La campagna non è solo una risorsa ma anche una maestra che ci parla di ambiente, tutela del territorio e sviluppo rurale. Le fattorie didattiche possono insegnare molto a grandi e piccoli, e le fattorie sociali possono offrire una possibilità in più a chi è disabile o ha difficoltà di inserimento nella società.
Un importante punto di incontro tra cittadini e agricoltori è rappresentato dalle fattorie didattiche, centri di educazione ambientale e alimentare a disposizione di scuole e famiglie. Le fattorie didattiche sono delle vere e proprie aziende agricole e agrituristiche che accolgono scolaresche e gruppi interessati guidandoli alla scoperta del territorio, delle sue coltivazioni e delle tecniche di produzione seguite nell’azienda.
Accanto alle fattorie didattiche troviamo anche le fattorie urbane, dette anche d’animazione o city farms, nate e sviluppatesi maggiormente nei paesi nord europei. Le city farms sono delle strutture pubbliche gestite per lo più da volontari appartenenti ad associazioni no profit e costituiscono un punto di incontro per adulti e ragazzi che vogliono avvicinarsi e scoprire il mondo della fattoria.
Sul sito www.fattoriedidattiche.net è disponibile una mappa delle fattorie didattiche italiane suddivise per regioni.
Le fattorie conservano la propria natura imprenditoriale permettendo nello stesso tempo a persone con disabilità di trarre grandi benefici dal punto di vista fisico e psicologico grazie al contatto diretto con la natura e al coinvolgimento attivo nei lavori manuali tipici di una azienda agricola.
Uno degli aspetti più importanti di queste attività è che le persone disabili ospiti delle fattorie sociali seguono un vero e proprio percorso di formazione che spesso si traduce in reali possibilità di inserimento lavorativo, a volte anche all’interno della stessa azienda che li ha seguiti.
In Italia il concetto di impresa agricola con finalità sociali ha iniziato a farsi strada solo recentemente con alcune iniziative isolate ma anche con progetti ambiziosi che puntano alla costituzione di reti di fattorie sociali. Una spinta in tal senso è arrivata dal Decreto Legislativo n.288 del 18 maggio 2001 («Orientamento e modernizzazione del settore agricolo») che punta a rilanciare l’imprenditorialità rurale prevedendo per le aziende anche la possibilità di «sconfinare» in altri importanti ambiti quali quello educativo e didattico. Al momento nella nostra penisola questa nuova dimensione di socialità produttiva ha coinvolto circa 2 mila operatori, con 450 cooperative sociali attive ed esperienze di supporto istituzionale e ricerca avviate in Toscana da Arsia, e nel Lazio da Arsial e Provincia di Roma, per un totale di circa 1.500 operatori gratuitamente impegnati nel pubblico e nel mondo associativo.
Sul sito www.fattoriesociali.com sono disponibili molte informazioni legate ai progetti e alle associazioni presenti sul nostro territorio.
L’Università di Pisa insieme alla Società della Salute della Valdera, un consorzio pubblico che ha come obiettivo affrontare in maniera unitaria e partecipata le politiche per la salute sul territorio, sta sviluppando un progetto sperimentale che preveda per le aziende agricole che decidono di offrire un supporto sociale un qualche tipo di riconoscimento e una remunerazione.
Fino a oggi, infatti, tutti gli operatori delle fattorie sociali lavorano in modo del tutto volontario ma l’attività e l’impegno manifestato nei progetti permette alle aziende di acquisire un ritorno di immagine che costituisce un valore aggiunto riconosciuto nel territorio in cui operano.
A livello europeo, l’Università di Pisa sta partecipando al progetto SoFar (Social Farming), che si inserisce nel VI Programma quadro dell’Unione Europea. L’obiettivo è mettere in comunicazione le diverse realtà di agricoltura sociale presenti in Europa e sviluppare nuovi contatti e nuove conoscenze che favoriscano un confronto regionale e internazionale in modo da arrivare a formulare un manifesto comune a tutti i paesi europei che possa facilitare lo sviluppo di strategie di innovazione comunitarie.
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(Le foto delle iniziative di agricoltura sociale fanno parte del progetto dell’Università della Tuscia in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Viterbo. Si ringrazia il fotografo Massimo Vollaro)
di Anastasia Scotto.