Quest’anno, oltre a raccontarvi ogni giorno il Festival del Cinema, oltre a premiare un film italiano con FEDIC, siamo anche i curatori della rubrica ‘Food On Screen’, pubblicata quotidianamente sul Daily realizzato dal magazine CIAK e Venezia News, e distribuito ai visitatori della manifestazione.
Venerdì 11 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Giovedì 10 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Sangue del mio sangue, 11 minutes e Remember
Finale in crescendo per la mostra del cinema di Venezia.
Marco Bellocchio con Sangue del mio sangue attraversa i secoli per rappresentare i riti del potere. Anche il giovane che nella parte dedicata ai tempi moderni dovrebbe portare il nuovo e il cambiamento si rivelerà essere un impostore.
Il film è stato criticato per la sua scarsa compattezza e alcuni difetti. Ma ci sono scene magistrali e personaggi indimenticabili che fanno perdonare le imperfezioni di un film che ci parla dei peccati mortali del potere. Da non perdere.
Assolutamente da vedere anche il film del regista polacco Jerzi Skolimoswsky, 11 minutes. Lo schema narrativo delle storie indipendenti che il caso guida ad un finale verso cui tutte confluiscono non è nuovo. Ma nuovo è il modo con cui Skolimoswsky le racconta, sullo sfondo di una Varsavia piena di energia. Da un regista non giovane forse l’innovazione cinematografica più forte vista quest’anno.
Infine Remember, di Aton Egoyam. Una storia che non è mai quello che a prima vista sembra, così come spesso succede al cuore della nostra identità. Sappiamo chi siamo?
Grandissima l’interpretazione di Christopher Plummer, meriterebbe la Coppa Volpi come miglior attore.
Mercoledì 9 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Martedì 8 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Rabin, the last day e Winter on Fire
La riflessione sul nostro passato attraverso un linguaggio cinematografico che accosta documentario, immagini di repertorio e fiction, è stata negli ultimi anni sempre più presente alla Mostra di Venezia e continua ad esserlo in 72a edizione, in cui troviamo opere di grande interesse.
Rabin, the last day, di Amos Gitai, ci riporta all’assassinio dello statista israeliano Ytzhak Rabin, avvenuto nel 1995. L’incitamento all’odio da parte dei settori ortodossi che non accettavano gli accordi di Oslo e una incredibile serie di errori (involontari? ) da parte degli apparati di sicurezza hanno permesso ad un giovane ebreo fanatico di sparare tre colpi mortali a Rabin, al termine di una manifestazione di sostegno alle politiche di pace con i palestinesi. Da allora, il processo di pace non è mai ripartito veramente, con le conseguenze tragiche che periodicamente si abbattono su quella regione e quei popoli.
Winter on Fire di Evgeny Afineevsky ci riporta indietro invece solo di due anni, all’ occupazione di piazza Maidan a Kiev, durata per mesi e terminata con la vittoria dei rivoltosi e la fuga in Russia del Presidente Yanucovich. Ricostruzione di parte, che ha però il pregio di mostrarci una tragedia di cui sappiamo poco e da cui ne è scaturita un’altra purtroppo ancora viva: la guerra tra Ucraina e Russia che ha già causato 6000 morti.
Sono fatti accaduti, quelli di Tel Aviv e di Kiev, molto vicini a noi, nel nostro stesso spazio geopolitico. Fatti, la cui coda velenosa ci condiziona più di quello che crediamo.
Lunedì 7 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Domenica 6 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Sabato 5 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Venerdì 4 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
In Jackson Heights
Vedendo tanti film in breve tempo la differenza tra un prodotto ben fatto e un’opera d’arte salta ancora più agli occhi.
Gioca un’altra partita, rispetto a pur tanti bravi registi presenti quest’anno, Frederick Wiseman che ha presentato il suo ultimo lavoro In Jackson Heights, un documentario su questo quartiere del Queens, nello stato di New York, noto per essere una delle comunità etnicamente e culturalmente più eterogenea del mondo.
Fonte imagine: quinlan.it
Come si esprime in questo caso l’arte di Wiseman? Secondo me nella sua leggera capacità di mostrarci come l’obiettivo del melting pot sia fallito e che non bisogna dispiacersene. Jackson Heights sembra più un mosaico in cui ogni tassello mantiene con orgoglio la propria identità nazionale, etnica, religiosa, linguistica. Anche alimentare.
Da non perdere la scena, anche se per cuori forti, della preparazione di un pollo, conforme ai precetti halal.
Giovedì 3 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Aleksander Nevskij e Francofonia
Oggi, uno dopo l’altro, ho visto due film russi.
Il primo è di ottanta anni fa ma non ha perduto la sua bellezza: Aleksandr Nevskij di Ejzenstejn. Un “colossal” ambientato nel medioevo russo: il principe Nevsky respingerà l’invasione dei germani salvando l’integrità della patria e del popolo. L’epica della battaglia è girata con uno straordinario equilibrio tra atti di eroismo, ironia, leggerezza e comicità.
Ejzenstejn è il regista della Corazzata Potemkin, riguardo al quale tutti conoscono la battuta di Paolo Villaggio: una “boiata pazzesca”.
Ma non fatevi sviare, Aleksandr Nevsky non è una boiata pazzesca e se girerà in qualche cinema della vostra città, non perdetelo.
L’altro è invece un film contemporaneo di Alexander Sokurov, Leone d’Oro 2013: Francofonia.
Siamo nel 1940 e il direttore del museo del Louvre stringe un’alleanza con il comandante dell’esercito di occupazione tedesco: una mossa azzardata per entrambi grazie alla quale, tuttavia, verranno salvati molti dei tesori artistici del museo. Ma il film ci parla anche di molto altro: di come l’arte aiuti a capire noi stessi, del destino dell’Europa, della bellezza e del coraggio. E ci i parla anche tanto del Louvre, simbolo di tutti i musei.
Per lasciarci con una domanda: cosa saremmo noi, senza musei?
Mercoledì’ 2 settembre
Food on screen: pillole di cibo e cinema
Everest, Beast of no Nation e Jia –The Family
La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è partita bene. Prima di tutto, perché era presente il Presidente Mattarella, a testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’importanza strategica che ha questo evento, e che hanno l’arte e la cultura per il nostro Paese. E per i primi film visti.
Bello e “colossale” Everest, un’ opera in 3 D sulle spedizioni del 1996 di Scott Fischer e Rob Hall, che ci mostra che il nostro limite è l’insopprimibile volontà della nostra specie di superarlo.
Beasts of no Nation invece è un film su una delle tragedie del nostro tempo: i bambini soldato. Il regista di True detective, Cary Fukunaga, si ispira al romanzo omonimo di Uzo Iweala, per raccontarci la storia di Agu costretto a combattere in una delle tante guerre civili africane.
Il terzo film da menzionare è senz’altro il cinese The family, un evento speciale della settimana della critica. Qui il cibo è protagonista perché, come in molti altri film cinesi, il senso del quotidiano è nei riti famigliari della tavola: comprare il cibo al mercato, prepararlo, consumarlo. Il cibo si mostra qui come un elemento decisivo dell’identità umana, e come mediatore che ci permette di riconoscerci in un comune destino.
Film un po’ lungo, che gli appassionati della ricca e qualificata cinematografia cinese (nonché gli amanti della cucina cinese) gradiranno di sicuro.
Perché siamo a Venezia
Non ne abbiamo mai fatto un mistero: se la gastronomia è la nostra più grande passione, il cinema è la forma d’arte che sentiamo più vicina a noi. Nessun linguaggio, infatti, sa raccontare meglio di quello cinematografico questa “cosa bellissima” che è il cibo: nel bene e nel male, come ossessione o piacere, come felicità conviviale o isolato stordimento; basti pensare a due grandi opere come “Il pranzo di Babette” o a“ La grande abbuffata”.
Un amore che, anche quest’anno, porta CIR food e Il Giornale del Cibo alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. In collaborazione con FEDIC, assegneremo infatti un premio collaterale al film italiano in gara che proporrà la scena più significativa legata al cibo e all’alimentazione.