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Ancora sui rider, sullo sfruttamento e sulle mance

economia delle mance

 

 

Abbiamo già parlato dei rider, che ogni tanto tornano sulle prime pagine dei giornali perché le forme di sfruttamento che subiscono sono sempre più insopportabili. Tuttavia, li vediamo ancora girare con quei tipici scatoloni a zainetto sulle spalle, a cavallo di biciclette le più vecchie, attraversare strade polverose e rumorose, salire su marciapiedi, scale, sfidare pioggia vento neve e sole per portare il prelibato pasto ai clienti e procurare profitto a una azienda innovativa (ma che diavolo di innovazione sarà mai il servizio di consegna a domicilio? A parte il maggior controllo delle performance dei lavoratori…).

Qualcuno, nel dibattito che, appunto, periodicamente torna sulle pagine dei giornali, nelle trasmissioni radio o sui social, ha detto che la colpa non è di questa aziende (non sia mai che le aziende innovative abbiano qualche colpa, o responsabilità!) ma della gente, dei clienti, proprio loro! Se infatti si degnassero di dare le mance ai rider che ossequiosi gli portano il pasto davanti alla porta, bè allora quei pochi euro all’ora o alla consegna che guadagnano aumenterebbero di un bel po’. Quindi, cari clienti di Foodora, Deliveroo e simili fantasiosi innovatori, visionari benefattori dell’umanità, datevi da fare con le mance e non fate lacrime di coccodrillo.

C’è qualcosa di incredibilmente superficiale e distorsivo in questo ragionamento. L’economia delle mance si sta affermando? Si comincia a pensare che i diritti si possano scambiare con le mance?

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Economia delle mance: se diventa un sistema è la fine dei diritti

Su un numero di pagina99 leggo un articolo di Samuele Cafasso “Il welfare delle mance”. Non affronta solo il tema delle mance ai rider, ma di un “sistema” della mance che sta sostituendo il welfare pubblico, ovvero lo stato sociale. “Lo Stato Sociale” è arrivato secondo al Festival di Sanremo, tuttavia non gode di buona salute. Nonostante la canzone abbia il seguente testo: “E fai il cameriere, l’assicuratore, Il campione del mondo, la baby pensione. Fai il ricco di famiglia, l’eroe nazionale. Il poliziotto di quartiere, il rottamatore. Perché lo fai? E fai il candidato poi l’esodato. Qualche volta fai il ladro o fai il derubato. E fai opposizione e fai il duro e puro. E fai il figlio d’arte, la blogger di moda. Perché lo fai? Perché non te ne vai? Una vita in vacanza. Una vecchia che balla. Niente nuovo che avanza. Ma tutta la banda che suona e che canta. Per un mondo diverso. Libertà e tempo perso. E nessuno che rompe i coglioni. Nessuno che dice se sbagli sei fuori…”

Abbiamo bonus di ogni tipo, transitori, precari, incerti: ma pochissimi servizi. L’Italia è tra gli ultimi paesi europei per spesa in istruzione e altri servizi reali. Salari bassi? E allora vai con “l’economia dell mance”. Negli ultimi anni il governo ha speso più di 50 miliardi in vari bonus, che però non hanno risolto i problemi delle fasce di popolazione più disagiate. I più smaliziati vi hanno sempre visto una operazione di clientela elettorale: bonus a determinate categorie in cambio di voti. Ma poi i voti non sono venuti.

E così ancora ieri a Milano ho visto i rider sulle loro biciclettine carichi di pasti. Trenta anni fa feci un viaggio in Nepal e vidi tanti giovani e meno giovani arrancare su risciò trasportando merci o turisti. Pensai che stavo facendo un viaggio nel passato, e in una società senza diritti dove gli appartenenti alle caste più basse erano costretti a lavori umilianti e faticosi. I rider che ho visto ieri a Milano avevano una torsione del busto e una smorfia che li rendevano stranamente simili a quegli schiavi nepalesi.

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