Giornale del cibo

cucinaMancina, la più grande food community per i “diversamente onnivori”

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If things don’t go right, go left”: è questo il motto di cucinaMancina, startup dalle molteplici diramazioni, che gioca con il doppio significato della parola right (in inglese “giusto”, ma anche “destro”) in contrapposizione a left, sinistro. Di sinistro cucinaMancina non ha proprio nulla, e anche giusto e sbagliato sono due concetti molto distanti da questa realtà che, all’opposto, fa dell’inclusione e della condivisione i suoi punti di forza. “La più grande food community italiana dedicata a chi mangia differente per scelta o per necessità”, così ama infatti definirsi. Scopriamo allora chi sono i “mancini” del cibo e cosa possono trovare su questo innovativo portale. 

cucinaMancina: cos’è e come funziona

gluten free
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Con quasi 7 anni di vita alle spalle, cucinaMancina è una delle startup di cibo italiane di maggiore successo – vincitrice di numerosi riconoscimenti e premi (come ad esempio Next di Repubblica delle idee e Startup Italia) – che ha alla base un’idea apparentemente semplice: aggregare in un unico luogo virtuale (e non solo) tutti coloro che, per ragioni di salute, culturali o ideologiche, non possono o non vogliono mangiare determinati alimenti e devono quindi rifarsi a una cucina alternativa

Il ricettario multifiltro messo a punto da Lorenza Dadduzio, fondatrice pugliese di cucinaMancina (insieme a Flavia Giordano che oggi non fa più parte del progetto, n.d.r.), risponde proprio a questa necessità: fornire a food lovers e food makers una lista aggiornata, verificata e altamente personalizzabile di preparazioni da replicare a casa e in ogni occasione. Con oltre 500 ricette, 300 articoli e più di 500 autori (professionisti, amatori, chef ed esperti) attivi sulla piattaforma, l’archivio di cucinaMancina è in continua crescita, anche grazie al meccanismo di produzione dal basso istituito dalla startup. 

Molti dei suggerimenti alimentari provengono infatti proprio dagli utenti che, previa registrazione sul sito, possono sottoporre alla redazione i propri menù e arricchirne le numerose sezioni: dopo 10 ricette pubblicate, si diventa a tutti gli effetti “food blogger” di cucinaMancina. A vigilare sulla qualità e correttezza delle informazioni pensa il team redazionale di cui fanno parte, oltre a Lorenza, anche una nutrizionista specializzata, un programmatore, un financial advisor, insieme a numerosi collaboratori, compresi cuochi e food photographer

Oltre a questo, è possibile individuare e indicare ristoranti e punti vendita “mancini”, segnalare eventi, salvare le proprie ricette preferite, seguire gli autori e compilare la lista della spesa, tutto in pochi clic. Uno storytelling partecipato e collettivo, quindi, che punta a creare una “repubblica democratica alimentare: un luogo dove rimettere il cibo vero al centro delle tavole, perché torni a essere motivo di aggregazione e condivisione, oltre i fondamentalismi alimentari”. 

I “diversamente onnivori” di cucinaMancina

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Ciò che rende unica la proposta di cucinaMancina è la sua capacità di includere tutti, ma proprio tutti, i possibili gruppi e sottogruppi alimentari.     

Basta guardare il sito per rendersene conto: le etichette vanno dalle allergie, alle intolleranze alimentari (senza glutine, senza lattosio, e così via), al vegetarianesimo e veganesimo (anche part time), alle preferenze per il “poco” (zucchero, sodio), per il “tanto” (fibre, ferro, magnesio, potassio, etc.) o per l’eticamente connotato (km 0, bio, equo e solidale, ecc.) e altro ancora (low FODMAP, zero spreco, ecc.). Si parla quindi di esigenze e inclinazioni, ma anche semplicemente di gusto: tra i “diversamente onnivori” di cucinaMancina ci sono infatti anche i cosiddetti “curiosi”, ovvero coloro che, pur non rientrando perfettamente in nessuna delle categorie menzionate, vogliono scoprire di più della filosofia del progetto. 

Per tutti, il minimo comune denominatore è la convinzione che la diversità (o “mancinità”, per dirla con le parole delle fondatrici) non deve essere sinonimo di rinuncia o banalità. Al contrario, nel vocabolario di cucinaMancina si trovano parole come creatività, passione e consapevolezza. E, soprattutto, aggregazione: non è un caso se il logo stesso di cucinaMancina, elaborato da Lorenza in persona, ricorda da vicino il copyleft, simbolo con cui si identificano i contenuti liberi da restrizioni legate ai diritti d’autore, che possono quindi essere riutilizzati, condivisi, rielaborati. Il contrario del copyright, appunto. 

Libri, laboratori ed eventi: le altre iniziative della startup

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Non solo progetto editoriale, cucinaMancina è prima di tutto una startup e, come tale, ha all’attivo una serie di iniziative e servizi che corredano lo spazio web dedicato alla community. Per le aziende agroalimentari, ad esempio, sono disponibili servizi legati alla narrazione del proprio patrimonio e/o alla formulazione di ricette con ingredienti brandizzati, oltre che l’elaborazione di materiali cartacei, food styling e fotografia, consulenza e organizzazione di laboratori con finalità ludico-didattiche. 

La vocazione divulgativa di cucinaMancina è particolarmente evidente se si considera il calendario di laboratori organizzati nei mesi scorsi insieme ad Actionaid e le pubblicazioni realizzate in collaborazione con Feltrinelli, Gribaudo, Giunti e Demetra editori e UnionCamere Puglia come “Eat different. Ricette creative per chi mangia differente”, “La Puglia che mangia differente. Ricettario di cucina inclusiva” e “La cucina differente. 80 ricette per intolleranti, esigenti e curiosi golosi”, promosse con tour in tutta Italia. Per ora i guadagni, assicurano le due startupper, provengono proprio dai libri, ma promettono nuovi sviluppi in arrivo.

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In attesa di scoprire cos’altro bolle in pentola, il ricettario di cucinaMancina offre numerosi spunti di riflessione, non solo culinari: se, fino a poco tempo fa, ci domandavamo quali fossero le possibilità di dialogo tra vegani e onnivori, questo progetto ci stimola infatti a considerare le singolarità alimentari in un’ottica insolitamente plurale e condivisa. In un certo senso, quando esprimiamo le nostre preferenze a tavola, siamo tutti un po’ “mancini”. Non trovate?

 

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