La possibilità per i genitori di far consumare ai propri figli un pasto preparato a casa ha messo a dura prova gli attori coinvolti nell’organizzazione delle mense scolastiche. Oltre che ricadere in gran parte sulle scuole, che hanno l’obbligo di sovrintendere agli spazi e al personale addetto alle mense, i disagi sorti in seguito all’introduzione del diritto al pasto da casa sono stati avvertiti anche dalle amministrazioni comunali che, come abbiamo descritto in un precedente articolo, sono gli organismi di raccordo tra le aziende erogatrici del servizio e gli istituti scolastici. Ce ne parla Cristina Giachi, Vicesindaco e Assessore all’istruzione del Comune di Firenze e presidente della Commissione Istruzione dell’Anci.
Cristina Giachi ai genitori: giusto protestare, ma non rinunciate alla mensa
Riguardo al pasto da casa, è netta la posizione di Cristina Giachi: “La mensa è uno strumento importantissimo per rafforzare il senso di comunità nei cittadini più giovani. Incitarli ad una chiusura di prospettiva non favorisce il loro percorso educativo. Credo che riguardo a questo tema i genitori dovrebbero cercare di mirare la loro azione di protesta verso il raggiungimento di un buon servizio, senza prenderne le distanze”.
Se le richieste del pasto da casa aumentano, il sistema va riorganizzato
Oltre ad essere discutibile dal punto di vista educativo, l’introduzione del pasto da casa ha portato con sé problemi di ordine gestionale ed economico. Lo sa bene il Vicesindaco di Firenze, che è anche Presidente della Commissione Istruzione dell’Anci: “Organizzare un pasto collettivo sulla base di alimenti portati da casa è molto complicato, quasi impossibile dal punto di vista dell’assolvimento di tutti gli obblighi normativi vigenti. Stando alle disciplinari, non possiamo ad esempio somministrare cibo che non sia precotto o trasportato in condizioni di conservazione della temperatura. A meno che il Ministero della Salute non autorizzi dei protocolli adeguati, nelle scuole possono essere introdotti solo alimenti come pane, frutta e verdura cruda. In caso contrario servono attrezzature adatte, come abbattitori della temperatura, frigoriferi o forni a microonde. Non è pensabile però che queste voci di spesa ricadano sui Comuni”.
In attesa di linee guida dal MIUR
Già in settembre la Commissione Istruzione dell’Anci aveva scritto una lettera ai Ministeri coinvolti, chiedendo che venissero fornite indicazioni precise sulle procedure da adottare: “L’interlocuzione con l’ex Ministro all’Istruzione Stefania Giannini era già stata avviata. Stavamo aspettando un appuntamento per discuterne insieme. Stiamo proseguendo il dialogo fra le parti con il nuovo Ministro Valeria Fedeli. Ai Comuni compete la gestione degli stanziamenti pubblici a sostegno delle spese per la refezione scolastica, stanziamenti la cui distribuzione andrebbe rivista nel caso in cui le richieste del “panino libero” aumentassero in modo significativo: “Una cosa è gestire un’eccezione, altra cosa è convertire un intero meccanismo organizzativo. A Firenze gestiamo 23mila pasti al giorno. Se sono in 100 a portarsi il pasto da casa il sistema rimane inalterato, ma se le richieste salissero a 5-10mila il servizio andrebbe riorganizzato da cima a fondo e cambierebbero di conseguenza anche le tariffe”.
Sentenza di Torino: a Firenze nessun effetto domino
A Torino, dove è nata la protesta, il Comune ha rilevato un calo delle prenotazioni del servizio del 10%, per un totale di 3.300 famiglie. A Firenze la situazione è diversa: “Non abbiamo avuto richieste per il pasto da casa. Ci sono Comuni dove questo problema è più sentito, ma molto dipende dal grado di soddisfazione delle famiglie rispetto al servizio. Non è un caso che l’azione legale sia partita proprio dove le tariffe sono fra le più alte d’Italia. Ma una cosa è criticare la mensa e cercare di migliorare il servizio, altra cosa è rivendicare il diritto di rinunciare al pasto collettivo. Credo sia penalizzante in termini di dinamiche di integrazione e di crescita della dimensione educativa dei bambini. Capisco che un magistrato possa riconoscere un diritto di questo tipo, ma fa certamente riflettere il fatto che si propongano azioni di proiezione individuale del singolo nella collettività che promuovano isolamento è individualismo.
Una questione di approccio dei cittadini verso il bene comune
Per Cristina Giachi è dunque anche una questione di rapporto dei cittadini con il bene comune: “La critica da parte dei genitori può essere legittima e in tal caso bisogna intervenire per migliorare il servizio. Ma andrebbe fatta anche una riflessione sull’approccio generale dei cittadini verso l’organizzazione collettiva. Troppo spesso l’atteggiamento è quello di chi rivendica soltanto, senza cogliere mai gli aspetti positivi. Molte persone, pur in buona fede, non si rendono conto che dietro al nostro lavoro, attraverso la consulenza di esperti e nutrizionisti, c’è l’obiettivo comune di offrire un futuro più sano per i bambini”.
Un menù che coniuga prevenzione e tradizione culinaria
Importante, secondo Cristina Giachi, è anche mantenere vivo il dialogo con i genitori attraverso le Commissioni Mensa, che a Firenze sono molto attive. Con loro, il Comune ha elaborato nuove proposte da inserire nel menù. Ma non sempre le novità vengono recepite positivamente: “Quest’anno abbiamo alzato il livello della sfida proponendo una dieta di prevenzione delle malattie metaboliche e adeguando il menù ai risultati delle ricerche in tema di carico glicemico dei pasti e di qualità dei nutrienti introdotti. Abbiamo adottato una filosofia di cultura alimentare basata sui principi della nutrizione preventiva, coniugati a piatti della tradizione culinaria toscana. Trovare la ribollita o la pappa col pomodoro nel menù dei figli ha sollevato anche polemiche, ma credo che i bambini debbano essere educati ad assaggiare i cibi della tradizione, che sono quasi del tutto spariti dalla loro alimentazione”.
Il ruolo della Commissione Istruzione dell’Anci
A Cristina Giachi abbiamo anche chiesto qual è il ruolo della Commissione Istruzione dell’ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, di cui è presidente: “L’Anci raccoglie le istanze dei vari Comuni per poterle presentare in modo organico ai livelli istituzionali opportuni. Ci confrontiamo con le rappresentanze delle Regioni per tutte le azioni amministrative di loro competenza e seguiamo i rapporti con i Ministeri. Nel caso della sentenza di Torino, il ruolo della Commissione è stato ancor più evidente e importante, perché è stato possibile confrontare le modalità organizzative delle diverse amministrazioni comunali e le evidenze emerse dalle risposte dei cittadini, in coordinamento con Regioni, Ministero dell’Istruzione e Ministero della Sanità. Siamo una sorta di sindacato dei Comuni che va al di là del colore politico. Per un governo centrale che voglia essere efficace e operativo sui territori, l’Anci rappresenta uno strumento fondamentale di rapporto diretto con i cittadini, di cui i Comuni sono i primi interlocutori”.
Mense scolastiche: i genitori vanno ascoltati
La vicenda del pasto da casa ha rappresentato un segnale di profonda insoddisfazione nei confronti del servizio di refezione scolastica, ma si tratta di una soluzione estrema che prevede la rinuncia al pasto collettivo, esperienza di confronto e di scambio fra i bambini oltre che parte del loro percorso educativo: “La Sentenza di Torino ci deve far riflettere – ammette Cristina Giachi –. Le proteste dei genitori vanno ascoltate, ma dobbiamo pensare al benessere di tutti i bambini e credo che sia un vero peccato confinare alcuni di loro in prospettive eccessivamente individualiste”.
Sul tema delle mense scolastiche leggi anche il nostro articolo sulla bella iniziativa di Como di introdurre le Doggy Bag per educare i bambini a non sprecare il cibo. In Chi decide il menù?, un’infografica mostra i vari passaggi che portano alla definizione dei pasti consumati nelle scuole.