Sono quasi 500mila le imprese agricole in Italia gestite da donne, secondo i dati elaborati dalla RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola) che danno lavoro a 180.000 persone tra lavoratori stagionali e 40.000 dipendenti. Un numero costante negli ultimi anni, ma non per questo privo di evoluzioni. Come fotografa infatti Unioncamere, le imprenditrici donne sono sempre più giovani, preparate, sensibili alla sostenibilità ambientale. Resta, tuttavia, una forte barriera di accesso al credito e, proprio per questo, è stato istituito con la Legge di Bilancio 2020 un fondo specifico a cui possono accedere le “donne in campo”. Approfondiamo l’argomento e i requisiti per accedere al finanziamento.
Agricoltura al femminile: imprese innovative ed ecologiche
La presenza di donne al lavoro nel settore primario non è una novità, sia come braccianti, dipendenti che come imprenditrici. Esiste dal 1976, per esempio, Coldiretti Donne Impresa, un movimento di categoria autonomo e autogestito che coinvolge proprio le donne che guidano aziende agricole su tutto il territorio nazionale con gruppi attivi in tutte le Regioni. Stanno, però, assumendo un ruolo sempre più centrale: secondo l’elaborazione di RICA su dati Istat, infatti, le donne conducono il 30,7% delle aziende agricole censite. Un dato che si può considerare incompleto, perché non include tutte le realtà in cui esiste una co-gestione tra coniugi o fratelli.
È interessante osservare, sottolinea ancora la RICA, come le imprese agricole al femminile siano, complessivamente, più sostenibili e pronte a implementare e sviluppare la propria attività in un’ottica green. Questo dato è confermato anche dall’ultimo rapporto sull’Imprenditoria femminile realizzato da Unioncamere, che evidenzia come il 31% delle aziende “rosa” investe in questo campo mosso dalla consapevolezza dei rischi legati al cambiamento climatico, mentre solo il 26% dei coetanei uomini lo fa. Inoltre, le imprenditrici donne hanno maggiore attenzione al welfare aziendale, adottano più frequentemente iniziative volte a sostenere la salute dei dipendenti e sono più propense ad aumentare questi servizi nei prossimi tre anni.
Crescono, in particolare, le imprese al femminile nel Lazio, in Campania e in Calabria, e sempre al Sud si trovano le Regioni dove l’incidenza territoriale è maggiore. Guida questa peculiare classica il Molise, seguito ad Basilicata, Abruzzo, Umbria, Sicilia e Valle d’Aosta.
Accesso al credito, riconoscimento e altri nodi irrisolti
Nonostante un impianto di valori solido e una crescente presenza anche tra i gestori delle aziende agricole, è ancora lontano il momento in cui il “soffitto di cristallo” verrà infranto per le donne in agricoltura. Come ci raccontava in un’intervista poche settimane fa l’attivista Lucia Pompigna, in molte zone d’Italia il settore primario resta l’unico sbocco lavorativo per molte giovani donne che si trovano in una condizione sistemica di fragilità. Il ricatto da parte del datore di lavoro è all’ordine del giorno, e anche la denuncia dei soprusi subiti è particolarmente difficile per l’alto costo che comporta.
Unioncamere, sempre nel IV Rapporto dedicato all’imprenditoria femminile, aggiunge come in tutta Italia siano ancora considerevoli le difficoltà di accesso al credito per le donne che desiderino investire nella propria attività. Il 46% delle realtà condotte da under 35, infatti, si finanzia con capitale proprio o della famiglia, solo il 20% ricorre in misura notevole al credito bancario e sono soprattutto le giovani imprese femminili a denunciare un rifiuto della propria richiesta di sostegno alle istituzioni bancarie.
Donne in campo: come funziona il bonus per imprenditrici agricole
La valorizzazione e il potenziamento del ruolo delle donne in agricoltura, a maggior ragione alla luce delle difficoltà concrete che esse incontrano, è il duplice obiettivo del Decreto “Donne in Campo”, inserito nella Legge di Bilancio 2020, approvato lo scorso giugno dalla Conferenza Stato Regione e oggi operativo. Si tratta di un programma di concessione di mutui agevolati a tasso zero per sostenere iniziative che sviluppano oppure consolidano l’attività di aziende agricole condotte da donne.
“Donne in campo” ha commentato la Ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova, “è una misura che ho voluto fortemente e che, insieme al sostegno all’imprenditoria giovanile, dice con chiarezza l’importanza di una agricoltura plurale, consapevoli di come proprio donne e nuove generazioni costituiscano la più straordinaria leva di cambiamento e di innovazione su cui il Paese possa contare. Al contempo, è il dovuto riconoscimento al ruolo fondamentale che le donne svolgono da sempre nel settore agricolo, e che oggi proprio in questa misura trova un sostegno adeguato”.
Concretamente, le imprenditrici agricole possono presentare domanda per il finanziamento direttamente dalla piattaforma dedicata sul sito di Ismea. È possibile richiedere un mutuo fino a un massimo di 300 mila euro, per un periodo da un minimo di 5 a un massimo di 15 anni incluso il periodo di preammortamento.
Per il 2020, è stato istituito un fondo dedicato alla misura pari a 15 milioni di euro che verrà rinnovato, nelle intenzioni del Governo, anche per i prossimi. Alle partecipanti, viene richiesto di presentare progetti che rispondono a tre obiettivi: miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale dell’azienda agricola, miglioramento delle condizioni agronomiche, ambientali e di benessere degli animali (ove presenti), realizzazione e miglioramento delle infrastrutture connesse allo sviluppo, all’adeguamento e alla modernizzazione dell’agricoltura.
Appare chiaro l’intento di consolidare realtà che guardino al futuro, rispettando l’ambiente e attente alle innovazioni dell’agricoltura 4.0 ancora appannaggio di una percentuale ridotta delle imprese agricole (e soprattutto maschili). L’auspicio, per la Ministra in particolare, è che le donne abbiano un ruolo sempre più rilevante e autonomo nel settore, e che l’agricoltura sia sempre più rosa.