Giornale del cibo

La “dieta universale” che fa bene alla salute e all’ambiente

 

 

Una dieta che sia sostenibile per l’ambiente, per la salute e, soprattutto, per l’intera popolazione globale. Questo l’ambizioso obiettivo dei ricercatori della Commissione Eat-Lancet che hanno presentato la loro ricetta per una dieta universale, pubblicata anche sulla rinomata rivista scientifica Lancet.

La notizia è curiosa e interessante non soltanto per i consigli pratici contenuti nell’articolo, ma anche perché il team che li ha curati è formato da alcuni dei massimi esperti di nutrizione e sostenibilità al mondo come Walter Willet, docente di Harvard, oppure Tim Lang, docente di Food Policy della University of London e tra i primi promotori del km0. La Commissione EAT si configura come un ente non profit fondato dalla Fondazione Stordalen proprio con lo scopo di aggregare scienziati e ricercatori con l’obiettivo di individuare quali sono le prospettive di trasformazione del sistema dell’alimentazione in un’ottica di sostenibilità.

Lo studio che la “dieta universale”, ispirata tra gli altri riferimenti alla dieta Mediterranea, è frutto di un’analisi e una rassegna durate più di due anni delle più rilevanti pubblicazioni scientifiche nel campo dell’alimentazione, incluse quelle dedicate a patologie cardiache e metaboliche, spesso correlate a squilibri nella dieta. I risultati raggiunti, in linea con gli obiettivi e i valori di EAT, si presentano come fondati sulle più avanzate evidenze scientifiche attualmente a disposizione.

[elementor-template id='142071']

La dieta universale che salva la salute e il pianeta

Il 2050 è un anno che viene considerato dai ricercatori e dai policy makers come un punto di riferimento non troppo lontano entro il quale cambieranno in maniera definitiva alcune delle abitudini degli uomini e delle donne di oggi, ovunque nel mondo. Si immagina, per esempio, che entro quella data nel mare si troveranno più materiali plastici che pesci, con tutte le conseguenze ambientali e alimentari che questo comporta. Nel 2050, parte di Venezia sarà ormai sommersa dal mare e più di 200 milioni di  persone saranno state costrette ad abbandonare le proprie case per via delle conseguenze del cambiamento climatico.

Gli esperti della Commissione EAT-Lancet rincarano la dose: la popolazione mondiale arriverà a 10 miliardi di persone e ogni anno ci saranno 11,6 milioni di morti causate da malattie connesse a una cattiva alimentazione. Già oggi sono più di 820 milioni le persone che non hanno cibo a sufficienza e ancor di più si trovano in condizioni di povertà alimentare e malnutrizione, a causa di  diete di bassa qualità che possono portare ad una maggiore incidenza di patologie come sovrappeso e obesità.

L’esigenza della ricerca è, dunque, trovare una soluzione oggi per poter evitare questa previsione catastrofica pensando sia alla salute degli esseri umani che dell’ambiente.

Più vegetali e meno carne

piatto vegetariano
saschanti17/shutterstock.com

La dieta universale proposta dagli esperti prende ad esempio la dieta mediterranea, come veniva seguita in Grecia durante la prima metà del Novecento: l’idea è, quindi, quella di raddoppiare i consumi di prodotti di origine vegetale e dimezzare quelli di carne rossa.

Inoltre, questa dieta “salva futuro” prevede che ciascun individuo assuma quotidianamente 2.500 calorie. Gli esperti propongono anche alcuni alimenti specifici utili per rispondere a questo fabbisogno, ordinati a partire da quelli che dovrebbero essere più frequenti e abbondanti fino a quelli da consumare con moderazione:

È evidente che non si tratta di un menu giornaliero, ma di un’indicazione di massima dei cibi che andrebbero a comporre la dieta immaginata dagli studiosi di Lancet che, sul loro sito, propongono anche una serie di ricette, utili per tradurre in piatti queste proposte. Tra i condimenti, semaforo verde per gli oli vegetali, in particolare per l’olio extravergine d’oliva e quello di colza. Attenzione, infine, agli zuccheri (aggiunti e non) che non devono essere consumati in quantità eccessive né troppo spesso, alla luce dei rischi causati da un abuso.

monticello/shutterstock.com

Funziona per tutti dal punto di vista nutrizionale?

La Commissione ha stimato anche quali potrebbero essere gli effetti dell’adozione di questa dieta universale, basata su evidenze scientifiche. Si ritiene che stimolerà il consumo di acidi grassi mono e polinsaturi, a fronte di una riduzione di quello di grassi saturi, più dannosi per la salute.

“La dieta – aggiungono gli esperti – aumenterà anche il consumo di micronutrienti essenziali (come ferro, zinco, folati, calcio e vitamina A). Unica eccezione è la vitamina B12 che, secondo gli studi, potrebbe aver  bisogno di un’integrazione specifica.”

Alcuni dubbi sono stati sollevati a proposito della capacità della dieta di rispondere ad esigenze nutrizionali trasversali. Gli esperti hanno specificato che questo stile alimentare è pensato per poter offrire il corretto nutrimento a qualsiasi persona con più di 2 anni d’età e in salute, considerando sempre che il fabbisogno energetico varia in base a età, conformazione fisica e attività motoria svolta da ciascun individuo.

Inoltre, “ci sono delle considerazioni specifiche da fare per l’alimentazione delle donne adolescenti, durante la gravidanza e per l’allattamento. In questi casi, possono verificarsi  bisogni specifici cui è possibile rispondere restando nelle linee guida della dieta universale.”

Olena Yakobchuk/shutterstock.com

Mangiare meglio, sprecare meno

I suggerimenti della Commissione EAT-Lancet non si limitano a suggerire il consumo di alcuni cibi piuttosto che altri, ma si ampliano  anche a considerazioni sull’impatto ambientale di quanto portato in tavola e la necessità di agire per limitare gli sprechi.

Gli autori del report fissano, infatti, alcuni obiettivi-limite nell’utilizzo di terra, acqua e nutrimenti per la produzione agricola e il tasso di riduzione degli sprechi al 50% rispetto ad oggi. Un proposito che si fa più raggiungibile anche grazie ad iniziative globali come quella della Disco-soupe, alla tecnologia e all’impiego di app specifiche.

La Commissione chiama in causa governi, industrie e società civile proponendo lo sviluppo di programmi di educazione alimentare e sensibilizzazione su questi temi, una maggiore attenzione alla formulazione di etichette informative, una tutela delle filiere. Infine,  suggeriscono anche l’istituzione di alcune tasse specifiche sul cibo non sano e un sostegno economico alla produzione di alimenti salutari.

Per trovare ispirazione, la Commissione EAT-Lancet ha lanciato la #planetaryhealthchallenge, un contest di un mese, dal 15 febbraio al 15 marzo, durante il quale i partecipanti si impegnano a mangiare secondo quanto prevede la dieta universale. È sufficiente seguire l’hashtag su Instagram per poter trovare ricette equilibrate, sane e da replicare. Nonché i consigli degli esperti per fare la spesa. Curiosi di sperimentare qualche piatto da questa dieta?

Exit mobile version