La donna cuoca, angelo del focolare e custode dei segreti di ricette e manicaretti è uno degli stereotipi più radicati in Italia. Dalla cucina e dalla Sicilia parte un progetto che li fa propri per ribaltarli: quella delle Cuoche Combattenti è, infatti, una storia di riscatto, di rinascita, di antiviolenza. Protagonista è Nicoletta, approdata al centro antiviolenza “Le onde onlus” nel 2015, dopo 18 anni di abusi e di violenze. Lì, con il supporto delle operatrici, è nata l’idea di dare vita a un’impresa sociale capace di garantirle un futuro. Come? Producendo e preparando le prelibatezze della tradizione, ma con un’etichetta differente, libera, e portatrice di un messaggio forte, quello dell’antiviolenza.
[elementor-template id='142071']Cuoche combattenti: antiviolenza in cucina
Cuoche Combattenti è un progetto di imprenditoria sociale che offre opportunità di integrazione e lavoro a un gruppo di donne vittime di violenza di genere, ospitate e supportate dal centro antiviolenza “Le onde onlus”. L’attività è coordinata, appunto, da Nicoletta che, per prima, ha avuto l’intuizione di trasformare la sua passione e la sua capacità, riscoperte e valorizzate grazie a un tirocinio presso “I peccatucci di mamma Andrea” (una piccola azienda specializzata nella trasformazione degli alimenti), in una realtà che potesse essere utile anche per altre donne nella sua stessa situazione.
Così sono nate le Cuoche Combattenti, ben rappresentate dal simbolo che compare in ogni etichetta: un braccio alzato che brandisce un mattarello da cucina. Richiama il “saper fare”, certamente, ma sottolinea anche forza, coraggio, autostima, determinazione, tutte caratteristiche fondamentali per intraprendere e sostenere un percorso di reazione e crescita dopo un’esperienza di violenza.
Intervistata da Redattore Sociale, l’operatrice di accoglienza Sara Amorino spiega che progetti come Cuoche Combattenti nascono proprio dall’incontro e dal dialogo tra i centri antiviolenza e le donne: “dopo le sofferenze patite, le donne riescono a fare emergere le loro parti più belle. In questo caso, dopo le diverse fasi di sostegno e di accompagnamento personale e oggi per noi una bella soddisfazione riuscire a presentare il progetto di autonomia di vita che riguarda Nicoletta che si configura come significativo modello di riscatto sociale“.
I prodotti delle Cuoche combattenti
Sono molti i prodotti realizzate dalle Cuoche Combattenti, tutte motivate a costruirsi un futuro autonomo e, finalmente, libero. Si parte dalle confetture di frutta di stagione e dalle marmellate, spaziando fino alle conserve dolci e salate e si arriva ai prodotti da forno, molti dei quali a base di lievito madre, curato direttamente da Nicoletta.
Gli ingredienti base vengono scelti con cura, grazie ad una rete sempre più fitta con produttori locali a km0. Un’attenzione particolare è dedicata al tema della sostenibilità e del sostegno al territorio, ragion per cui per acquistare i prodotti delle Cuoche combattenti palermitane si può far riferimento alle reti italiane di consumo critico e solidale, ad alcuni GAS, nonché direttamente a loro. Tra i prodotti più di successo, il pesto di melanzane, tipicamente siciliano, ma anche quello di radicchio, la confettura di pere e cannella, la gelatina di vino e quella di mandarini.
Le etichette antiviolenza
Su ciascun prodotto, viene posta un’etichetta parlante, una strategia di comunicazione applicata anche da altre realtà che uniscono la produzione agroalimentare con un messaggio sociale come, per esempio, la salsa Sfrutta Zero oppure Funky Tomato. Oltre al logo, le cuoche palermitane e non solo, hanno scelto di stampare alcune delle frasi che rappresentano, in pillole, i ruoli relazionali tra uomo e donna e gli stereotipi che mascherano gli abusi. Si parte proprio dall’esperienza diretta di Nicoletta, Claudia e le altre, quindi leggiamo “Chi ti ama vuole solo che tu sia felice”, “Chi ti ama non ti critica continuamente”, “L’amore non ammette minacce, mai”, “Sei Bella così, con tutta la tua ciccia”.
Il messaggio è che chiunque può essere vittima di violenza di genere ed è, dunque, fondamentale portare avanti una battaglia culturale, oltre che culinaria, per demolire e superare questi stereotipi e la permanenza di visione patriarcale dei rapporti tra uomo e donna. In un’intervista rilasciata a MeridioNews, Nicoletta spiega che si tratta di “un meccanismo che non appartiene solo all’uomo, ma anche a certe donne: molte infatti hanno un atteggiamento maschilista, perché hanno introiettato appieno questa cultura. Anche noi siamo legate a stereotipi e ruoli che vengono da molto lontano, ma una persona non appartiene ad un’altra, in nessun caso.”
“Cuoche Combattenti” rappresenta l’alternativa concreta a questa visione, un percorso che conduce delle donne su una strada che le possa portare all’autoaffermazione e ad un lavoro autonomo e indipendente. Dimostra come il cambiamento sia possibile, e possa partire anche dai luoghi e dalle mansioni più varie, l’importante è l’indipendenza e la visione orientata al futuro di ciò che si realizza, anche tra i fornelli. Voi conoscevate le Cuoche Combattenti?