Dalla dieta Dunkan a quella delle patate, ciclicamente sui media e sui blog si inizia a parlare con insistenza di un certo regime alimentare, spesso presentato come miracoloso nei risultati. C’è la dieta che assicura la longevità, quella che garantisce un dimagrimento veloce, quella che promette l’aumento della massa magra a scapito della massa grassa. Gli esperti, però, predicano prudenza: gli unici professionisti che possono prescrivere una dieta, dopo una visita, sono infatti dietisti, dietologi e nutrizionisti.
Fatta questa importante premessa, abbiamo chiesto alla nutrizionista Francesca Evangelisti di spiegarci in cosa consiste la dieta chetogenica, un regime alimentare ricco di grassi e povero di carboidrati, considerata ottima per chi vuole perdere peso e prescritta in alcuni casi specifici in supporto alla terapia di alcune patologie.
Dieta chetogenica: in cosa consiste
La dieta chetogenica è un regime alimentare basato su uno sbilanciamento dei macronutrienti, ovvero una forte riduzione della quota di carboidrati assunti quotidianamente, associata all’aumento della quota di grassi: “in genere, l’equilibrio dei nutrienti viene sbilanciato così: 75% di grassi e 25% ripartito fra proteine e carboidrati.”
La conseguenza è che le cellule si vengono a trovare private della loro fonte energetica principale, ovvero il glucosio, uno zucchero semplice che può essere assimilato direttamente o risulta il prodotto finale del metabolismo di carboidrati più complessi. “L’organismo si trova in una condizione di emergenza, dove le cellule sono obbligate a utilizzare un’altra fonte energetica, diversa e alternativa all’usuale glucosio, ovvero i grassi che rappresentano la riserva energetica.”
Questi vengono, dunque, smantellati per fornire energia al corpo, ma “attenzione – precisa la dottoressa Evangelisti – non si tratta di una situazione fisiologica nel nostro organismo.” Da questa degradazione si ottengono i cosiddetti chetoni o corpi chetonici, sostanze acide prodotte nel fegato (come ad esempio beta-idrossibutirrato, acetone, acido acetacetico) che rappresentano un carburante alternativo dell’organismo quando il glucosio scarseggia, e sono i veri e propri substrati energetici della cellula.
Quali sono le fonti di energia dell’organismo?
È importante, a questo punto, approfondire quali sono gli elementi che il nostro organismo può sfruttare per produrre energia. Da un lato abbiamo, infatti, il glucosio, mentre dall’altro ci sono i chetoni. Come abbiamo già accennato, quando il primo è assente o insufficiente, l’organismo utilizza a scopo energetico i corpi chetonici derivanti dal grasso. “Si dice che il corpo va ‘in chetosi’, proprio per l’eccessiva presenza di questi composti che vengono usati appunto dalle cellule per ricavare energia, uno stato molto simile a quello attuato dal digiuno.”
Low-carb e poche proteine: cosa si mangia?
Come ci spiega l’intervistata, la caratteristica fondamentale della dieta chetogenica è che, allo schema low-carb unito all’aumento dei grassi, si combina anche un apporto proteico moderato, poiché l’eccesso di proteine può sempre essere convertito nel sangue in glucosio.
“In pratica – racconta la nutrizionista – la dieta chetogenica è un regime alimentare che impone l’estrema riduzione o eliminazione di tutti gli alimenti ricchi in carboidrati quali cereali e derivati, patate e derivati, legumi e, in alcuni casi, anche alcune verdure e alcuni frutti.”
Gli alimenti concessi nella dieta chetogenica sono:
- carne,
- prodotti della pesca,
- uova,
- formaggi,
- verdure,
- oli da condimento.
La dottoressa Evangelisti sottolinea come queste siano indicazioni generali poiché, come per qualsiasi altro tipo di dieta, anche la chetogenica va stabilita da un professionista e varia da soggetto a soggetto.
Pro e contro della dieta chetogenica
A questo punto, vediamo insieme alla nutrizionista quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa dieta, che può essere effettivamente utile per perdere peso, ma a lungo andare può provocare anche dei danni all’organismo.
I vantaggi della dieta chetogenica
Questo regime alimentare si è rivelato importante a livello neurologico: “è nato, infatti, all’inizio del secolo scorso come trattamento per la gestione dell’epilessia farmaco-resistente, in grado di sedare, in questi casi, le crisi convulsive della malattia. A livello neurologico pare avere riscontri positivi anche per alcune malattie neurodegenerative.” Trova attualmente impiego nel trattamento dell’obesità grave e patologica, in abbinamento a uno schema ipocalorico, al fine di indurre una rapida perdita di peso in soggetti che ne necessitano, per grave stato di salute. In questo caso non viene intaccata la massa magra, ma quella grassa, a scopo energetico, con conseguente dimagrimento, inteso appunto come perdita di massa grassa.
“Trovo interessante ricordare che la dieta chetogenica viene largamente utilizzata anche come terapia di elezione della sindrome da deficit di GLUT1, il trasportatore di glucosio al cervello. Nei casi, infatti, in cui un difetto genetico impedisce la normale sintesi di questo trasportatore, il cervello non riesce a ricevere glucosio a sufficienza, da usare a scopo energetico; se, però, si induce l’organismo alla chetosi, si formano i chetoni che sono invece in grado di raggiungere il cervello.”
Rischi e limiti della dieta chetogenica
Nonostante questi vantaggi, la dieta chetogenica non può essere seguita da tutti e comunque va sempre seguita per un periodo di tempo limitato, al massimo 4-6 settimane. “È strettamente necessario essere seguiti da un professionista che valuti innanzitutto la possibilità di applicazione di questo regime alimentare e anche la sua gestione nel tempo.”
Esistono, inoltre, degli effetti collaterali veri e propri da considerare. “Al di là di una condizione di disagio generalizzato determinato dallo squilibrio metabolico che si viene a creare – spiega l’intervistata – possono manifestarsi effetti avversi a breve termine, tra cui acidosi (aumento di sostanze acide nel sangue), nausea e vomito, sonnolenza, mal di testa, vertigini, irritabilità, crampi muscolari, diarrea e possibili disordini biliari, oppure effetti negativi a lungo termine quali stipsi, iperuricemia, ipocalcemia, ipoproteinemia e calcolosi renale.”
Quando, poi, la dieta viene seguita per un lungo periodo di tempo, le conseguenze possono essere anche più serie come pancreatite acuta e aritmie cardiache. È inoltre molto importante, durante tutto la durata del regime dietetico, seguire una integrazione di vitamine e sali minerali, così come assumere un’adeguata quantità di acqua.
Infine, specifica la dottoressa: “La dieta chetogenica non può mai essere seguita anche in caso di problemi di pressione arteriosa ed è assolutamente da evitare in gravidanza e in allattamento. Da valutare anche in caso di assunzione di farmaci.”
Conoscevate già la dieta chetogenica?