Gli insetti impollinatori hanno un ruolo fondamentale per l’agricoltura e, di conseguenza, per la fabbisogno alimentare a livello mondiale. Eppure, come sappiamo, stanno man mano scomparendo: è di poche settimane fa, ad esempio, la notizia di una strage di api nella provincia di Brescia, un evento che ha riguardato tra i 5 e i 6 milioni di insetti e sulla quale è ancora aperta un’indagine (anche se l’atto doloso è già stato escluso, poiché la moria ha colpito una zona molto vasta).
La diminuzione degli impollinatori è dovuta a cause diverse e spesso concatenate: i fattori climatici, le pratiche dell’agricoltura intensiva, l’uso di pesticidi, come i neonicotinoidi. Tre di questi composti, ritenuti particolarmente pericolosi, sono stati banditi dalla Commissione Europea nel 2018 (per quanto riguarda l’uso all’aperto), ma di recente la Francia ha cambiato idea su cinque di essi, che aveva vietato a seguito del bando europeo, riammettendoli in deroga fino al 2021 per la coltura della barbabietola da zucchero.
Proprio perché il ruolo degli impollinatori è imprescindibile – un terzo del nostro cibo dipende da loro – il suo grado di influenza sulle colture è spesso oggetto di ulteriori indagini e ricerche, sia per quanto riguarda l’importanza delle api domestiche, che quella degli insetti selvatici, soprattutto nelle aree destinate ad agricoltura intensiva. A questo proposito, uno studio pubblicato a fine luglio su The Royal Society ha approfondito le dinamiche tra produzione agroalimentare negli Stati Uniti e la progressiva scomparsa di insetti impollinatori: tra le colture considerate, mele, mirtilli e ciliegie sarebbero limitate dalla scarsità di queste specie.
L’importanza degli insetti impollinatori per le colture
L’impollinazione da parte di api (domestiche e selvatiche), bombi, vespe, farfalle e altri insetti è cruciale per gli ecosistemi ed è necessaria a molti raccolti, alcuni dei quali sono fondamentali per l’apporto di micronutrienti nella dieta: nel 2010, la FAO stimava che le api si occupano dell’impollinazione di 71 delle circa 100 colture che forniscono il 90% dei prodotti alimentari a livello mondiale. Nel nostro continente, l’84% delle specie coltivate dipende dall’impollinazione degli insetti in generale, e sono ben 4.000 le varietà di vegetali che esistono grazie all’impollinazione delle sole api.
[elementor-template id='142071']La produzione dipendente da impollinatori negli USA: lo studio americano
Il recente studio ha evidenziato che negli USA la produzione dipendente da impollinazione è valutata intorno ai 50 miliardi di dollari all’anno; tuttavia, puntualizzano i ricercatori, sebbene le evidenze sulla diminuzione di api e altri insetti siano ormai consolidate, non c’era ancora uno studio organico sulla effettiva limitazione della produttività a seguito di scarsa impollinazione, così come il ruolo degli impollinatori selvatici rispetto alle api da miele domestiche. Per questo motivo, nello studio sono state prese in considerazione 7 colture (cultivar comuni nella regione di mirtillo, mela, ciliegia, amarena, mandorla, anguria e zucca), tutte strettamente dipendenti dalla presenza di impollinatori, ed economicamente rilevanti nelle aree considerate. La ricerca ha coinvolto 131 campi in 13 stati diversi, nelle fattorie situate in zone di grande importanza commerciale per gli USA e nello stato canadese della British Columbia, per due o tre anni, a seconda del raccolto; la maggior parte degli agricoltori, inoltre, possedeva api domestiche.
Api da miele e insetti selvatici
Nella presentazione dello studio, parte dell’Integrated Crop Pollination Project, finanziata da USDA-NIFA Specialty Crop Research Initiative, i ricercatori sottolineano che, in linea teorica, dovrebbe esserci una forte relazione tra ogni coltura dipendente da impollinazione e raccolto ottenuto, a seconda del grado di impollinazione raggiunto. Ma la scarsa impollinazione da parte di insetti selvatici potrebbe non essere limitante, nel momento in cui la pianta sia sufficientemente impollinata dalle api da miele? È proprio questa una delle domande a cui i ricercatori hanno cercato di rispondere, poiché, quando la pianta si trova in condizioni favorevoli alla sua crescita, l’impollinazione da parte delle api domestiche potrebbe essere sufficiente, sempre ragionando in linea teorica. Viceversa, quando invece subentrano altri fattori negativi che inficiano la produzione più del livello di impollinazione stessa, come ad esempio la mancanza d’acqua o di nutrienti nel terreno, il ruolo degli insetti potrebbe essere di secondo piano.
Nelle fattorie considerate, che possiedono per la maggior parte api domestiche, l’impollinazione è garantita sia da queste che dagli insetti selvatici: le prime, per lungo tempo sono state considerate i principali impollinatori, sebbene, sottolineano i ricercatori, alcune ricerche abbiano dimostrato che gli insetti selvatici sono altrettanto abbondanti, sui campi di colture in fioritura. La loro diversità aumenta quando le piante si trovano nella regione biogeografica di origine.
La produttività di 5 colture su 7 dipende dall’impollinazione
Secondo la stima dei ricercatori, come abbiamo già ricordato, il valore dell’impollinazione da parte di insetti selvatici sulle 7 colture considerate è di 1,5 milioni di dollari, mentre quello della sole api selvatiche su tutti i raccolti dipendenti da impollinazione è molto più elevato. Di conseguenza, una diminuzione di queste forme di vita causerebbe un calo dei raccolti considerati, nelle regioni a produttività maggiore per quella coltura. In contrasto con le aspettative, lo studio ha rivelato infatti che anche nelle aree di agricoltura intensiva il contributo degli insetti selvatici è fondamentale, anche alla luce del fatto che le api selvatiche, in sei raccolti considerati dalla ricerca, a ogni visita depositano in media più polline rispetto a quelle da miele. Per quanto riguarda mirtillo, anguria californiana e mandorla, l’impollinazione avviene maggiormente grazie alle api da miele, e ciò secondo i ricercatori può essere dovuto a fattori geografici, all’uso di pesticidi, alla differenza tra le api. In California, per esempio, le api selvatiche visitano raramente i campi di mandorli e in alcuni casi non sono state affatto individuate.
Ancora una volta, quindi, questo studio conferma quanto gli insetti impollinatori siano necessari all’agricoltura e alla sopravvivenza dell’uomo. Come sottolineato ad esempio anche nel libro “La rivoluzione delle api”, l’adozione di pratiche per la conservazione degli habitat di api selvatiche, e volte a preservare la biodiversità è una scelta auspicabile e necessaria, in quanto rappresenta un investimento sul nostro futuro, insieme allo sviluppo di progetti di apicoltura urbana e non.