto di CIRFOOD DISTRICT

Un profilo dei giovani nella loro relazione con il cibo è quanto emerge dall’indagine Ipsos e da questa chiacchierata dove si delineano molti aspetti nuovi e di rottura, che differenziano i ragazzi e le ragazze italiani dai giovani del passato. 

Prof. Risso, rispetto a chi sia la Generazione Z c’è un po’ di confusione: di chi stiamo parlando?

“Stiamo parlando delle persone nate tra il 1997 e il 2007, per cui coloro che oggi hanno tra i 18 e i 26 anni”.

Ci sono moltissime indagini volte a esplorare ogni aspetto, abitudine, caratteristica o scelta dei giovani italiani della GenZ: perché ci interessa tanto studiarla e quanto può influenzare consumi e tendenze nel nostro Paese?

“La studiamo intanto per conoscerla, perché è la nuova generazione giovanile, se consideriamo i parametri Istat, che collocano questa categoria tra i 18 e i 34 anni. Ovvero, questi giovani sono coloro che lentamente nel corso di 8/9 anni sostituiranno completamente la categoria dei Millenials, ovvero coloro che oggi hanno più di 26 anni, stanno procedendo verso la maturità e che finora abbiamo studiato. Siamo quindi in una fase di transizione, con due generazioni giovani. 

La studiamo poi perché in Italia ci sono sempre meno giovani e si fanno sempre meno figli. Per cui studiare questa generazione è importante, ci aiuta a capirne le dinamiche. Sono infatti sui social, ma è una generazione più isolata rispetto alle precedenti: sono sempre di meno, sono figli unici”. 

Foto di CIRFOOD DISTRICT

In occasione del Primo Summit della Ristorazione Collettiva organizzato al CIRFOOD DISTRICT, Ipsos ha presentato i risultati dell’indagine che ha coinvolto ragazzi e ragazze della Generazione Z con interviste realizzate a giugno 2023. Rispetto al corpo e alla cura di sé, cosa è emerso?

“È una generazione che ha un rapporto intenso con il proprio corpo, non solo perché lo marchia, attraverso tatuaggi e piercing. È un rapporto con il corpo che rispetto alle generazioni precedenti mostra due accentuazioni interessanti. Da un lato, una tendenza, specie tra le ragazze, al sottopeso (il 19% dei giovani), quindi possiamo notare una passione per le micro taglie”.

Si tratta di una novità? Non era così anche in passato?

“Diciamo che con la GenZ il fenomeno è accentuato, per cui oggi la vecchia taglia 42, considerata la small fino a 15 anni fa, oggi è sostituita dalla 36, che viene infatti prodotta da alcuni brand di abbigliamento che si rivolgono a questa categoria di giovani”.

L’altra accentuazione?

“Dall’altra parte cresce l’indifferenza verso il peso corporeo: per cui un 52% dei giovani è distaccato rispetto all’idea che la propria relazione con il corpo sia legata al peso. Si tratta di due estremizzazioni e questo si riflette anche negli stili di vita. Ad esempio, due pratiche importanti visibili nei comportamenti della GenZ sono la consapevolezza che se uno vuole raggiungere determinati traguardi e canoni estetici, per avere un corpo scolpito, servono fatica e sudore (29%), ma contemporaneamente, una propensione verso un corpo naturale, senza artifici, senza ritocchi”.

Rispetto a questo, c’è da dire che anche a livello di società e di comunicazione, stanno cambiando anche i modelli estetici, c’è il messaggio del body positivity.

“Sì, stanno cambiando un po’ i canoni estetici, c’è anche la riduzione della spinta allo sport: al 26% degli intervistati piace muoversi, ma non c’è solo quello nella vita, sono equilibrati. Ma anche qui ci troviamo davanti a una generazione dicotomica: una quota, del 20%, è confident con il proprio corpo e si sente a proprio agio anche riconoscendosi dei “difetti fisici” e un’altra quota, sempre del 20%, non si accontenta mai e non si piace quando si guarda allo specchio”. 

E per quanto riguarda il senso del cibo per questi giovani?

“Anche questa generazione ha delle difficoltà nel rapporto col cibo. La maggioranza, circa il 71%, segnala un rapporto difficile, soprattutto nella relazione cibo e salute.

Tuttavia, nonostante sia una generazione fast, la Generazione Z predilige la semplicità nel rapporto col cibo: non c’è una ricerca di cibo complesso, ma di cibo fresco, genuino. La spinta del passato al fast food è più declinata oggi nell’idea di un pasto semplice. Infine, la cucina, il mangiare, cucinare nuove ricette, sono elementi di divertimento”. 

La ristorazione e il mangiare fuori casa, quindi, per la GenZ sono soprattutto momenti di socialità? 

“Sì, mangiare fuori piace (il 66% mangia fuori almeno una volta a settimana) e piace soprattutto come strumento di convivialità. Qui ritorniamo al convivium latino: per la Generazione Z è proprio un modo per stare con gli altri, incontrare gli amici, per mangiare qualcosa di diverso, per condividere il pasto (anche attraverso i social e, in particolare, i selfie). Per questi giovani mangiare fuori è un momento di serenità, non di necessità e non di fuga o di svago: si mangia fuori per stare in compagnia. In questo è una generazione che supera la vecchia dimensione di pub e birreria, tipica dei Baby Boomer. I giovani italiani preferiscono il fast food, sono attenti anche all’offerta del ristorante e hanno una vera passione per il sushi e per il cibo etnico”. 

Altri piatti irrinunciabili?

Pixel-Shot/shutterstock.com

“La dieta ideale dei ragazzi di oggi è sempre quella delle 3P: pizza, pasta, patate. Cresce la frutta fresca, cala la carne rossa (c’è una preferenza per la carne bianca). Il pane è al 38% di interesse, così come il caffè, considerato una delle bevande irrinunciabili”. 

Parliamo invece del rapporto dei giovani con l’alimentazione: è sereno o segnato dal conflitto, come ci si aspetterebbe in queste fasce di età? 

“L’indagine ha individuato 4 campi che ci aiutano a capire la relazione della GenZ con il cibo: gli “Sregolati”, in cui il rapporto con il cibo e con il corpo è conflittuale, esasperati con l’alimentazione e anche a rischio anoressia (25% dei giovani italiani), gli “Esigenti”, per i quali mangiare è una fatica, perché selezionano solo alcuni alimenti, sono attenti a cercare prodotti che fanno bene al corpo, sempre gli stessi (15% dei giovani), i “Compiaciuti”, dove rientrano sia persone longilinee, sia curvy, per le quali l’alimentazione è sempre informata, naturalista, attenta alla cura del corpo (16%). Infine, troviamo il 44% rappresentato dal campo dei “Pacificati”, che vive il cibo con serenità, ama la cucina di casa, si concede qualche golosità senza problemi, vive il cibo come elemento per stare in compagnia, in maniera più libera e anche più ribelle rispetto agli stereotipi sociali”. 

L’individuazione di questi 4 campi vi ha portato a tracciare una mappa che ci restituisce molte sfumature: ce ne parla?

Foto di CIRFOOD DISTRICT

“Qui entriamo più nello specifico, infatti dai 4 campi abbiamo individuato 12 community of sentiment, equamente distribuite. Specifichiamo che la somma delle singole community non fa 100, perché le scelte sono ondivaghe e complesse, come vedremo.

Il campo degli “Sregolati” è composto da 3 community: gli “Incamminati sul crinale dell’anoressia”, i più preoccupanti (8%), gli “Scombinati”, in guerra col proprio corpo, i “Fast burger delivery fan”, che mangiano quasi esclusivamente delivery e fast food, senza orari e con una modalità di fruizione che possiamo definire molto urban.

Nel campo degli “Esigenti” troviamo invece “I poeti maledetti del cibo”, sempre in guerra col cibo, perché iperselettivi, poi abbiamo i “Brandizzati carnivori”, alienati ai sapori perché per loro dominano solo carne (e patate) e non provano piacere per nessun altro alimento (8%). L’ultima community di questo campo è rappresentata dai “Fashion Body”, per i quali tutto ruota attorno al corpo, per cui hanno una grande attenzione e una visione molto sofisticata della relazione tra cibo e corpo.

Nel campo dei “Compiaciuti”, troviamo la community “I curvy disincantati”, che sono dediti alla cura dell’anima, non si preoccupano di avere un corpo curvy e lo mostrano senza problemi, i “Bio maniacali”, iperinformati, naturalisti e che mangiano solo biologico, infine abbiamo “I body modaioli”, che vogliono esibire il corpo per sentirsi ammirati, per cui mangiano in modo bilanciato, sono molto attenti all’alimentazione e pesano tutti gli alimenti.

Nel campo dei “Pacificati”, il più grande, abbiamo “I body impegnati”, il 22%, per i quali il corpo è da scolpire, per cui bisogna fare molto sport, mangiare sano, preferibilmente cibo casalingo (della mamma). Sempre qui troviamo poi “I conviviali esistenziali”, per cui il cibo conta come occasione per stare con gli altri: hanno un rapporto positivo col cibo, non importa la tipologia, se si va al sushi o al vegetariano, perché il fine è un altro. Infine abbiamo “Gli anti fashion”, critici verso i canoni e gli stereotipi della società moderna, per questo non si pongono limiti e si concedono anche cibi golosi e dolci”.

C’è un dato sorprendente, che ha trovato di particolare interesse e che caratterizza questa generazione rispetto ad altre?

ADDICTIVE STOCK/shutterstock.com

“Gli aspetti che caratterizzano la Generazione Z sono molteplici: la tendenza alla polarizzazione, per cui nel rapporto col corpo si ritrovano il necessariamente sottopeso e il tranquillamente curvy. Inoltre cresce l’attenzione al naturalismo e alla semplicità nella relazione con il cibo, così come i dati mostrano una generazione che ama molto stare fuori casa e per cui il cibo è uno strumento conviviale, dove in passato lo erano solo la birra e il vino”. 

Se è vero che il cibo è convivio ed è anche cultura, l’indagine Ipsos per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT restituisce uno spaccato di grande interesse per chi vuole comprendere chi siamo e dove stiamo andando, anche orientando e modulando le scelte, per scuola, servizi, educazione e sanità a misura di futuro. Cosa ne pensate? 

Per leggere e scaricare i risultati completi della Ricerca “Generazione Z: il rapporto con il cibo e la ristorazione. Numeri e tendenze”, visitate il sito dell’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, a questo link.


Credits immagine in evidenza: DavideAngelini/shutterstock.com

 

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