Un po’ di chiarezza sui mercati del contadino. Il rapporto diretto tra produttore e consumatore è garanzia di genuinità, ma a questo non sempre corrisponde il risparmio e la tutela dell’ambiente promessa dal «km zero». Una possibilità in più per scegliere cosa e dove comprare, senza farsi abbagliare da chi assicura bassi costi e la salvezza del pianeta.
Come riconoscere un farmer’s marketDOC
Lo chiediamo a Vilmer Poletti, Servizio Produzioni Vegetali Regione Emilia-Romagna, responsabile del settore Organizzazione comune di mercato. «Bisogna fare un po’ di ordine – precisa – i farmer’s market, secondo la normativa prevista dal decreto ministeriale, sono solo quelli nei quali i produttori veri e propri, e solo loro, vendono direttamente il loro prodotto al consumatore. Gli alimenti presenti in un farmer’s marketdevono essere solo quelli prodotti dalle aziende che vi partecipano e ovviamente devono essere legati al territorio e alla stagione di riferimento».
In realtà, spiega Poletti, le aziende agricole hanno sempre avuto il diritto di vendere direttamente i loro prodotti all’interno dei mercati del comune di appartenenza. La novità è che nel farmer’s market sono presenti non solo le aziende e i produttori del comune, ma di tutta la regione.
Insomma, il risparmio può essere un argomento molto convincente, ma non sempre vero. Un prodotto artigianale, inoltre, è sempre diverso da uno industriale e non è detto che il piccolo contadino possa offrire un alimento più sano di quello realizzato dalla grande distribuzione. Promettere bassi costi, inoltre, non aiuta di certo i produttori che, se non rispettano le attese del consumatore, sono tenuti a doverne rendere conto, con tutti i pro e i contro della questione.
La spesa a «Km zero» è ecologica?
Ma è proprio vero? Questo è uno dei punti più critici da analizzare e da valutare perché non è sempre vero che una mela nata a 10 km da casa tua inquina meno l’ambiente di una che arriva direttamente in aereo dalla Nuova Zelanda.
In effetti sono molti i fattori che concorrono all’impatto ecologico delle filiere alimentari. È stato dimostrato, ad esempio, che le dimensioni di un’azienda incidono sul consumo energetico e sulle emissioni di gas serra, aziende più grandi risultano più efficienti e quindi inquinano meno.
Non sono solo i chilometri di distanza dal campo alla tavola a essere importanti per l’ambiente, ma anche altri fattori tra cui il metodo di produzione e trasporto, la spesa energetica e la stagionalità del prodotto che si acquista. Il «km zero» risulta quindi un aspetto piuttosto problematico che non manca di sollevare qualche perplessità e su cui è facile cadere in contraddizione. Si incoraggia il consumo dei prodotti locali, ma nello stesso tempo si promuove il Made in Italy nel mondo, si proclama la difesa dell’ambiente con il «km zero», ma contemporaneamente Petrini, patron di Slow Food, fa arrivare a Parma dalla Cornovaglia i maiali da trasformare in strolghino e cicciolata (due salumi tipici emiliani) e rispedire alla corte di Buckingham Palace per Natale.
I limiti dei mercati del contadino
Ma a livello globale i mercati del contadino possono essere la risposta a tutti i problemi del reparto agroalimentare italiano?«Certamente no – dice Poletti – la vendita diretta attualmente coinvolge il 15-20% della popolazione ed è giusto che rimanga su questistandard. L’Europa d’altronde va in un’altra direzione e si punta più sulle organizzazioni di produttori che sulle iniziative di vendita diretta. Non possiamo pensare di vivere di soli farmer’s market, dopotutto siamo il paese che trasforma più prodotti alimentari al mondo ma siamo poveri di materie prime, se decidiamo di cibarci di soli prodotti locali dobbiamo sapere che rinunciamo per sempre a mangiare la pasta e la pizza».
La vendita diretta è sicuramente una realtà interessante che aggiunge una possibilità in più al ventaglio di opzioni per la spesa di ogni giorno. «Sarebbe più utile però – sottolinea Poletti – se diventasse un fenomeno più unitario e non così frammentato e internamente diviso come è oggi».
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di Anastasia Scotto