Una Food forest di cinque ettari sta nascendo a Partinico, in Sicilia, trasformando un terreno confiscato alla mafia in uno spazio agricolo sostenibile, etico e promotore di un nuovo modello di relazione tra produttori e consumatori. Questo il progetto di due cooperative siciliane, NoE e Valdibella, con il supporto di Crowd Container, associazione svizzera che si occupa della creazione di una rete virtuosa tra gli attori della filiera agroalimentare senza intermediari. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Solano, presidente della cooperativa sociale Valdibella che ci racconta che cos’è una food forest, cosa verrà prodotto e la mission del progetto: proporre al consumatore un modello nuovo per fare una spesa sostenibile ed etica.
Food Forest in Sicilia: il progetto al via nel Fondo Parrini di Partinico
La Food Forest non è altro che un “bosco commestibile”, ovvero uno spazio naturale dove accanto alle colture si mantiene alto il livello di biodiversità grazie a vegetazione spontanea. Un vero e proprio ecosistema autosufficiente, rigenerante e sostenibile. Si tratta di un modello sempre più diffuso in alcuni paesi come il Brasile, ma già presente anche in Italia, per esempio a Milano. L’idea di sviluppare un progetto di questo tipo in Sicilia è nata da una chiacchierata tra Solano e Rafael da Silveira Bueno, studioso di ecologia dell’Università di Palermo. L’obiettivo era immaginare un’evoluzione per l’attività che già la cooperativa sociale NoE svolgeva, dal 1998, nei cinque ettari del Fondo Parrini di Partinico, un terreno confiscato alla mafia.
Tra le altre attività della cooperativa, che opera anche in alcune Regioni del Nord Italia, c’è anche la distribuzione di prodotti locali siciliani nei GAS (gruppi di acquisto solidale), per cui è stato naturale pensare a un’iniziativa agricola con un forte impatto sociale. Così nasce la partnership con Valdibella che gestisce la produzione biologica di un gruppo di soci per realizzare un progetto innovativo: “una Food Forest, ovvero un sistema diffuso, interessante dal punto di vista ecologico perché la produzione si realizza in un contesto dove le coltivazioni interagiscono con le piante naturali e gli interventi dall’esterno sono ridotti al minimo. Inoltre coltivando cibo, frutta e verdura da distribuire attraverso la rete di Crowd Container si assicura anche continuità al progetto.”
Per avviare la Food Forest è stata promossa una campagna di crowdfunding che mirava, in un mese, a raccogliere 60mila euro. “Siamo molto felici” aggiunge Solano, “di aver ampiamente superato questa soglia. Molti dei finanziatori diventeranno anche consumatori di quello che produrremo nella Food forest e così abbiamo potuto già iniziare a lavorare.”
Agrumi, noci e avocado biologici: le specie che popoleranno la Food forest
Le attività agricole nel terreno di Fondo Parrino sono già cominciate. Il presidente della cooperativa Valdibella ci racconta che alcune piante, come i carciofi e altre brassicacee, sono già state messe a dimora. “Stiamo sistemando il terreno e curando gli elementi forestali della macchia mediterranea, fondamentali per lo sviluppo del bosco commestibile.”
Il piano prevede la coltivazione, in una parte del terreno, di alcune varietà di frutti antichi, frassino, noce, piante aromatiche, tra cui anche specie con fiori per attirare le api e favorire l’impollinazione, moringa, ma anche ulivi e asparagi. “Metteremo a dimora anche 160 piante di avocado, 60 di annona e una piantagione di Passiflora edulis per produrre la maracuja perché, proprio dal dialogo con i potenziali consumatori, è emerso un interesse verso questi frutti a cui vogliamo rispondere in maniera etica e sostenibile.”
I prodotti verranno, poi, distribuiti attraverso vari canali: i GAS che già collaborano con la cooperativa NoE in diverse Regioni italiane, la rete di Crowd Container in Svizzera, localmente in Sicilia e, in futuro, anche attraverso alcuni degli empori di comunità che stanno nascendo in Italia e in Europa.
[elementor-template id='142071']Verso un rapporto diretto tra produttori e consumatori: la mission del progetto
Sostenibilità è una delle parole chiave del progetto, secondo Solano, che sottolinea come ogni elemento sia stato scelto e pensato per poter assicurare un futuro alla Food forest. “Immaginiamo una filiera chiusa in cui ciascun attore ha un ruolo ben preciso ed esista un dialogo diretto tra chi lavora nei campi e chi porta la frutta o la verdura in tavola. A nostro avviso, più è stretto questo dialogo più la filiera è efficiente e giusta. Inoltre così non ci sono sprechi di cibo né speculazioni sulle persone.”
Fondamentale in quest’ottica l’esperienza di Crowd Container che, in Svizzera, si occupa già da anni di distribuzione del cibo in maniera etica immaginando l’attività agroalimentare come un servizio, non come un ambito di profitto. “Il servizio” ci spiega meglio il presidente di Valdibella, “consiste nel dare la possibilità alle persone di alimentarsi in modo biologico sano ed etico.”
La Food Forest del Fondo Parrino mira a essere, dunque, anche un’esperienza concreta di un modello alternativo di consumo fondato proprio sull’indipendenza dalle interferenze esterne e dagli intermediari. “Il consumatore si relaziona con il produttore e valutano insieme non soltanto che cosa produrre, ma anche il prezzo ad esempio” aggiunge Solano, che evidenzia come questo sia l’elemento rivoluzionario della Food forest siciliana: il mettere in atto concretamente un modo di produrre e distribuire il cibo fondato su rapporti umani, prima che commerciali.
Infine, sarà anche un’importante opportunità di lavoro sul territorio, da cui l’impatto anche sociale del progetto. La cooperativa NoE, infatti, già impiega e coinvolge con persone con disabilità e, in parte, la Food forest sarà occasione per proporre un contratto stabile a una o più persone migranti che già si trovano nell’area e già sono formate in ambito agricolo, ma fino ad ora non hanno avuto modo di stabilizzare la propria situazione lavorativa.
Conoscevate già questo progetto?