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Donne e cibo: le avvelenatrici nella storia

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Tra donne e cibo esiste un legame ancestrale e profondo: dall’allattamento materno, fino al lavoro ai fornelli, le donne sono sempre state considerate le depositarie dei segreti dell’arte culinaria.

Romanzi, racconti e favole, da sempre specchio della società, ci hanno abituato ad accostare l’idea del cibo al mondo femminile. E attraverso le immagini di seduttrici, ammaliatrici e streghe, la letteratura ci ha portati a considerare il cibo non solo come fonte di sostentamento e vita, ma anche come portatore di morte e sofferenza. Basti pensare alla fattucchiere delle fiabe, in primis Grimilde che adoperò una mela per avvelenare l’innocente Biancaneve, o la strega di Hӓnsel e Gretel che utilizzò la golosità dei due fratellini per poterli imprigionare tra le pareti della sua cucina.

Ed è proprio in cucina, per secoli luogo di reclusione sociale, che nel corso della storia le donne hanno sperimentato una prima forma di liberazione, rendendo il cibo uno strumento di seduzione e di vendetta, lenta e subdola.

Nel corso della storia, gli esempi di donne che si sono servite del cibo come mezzo per attirare nemici, mariti e avversari nella trappola della morte, non sono di certo pochi.
Ecco alcune delle ricette mortali più famose.

Donne e cibo: le ricette mortali delle avvelenatrici

Se leggendo questo articolo, vi sono  saltate alla mente strane idee di vendetta, vi consiglio di lasciar perdere intrugli e pozioni, e di dedicarvi alla preparazione di una buona cenetta (da scegliere nel nostro ricettario) da condividere con gli amici.

Perchè, come diceva Alda Merini: La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente del vederti felice.

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