Frutta secca tutto l’anno, ma a Natale c’è più gusto!

frutta secca

Si avvicina Natale e la frutta secca resta protagonista delle tavolate natalizie, anche se numerosi studi, a livello internazionale, hanno ormai dimostrato le proprietà benefiche e quindi l’importanza di un suo consumo quotidiano.

Ma da dove proviene la frutta secca che imbandirà le nostre tavole per le feste? Da dove provengono le mandorle dei panettoni natalizi?

Dati e mercato

Il comparto della frutta secca sta vivendo un momento molto positivo. Secondo i dati forniti da Besana Group il 2014 potrebbe chiudere con un +5% rispetto al 2013, per un valore complessivo di oltre 600 milioni di euro. Il mercato europeo della frutta secca è in crescita sia in volumi sia a valore, grazie ad un incremento di prezzo delle principali materie prime, che non sembra aver scoraggiato i consumi.

Queste stime vengono confermate dai dati FAO, secondo cui l’incremento dell’offerta è costante, e dai dati diffusi da Fruitimprese, per cui il mercato della frutta secca è stato caratterizzato nel primo quadrimestre del 2014 da dinamismo notevole. In aumento sia le esportazioni che le importazioni. Da gennaio ad aprile 2014, l’aumento dell’export è stato a volume del 33,5% e del 46,8% a valore, mentre si è registrato un aumento a valore delle importazioni pari al 19%(Fruitimprese su dati ISTAT).

A livello mondiale, secondo i dati FAO pubblicati da Agricoltura 24, nel Dossier Frutta secca di Maggio, vengono prodotti circa 14 Ml di t di frutta secca all’anno, con un incremento costante dell’offerta ed un mercato guidato prevalentemente da USA e Paesi asiatici.

Prendendo in considerazione le specie di frutta a guscio coltivate in Italia (nocciolo, mandorlo, noce e, in minor misura, il pistacchio), si evidenzia una forte contrazione negli ultimi anni della produzione nazionale sul totale mondiale, insufficiente a soddisfare anche solo il fabbisogno interno (dati FAO 2014). L’Italia è tra i principali Paesi consumatori ed al contempo importatori di frutta secca al mondo.

Se l’Italia mantiene un secondo posto tra i produttori di nocciole, subito dopo la Turchia e prima degli Stati Uniti, si posiziona però al quinto posto tra i produttori di mandorle (4,6% della produzione mondiale), al diciottesimo posto nella classifica mondiale dei produttori di noci e al settimo posto dei produttori di pistacchio (0,3%).

La produzione di nocciole è concentrata tra Turchia e Italia, seguono Stati Uniti, Azerbaijan e Georgia. La Turchia domina anche le esportazioni. La produzione mondiale di noci in guscio invece è concentrata in Cina, seguono Iran, e Stati Uniti e Turchia. Gli USA sono il principale Paese esportatore di noci a livello mondiale. L’Italia importa principalmente da Francia, Stati Uniti, Cile, Argentina e Australia. Per quanto riguarda le mandorle, quasi la metà della produzione mondiale è nelle mani degli Stati Uniti, seguono Spagna, Australia e Iran, quindi Italia. Gli Stati Uniti sono il principale esportatore, seguiti da Spagna, Cina e Australia. Infine, la produzione di pistacchi è concentrata in Iran, dove viene ottenuta più della metà dell’intero prodotto mondiale, seguito da USA, Turchia, Cina, Siria e Grecia. l’Iran è anche il principale paese esportatore, seguito da Stati Uniti, Cina e Germania.

Ultime tendenze

Viene dalla Gran Bretagna l’ultima tendenza in tema di frutta secca è il ritorno ad una pratica in realtà antica di “attivazione”. Come descritto nel libro “Nourishing Traditions” di Sally Fallon, i semi possono essere “attivati” con un procedimento che prevede l’ammollo in salamoia e poi una lenta asciugatura al sole, per renderli più digeribili.

Immergendo frutta secca o semi in acqua, si attiva il processo di germinazione, che fa sì che la quantità di amido e fibra si riduca, mentre aumenti la quantità di proteine e vitamine, rendendoli più facilmente digeribili.

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