di Martino Ragusa.
Quelli che comunemente chiamiamo finocchi sono i “grumoli” commestibili della pianta, formati dalle guaine fogliari larghe, bianche e carnose che si accumulano le une sulle altre attorno a un piccolo fusto conico centrale. Il grumolo emerge a livello del terreno e si può raccogliere nell’arco di tutto l’anno, a seconda della zona di produzione. Un buon finocchio deve avere la polpa soda, tenera e croccante. Deve essere giovane e appena raccolto: si capisce dal colore bianco e brillante della superficie esterna, che deve presentare poche nervature leggermente in rilievo. Si conserva in frigorifero per 3-4 giorni.
Le varietà più diffuse sono il Gigante di Napoli, il Grosso di Sicilia (dalla forma allungata), il Dolce di Firenze, il Mantovano, il Romanesco.
In cucina
Si può consumare crudo, affettato in insalate o da solo, o tagliato a spicchi, usando le foglie a mo’ di cucchiaio per salse o pinzimonio. Oppure può essere cotto, soprattutto gratinato, lessato o brasato. I migliori da cuocere sono quelli di forma ovale, più saporiti, mentre quelli tondeggianti sono consigliati a crudo, perché più dolci. Anche i frutti della pianta, chiamati erroneamente semi, vengono impiegati in cucina come aromatizzanti, soprattutto di dolci, liquori e carni, così come anche le varietà di finocchio selvatico che spontaneamente crescono ai bordi delle strade e nei campi.
Proprietà nutrizionali per 100g di prodotto
- Kcal: 9
- proteine: 1,2 g
- grassi: trascurabili
- carboidrati (glucidi disponibili): 1 g
- vitamine: PP e C in modeste quantità
- sali minerali: calcio e potassio
- fa bene a: aiuta la digestione