L’incontro tra gli otto ministri dell’agricoltura dei paesi economici più influenti ha sottolineato l’esigenza di nuove politiche che assicurino il diritto al cibo e all’acqua per tutti
Sono queste le parole con cui si apre il documento finale del G8 Agricoltura che ha visto riunirsi i ministri delle politiche agricole degli otto principali paesi economici.
L’incontro si è tenuto dal 18 al 20 aprile a Cison di Valmarino, un paese in provincia di Treviso, e ha avuto come tema centrale il rapporto tra agricoltura e fame nel mondo. A pochi passi dal 2015, termine entro il quale, secondo l’Onu, si sarebbe dovuto raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero di persone che soffrono la fame, è ormai sotto gli occhi di tutti l’impossibilità di conseguire il traguardo stabilito. I Paesi si interrogano sul da farsi e i ministri dell’agricoltura sono i primi a essere coinvolti nella stesura delle nuove politiche agricole mondiali.
Bioversity International, organizzazione non governativa che si occupa di ricerca in agricoltura, ha espresso un giudizio favorevole sul documento stilato dal G8, affermando che “è il primo documento a livello ministeriale che riconosce apertamente le difficoltà nel raggiungere il primo degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (la riduzione della fame nel mondo)”. La dichiarazione firmata dai ministri presenti a Cison di Valmarino, inoltre, afferma senza ombra di dubbio il ruolo centrale dell’agricoltura per lo sviluppo economico, la sicurezza alimentare e la salute delle popolazioni.
Ma se il problema della qualità del cibo può trarre vantaggio dal miglioramento della ricerca, il calo di produzione agricola è invece legato ai cambiamenti climatici e alle speculazioni finanziare sugli alimenti. Il Europa e negli Stati Uniti, nonostante ci fossero condizioni favorevoli per la semina del grano invernale, le superfici seminate sono diminuite a causa del forte ribasso del prezzo delle materie prime causato dalle speculazioni.
E se il cibo è al centro del dibattito, “l’agricoltura deve essere ovunque”, ha affermato Legambiente, richiamando alla necessità su scala planetaria di “un’agricoltura di piccola scala con modello agroecologico”, l’unica forma di produzione agricola sostenibile nel futuro. “Solo un sistema in grado di recuperare la centralità del contadino nella gestione del territorio e nella scelta della produzione agroalimentare – sottolinea Maurizio Gubbiotti, responsabile del dipartimento internazionale di Legambiente – può garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei popoli e degli equilibri necessari alla conservazione della biodiversità”.
“Non credo che questo sia vero, afferma Rino Ghelfi, professore di economia e ingegneria agrarie dell’Università di Bologna. “Zaia e gli altri ministri del G8 hanno ribadito delle posizioni importanti che da un po’ di tempo erano passate in secondo piano. Il documento, infatti, sottolinea l’importanza della sicurezza alimentare e la necessità che tutti i popoli debbano avere accesso al cibo e all’acqua. Porre la sicurezza alimentare come primo punto da perseguire nelle future politiche mondiali vuol dire riproporre la centralità del diritto al cibo per tutti.
Per sapere cosa succederà, dobbiamo aspettare l’Appuntamento di giugno alla Maddalena dove i risultati del primo Vertice dei Ministri dell’agricoltura verranno presentati al G8 dei Capi di Stato e di Governo.
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di Anastasia Scotto.