Pizza appena sfornata

Fiore, dove nasce l’inclusione (attorno al tavolo)

Angela Caporale
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    Nel cuore di Lecco, c’è un ristorante che rappresenta una piccola gemma, dove l’inclusione sociale prende vita attraverso la cucina. Ma Fiore, Cucina in Libertà non è solo un locale, ma un progetto innovativo che coniuga alta qualità gastronomica con un forte impegno sociale. Inaugurato nel 2017, questo ristorante è ospitato in un edificio confiscato alla criminalità organizzata, trasformato in un simbolo di rinascita e legalità. Fiore non si limita a offrire piatti di alta qualità, ma mira a creare opportunità lavorative per persone svantaggiate, promuovendo al contempo la cultura della legalità. Un modello virtuoso di ristorazione sociale, dove il cibo diventa strumento di inclusione e rigenerazione comunitaria. Conosciamolo meglio!

    Fiore: un ristorante in uno spazio confiscato alla mafia

    Fiore, Cucina in libertà nasce grazie al progetto “I sapori e i saperi della legalità e dell’inclusione sociale”, sostenuto da un consorzio di enti e organizzazioni, tra cui l’Agenzia Nazionale dei beni confiscati, il Comune di Lecco, la Regione Lombardia, la Prefettura e numerose fondazioni come Libera e Fondazione Cariplo. L’obiettivo principale era creare un’impresa sociale che promuovesse la cultura della legalità e offrisse opportunità di lavoro a persone svantaggiate.

    Il ristorante è gestito da un’associazione temporanea di scopo (ATS) composta da Olinda, Arci Lecco e Auser Lecco, e si articola su tre livelli: imprenditoriale, sociale e culturale. Il primo ambito riguarda la gestione del ristorante e della pizzeria con un’attenzione particolare alla qualità delle materie prime e ai fornitori locali. L’aspetto sociale si focalizza sull’inclusione lavorativa di persone svantaggiate attraverso percorsi formativi e partecipativi. Infine, il livello culturale promuove la legalità e l’accoglienza attraverso iniziative come il bookcrossing​ negli spazi di Fiore.

    Ma cosa si mangia da Fiore, Cucina in libertà?

    impasto pizza

    Kitreel/shutterstock

    La cucina di Fiore, Cucina in libertà si distingue per l’uso di ingredienti stagionali e locali, con un occhio di riguardo alla sostenibilità. Ogni piatto è composto da tre ingredienti principali, combinati con attenzione e cura per creare ricette gustose e interessanti. L’impasto delle pizze, per esempio, è realizzato con farine biologiche di tipo 1 e lievito madre, garantendo una lunga lievitazione che ne migliora la digeribilità​. Il menu di Fiore è variegato e include opzioni per tutti i gusti, comprese portate vegane in ogni categoria: antipasti, primi, secondi, dessert e pizze. La filosofia del ristorante, infatti, è quella di offrire piatti “positivi” che uniscono etica e bontà

    Non solo cucina, ma anche inclusione sociale

    Il team di Fiore è guidato da Giorgio Antoniella, chef originario di Terni, e supportato da Raffaele Mattei, che funge da collegamento tra Fiore e la Fabbrica di Olinda a Milano. La squadra è composta da undici membri, ognuno con una storia unica e diversa, che lavorano insieme in un’armonia che riflette la diversità e l’inclusione del progetto.

    Pizza pronta per essere infornata

    Branislav Nenin/shutterstock

    Fiore non è solo un ristorante, ma un vero e proprio hub di inclusione sociale. Attraverso collaborazioni con i servizi sociali del Comune di Lecco, il Dipartimento di Salute mentale della città e altre organizzazioni locali, Fiore offre percorsi di inserimento lavorativo per persone con difficoltà, contribuendo così a creare un ambiente lavorativo inclusivo e solidale. Il progetto mira anche a sensibilizzare la comunità sulla cultura della legalità, utilizzando il cibo come mezzo di aggregazione e dialogo​.

    Fiore, Cucina in Libertà rappresenta un modello virtuoso di ristorazione sociale che unisce qualità culinaria, sostenibilità e inclusione. Questo progetto dimostra come la ristorazione possa diventare uno strumento potente per promuovere la legalità e offrire concrete opportunità di inserimento a chi ne ha più bisogno. Guardando al futuro, l’obiettivo è continuare a crescere e a coinvolgere sempre più persone, creando un impatto positivo duraturo sulla comunità di Lecco e non soltanto. Conoscevi già questo ristorante?

     


    Immagine in evidenza di: Federico Magonio/shutterstock

     

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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