G7 Agricoltura e Pesca 2024: clima, giovani agricoltori e sicurezza alimentare al centro del dibattito

 

Il G7 dedicato ad Agricoltura e Pesca, che si è svolto a Siracusa e Ortigia dal 26 al 28 settembre 2024, ha offerto l’occasione per trattare alcune delle questioni principali legate alla produzione alimentare. Se da un lato il dibattito politico ha ottenuto ancora una volta la ribalta mediatica, per la presenza di esponenti di primo piano all’appuntamento, dall’altro sono comunque emersi alcuni dei temi d’indirizzo per il governo italiano, come anche le emergenze imposte dall’attualità, a partire dalla necessità di adattarsi alla crisi climatica. Ma quali sono stati gli argomenti più discussi? Ecco cosa resta del summit e quali spunti torneranno a richiamare l’attenzione del mondo agroalimentare.

Aleksandra Tokarz/shutterstock.com

G7 Agricoltura 2024: una vetrina per l’Italia e il Made in Italy

La possibilità di ospitare il G7 dedicato ad Agricoltura e Pesca ha rappresentato per l’Italia un’occasione importante, per ribadire il ruolo centrale delle nostre produzioni e dei prodotti tipici nazionali, come per contribuire attivamente al dibattito sulle tematiche di ambito agroalimentare dettate dalla contemporaneità. L’evento si è tenuto a Siracusa, sull’isola di Ortigia, dal 26 al 28 settembre, e ha coinvolto i ministri dell’Agricoltura dei Paesi del G7, il Commissario europeo per l’Agricoltura e rappresentanti africani, insieme a leader delle principali organizzazioni internazionali: FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), IFAD (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) e WFP (Programma alimentare mondiale). Al centro delle discussioni ci sono stati temi cruciali come la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agricoli, con un focus sull’adattamento ai cambiamenti climatici, il ruolo delle giovani generazioni in agricoltura, lo sviluppo agricolo in Africa, la sicurezza alimentare e l’importanza crescente delle esportazioni.

Oltre agli incontri ministeriali, il programma ha incluso lo “Young Hackathon”, un evento dedicato ai giovani agricoltori e agli studenti, e l’Expo DiviNazione – fortemente voluto dal Ministro Francesco Lollobrigida e del quale si è discusso molto in chiave politica – un’esposizione pubblica che si è svolta dal 21 al 29 settembre, per celebrare le eccellenze dell’agroalimentare italiano, delle tecnologie innovative e del patrimonio culturale siciliano.

Adattamento ai cambiamenti climatici, pesca e acquacoltura sostenibili

Tra i temi trattati, quello legato alla crisi climatica – e in particolare all’adattamento ai cambiamenti degli ultimi anni – non poteva che essere in cima alla lista. L’impatto sull’agricoltura di questi nuovi scenari, infatti, impone l’adozione di strategie innovative per fronteggiare calamità naturali sempre più frequenti, con alternanza tra periodi di siccità, alluvioni e inverni più miti, soprattutto lungo la fascia appenninica, come abbiamo visto occupandoci di formaggi e crisi climatica. I ministri intervenuti, in questo senso, hanno sottolineato l’importanza della scienza e dell’innovazione in agricoltura per affrontare queste sfide globali.

Nell’ambito dei temi legati all’ambiente e all’adattamento – e a maggior ragione pensando alla realtà della Sicilia – si è sottolineata l’importanza della pesca e dell’acquacoltura sostenibili, per contribuire alla sicurezza alimentare globale. Il G7, in questa prospettiva, ha discusso il contributo che questi settori possono offrire per affrontare le sfide alimentari in Africa. Il Forum per l’Africa, non a caso, ha rappresentato uno spazio di confronto importante tra le sessioni di lavoro, al fine di rafforzare la cooperazione tra i Paesi più industrializzati e gli Stati africani per lo sviluppo agricolo del continente. 

La Sicilia del vino e l’adattamento ai cambiamenti climatici

Parlando di adattamento alle nuove condizioni imposte dalla crisi climatica, la produzione vinicola siciliana è interessante sia per il settore in questione sia per il territorio nel quale si opera, entrambi molto colpiti da siccità ed eventi avversi. Grazie all’innovazione, alla ricerca e alla sperimentazione, il cambiamento climatico – almeno per il momento – è ormai in gran parte governato, come ha dichiarato Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela dei Vini Doc Sicilia aprendo il convegno Resilienza, ricerca, strategia: la Sicilia governa il cambiamento climatico del 22 settembre. “Le aziende vitivinicole, l’agricoltura tutta, negli ultimi anni hanno messo in atto varie azioni per limitare i danni di un climate change che colpisce sempre più. Crediamo sia giusto dare voce a questo lavoro e chiedere un intervento deciso da parte delle istituzioni per attuare un piano di grandi opere infrastrutturali ormai urgenti”, ha aggiunto Antonio Rallo. In questo senso, Assovini Sicilia, il Consorzio di tutela dei vini Doc Sicilia e la Fondazione SOStain Sicilia sono unite per dare risalto alle azioni e alle strategie adottate in viticoltura.

Italian Food Production/shutterstock.com

“Il contesto in cui la Sicilia del vino si sta muovendo è sempre più in evoluzione”, ha aggiunto Luigi Pasotti, Dirigente dell’Unità operativa di Catania del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (SIAS), parlando dell’emergenza idrica dell’isola, dovuta alla riduzione delle piogge e soprattutto all’aumento delle temperature. Nel 2023 in Sicilia si è registrato un aumento delle precipitazioni in primavera, condizione che ha favorito le malattie fungine, come la peronospora. Nel 2024, invece, c’è stata una scarsità di piogge a partire da gennaio, con un aumento delle temperature che ha imposto l’anticipo della vendemmia. La siccità può anche creare dei problemi futuri al terreno, che non riesce a trattenere l’acqua: di conseguenza le piante saranno sotto stress. Nel futuro, perciò, si dovrà pensare sia a proteggere le uve sia a mettere a punto sistemi per tutelare i suoli, implementando anche le riserve idriche”, ha concluso Pasotti.

Secondo Mariangela Cambria, presidente Assovini Sicilia, “in questo scenario diventa fondamentale l’intervento attivo delle cantine, prime sentinelle di un territorio che ha sempre più bisogno di attenzione e interventi rapidi che spesso vengono delegati ai privati”. Da un sondaggio curato dall’Università degli Studi di Messina per Assovini Sicilia, è emerso che l’80,5% degli associati ha introdotto nuove tecnologie e metodologie nella vinificazione e nella gestione del vigneto; il 22% partecipa a progetti di sperimentazione nei vigneti e il 20,3% ha avviato progetti con enti di ricerca per sfruttare nuove tecnologie.

Giuseppe Bursi, vicepresidente della Fondazione SOStain Sicilia, ha puntualizzato che il concetto di sostenibilità “riguarda anche il benessere dei lavoratori e la salute dei consumatori, il coinvolgimento delle comunità locali, la valorizzazione del territorio circostante e la conservazione delle risorse naturali. Tra i 10 punti minimi richiesti nel nostro disciplinare chiediamo alle aziende di calcolare, a livello di organizzazione, l’impatto delle proprie attività su fattori ambientali quali acqua, aria e vigneto e adottare tecniche di risparmio idrico ed energetico. Si sta imparando a gestire sempre meglio le risorse e a guardare al futuro con un impegno non solo di business ma anche sociale”.

Antonio Rallo, infine, ha ricordato i progetti di ricerca avviati in collaborazione con l’Istituto regionale del vino e dell’olio, l’Università degli Studi di Palermo e di Milano, l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia e l’Assoenologi sulla valorizzazione delle varietà locali e sulla scelta varietale e clonale della Sicilia viticola del futuro. Oltre a queste iniziative, però, secondo gli intervenuti occorrono investimenti pubblici per realizzare laghetti collinari, ristrutturare dighe, costruire grandi bacini e migliorare la rete di distribuzione dell’acqua. Si tratta di misure che devono essere promosse dalle istituzioni regionali e nazionali, per garantire un futuro sostenibile alle aziende vitivinicole siciliane e a tutti gli agricoltori.

Ranko Maras/shutterstock.com

Giovani, nuove imprese agricole ed esportazioni

Un altro tema di primo piano è stato il ruolo delle giovani generazioni per il cambiamento nel settore agricolo, affrontato durante il dibattito ministeriale e nello “Young Hackathon”, dove i giovani imprenditori hanno potuto proporre idee innovative per il futuro dell’agricoltura.

La questione delle esportazioni, altra tematica sulla quale si punta molto, si collega anche a questi contributi e la premier Giorgia Meloni ha sottolineato come il Made in Italy possa diventare una risorsa strategica a livello internazionale, con un focus sulle tecnologie innovative e la qualità dei prodotti agricoli italiani. “L’agroalimentare è un pezzo fondamentale del nostro nome nel mondo e della nostra identità: è conosciuto dappertutto e quest’anno, se le cose andranno come crediamo, l’esportazione italiana di prodotti agroalimentari varrà fino a 70 miliardi di euro; è il valore della nostra ricchezza che viene prodotta dagli agricoltori” ha affermato la Presidente del Consiglio presso expo DiviNazione 2024.

In questo spazio, che ha ospitato le Regioni italiane con le loro le eccellenze territoriali, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha dichiarato che “l’obiettivo è rilanciare l’agricoltura, ed è quello che stiamo facendo con il governo Meloni. Oggi insieme a tutte le organizzazioni agricole, della pesca e dei sindacati, vogliamo pianificare quello che deve essere fatto per lo sviluppo e la tenuta dell’attuale sistema: è necessario sviluppare ulteriori strumenti che possano garantire il reddito agli agricoltori, dobbiamo garantire a coloro che vogliono rivolgersi all’agricoltura e soprattutto ai giovani, che hanno una particolare attenzione alla trasformazione e investono nell’innovazione, un futuro certo e concreto”.

Un concetto molto caro alla maggioranza politica, e rilanciato in occasione del G7 Agricoltura, è quello della sovranità alimentare, che va di pari passo con la tutela e la promozione dei prodotti italiani. Una visione che riconosce all’agricoltura non solo un grande valore economico, ma anche il suo essere espressione dell’identità culturale della Nazione, altra definizione cara al Governo. “La sovranità alimentare, cioè la libertà di produrre e decidere cosa mangiare, può essere garantita a tutti e il cibo di qualità vede l’Italia competitiva sul piano del valore aggiunto. Lo sviluppo congiunto con i Paesi in via di sviluppo può creare un’agricoltura più redditizia e sostenibile. Con l’Africa bisogna creare uno sviluppo congiunto e vanno rimossi i motivi per i quali centinaia di migliaia di persone sono costrette dalla fame a scappare dalle loro terre. Bisogna aiutarli a svilupparsi, aiutando anche le nostre imprese ad aprire nuovi mercati” ha puntualizzato il Ministro Lollobrigida.

uslatar/shutterstock.com

Indicazioni geografiche e geopolitica del cibo

Il 26 settembre si è tenuto un convegno per favorire il dialogo tra i rappresentanti delle istituzioni internazionali e nazionali, i Consorzi di tutela italiani e le loro organizzazioni di riferimento, per sviluppare progetti di cooperazione a sostegno della diffusione delle Indicazioni geografiche nei Paesi in via di sviluppo. L’iniziativa ha visto la partecipazione di relatori internazionali e si è conclusa con gli interventi del Direttore generale FAO, Qu Dongyu, del Ministro Lollobrigida e di Paolo De Castro, docente ed ex europarlamentare.

Nell’ambito di DiviNazione 2024, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha dichiarato che “è tempo che l’Europa torni protagonista della geopolitica del cibo. Dobbiamo tornare a un dibattito multilaterale. Se restiamo nella bilateralità sarà solo un braccio di ferro. L’Europa deve fare l’Europa, essere una realtà compatta e solida, non la somma di singoli interessi. Non ci possiamo più permettere di rimanere schiacciati tra Cina e Usa. Dobbiamo garantire reddito ai nostri agricoltori. Un quarto della nostra Politica agricola comune viene destinato alla tutela ambientale. Noi siamo già i primi custodi della natura, ci serve supporto per essere sempre più competitivi sul mercato. Se ad esempio non introduciamo barriere tariffarie sul grano, i nostri produttori, soprattutto del sud, continueranno ad essere svantaggiati”.


Immagine in evidenza di: Suwin66/shutterstock.com

 

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