Crisi Economica E Ritorno Alla Terra

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un trattore che attraversa un campo di grano

 

Le origini e i cambiamenti seguiti alla rivoluzione industriale, un processo in continua evoluzione che oggi sembra attraversare una nuova era d’oro

Cesare Pavese, in Feria d’agosto (1946), fa dire alla Sandiana: «… “tutto quello che nasce è fatto di terra; acqua e radici sono in terra; dentro il grano che mangi e il vino d’uva c’è tutto il buono della terra”. Io non avevo mai pensato che la terra servisse a fare il grano e a mantenerci, tanto più adesso che studiavo».

veduta di una campagnaA oltre sessanta anni da quell’affermazione, che simboleggia il distacco crescente tra il mondo urbano e quello dei campi, il rapporto tra città e campagna sta ora attraversando una nuova fase di cambiamento che mira a riavvicinare due mondi distinti ma strettamente connessi uno con l’altro. Ai tempi di Pavese, la campagna era ancora considerata sacra: per la terra si facevano guerre, soprattutto perché significava cibo, materie prime e terreno agricolo dove coltivare cereali e ortaggi, la base dell’alimentazione di un popolo. Le campagne italiane, fortemente occupate e coltivate a partire dall’epoca romana, hanno nutrito circa 80 generazioni di nostri predecessori e sono pervenute pressoché integre fino agli albori dell’era industriale quando il legame tra campagna e città, rimasto in equilibrio per secoli, si è spezzato in favore dell’urbanizzazione.

i fumi delle industrie che salgono dalla cittàNella prima metà del Novecento abbiamo assistito a una modesta espansione urbana dovuta a necessità di natura demografica e a una razionale industrializzazione. Nel secondo dopoguerra, il disaccoppiamento tra produzione industriale e territorio ha raggiunto invece il suo apice, con l’occupazione massiva di terreni pianeggianti ad alta potenzialità agraria, prossimi alle grandi vie di comunicazione e per questo funzionali alle necessità del commercio e dell’industria. L’esplosione delle città, la crescente urbanizzazione e la forte industrializzazione a cui si assiste anche ai giorni nostri, hanno portato grossi vantaggi economici ma hanno anche causato inquinamento, stress e ritmi di vita frenetici ai quali si deve sottostare racchiusi tra le grigia mura delle metropoli.

una antica macchina a vaporeNegli ultimi anni però la campagna sta attraversando una nuova fase di riscatto, manager e rampolli dell’alta finanza, e non solo loro, decidono di abbandonare il caos della città e cercare ristoro in una più tranquilla vita nei campi. «Braccia restituite all’agricoltura»: è quello che si sente dire e in effetti stiamo assistendo a un improvvisoboom di under quarantenni che decidono di cambiare vita e trasferirsi in campagna. Ma a inseguire sogni «bucolici» non sono solo i romantici, anzi, sempre più spesso si tratta di laureati che decidono di investire nella creazione di piccole imprese agricole. Come afferma il ministro per le politiche agricole Luca Zaia: «C’è fermento, ricevo decine di mail di ragazzi che mi chiedono come iniziare un’attività agricola. Questa è una rivoluzione: il mondo crolla sotto il macigno dell’economia virtuale e i giovani tornano a quella reale».

E in effetti il ritorno a un’economia più concreta e meno distorta sembra essere una delle spinte generatrici del ritorno alla campagna, unita a una forte crisi nazionale e alla disoccupazione che rende sempre più difficile trovare un lavoro. Per chi vuole investire nei campi, invece, non mancano i finanziamenti e i bandi regionali destinati ai giovani che vogliono aprire un’attività agricola sono stati presi d’assalto. In Piemonte il caso più eclatante, il successo di un bando emesso dalla regione è stato così forte che i 30 milioni di euro stanziati sono stati appena sufficienti ad accontentare le 2.000 domande presentate.

Florindo MazzoliniFlorindo Mazzolini, laureato in Scienze Naturali nel 2000, ora si dedica alla coltivazione di mais nella campagna vicino Udine producendo anche la farina di mais delle antiche pannocchie socchievine che lui stesso coltiva salvandole dall’estinzione. «Ho deciso di lasciare tutto e trasferirmi qui – mi racconta – prima di tutto per passione e poi perché dopo dieci anni non ne potevo più della vita stressante delle città». Anni passati all’università per poi tornare nei campi, Florindo Mazzolini è uno dei tanti che sceglie questa strada.

il professor andrea segréCosa sta succedendo? Ci risponde Andrea Segrè, Preside della Facoltà di Agraria di Bologna: «E’ una affascinante inversione di tendenza, l’esodo dalle campagne alle città a cui abbiamo assistito nel secondo dopoguerra ha creato moltissimi problemi all’agricoltura a causa dell’abbandono delle terre. Ora invece stiamo assistendo a due flussi che vanno nella direzione contraria: da una parte abbiamo uomini e donne di tutti i ceti sociali che lasciano le città e tornano nei campi, e dall’altra sono le piante che abbandonano la campagna e arrivano a conquistare un posto nelle città, sia nel verde pubblico sia in quello privato».

una fattoriaI giovani aspiranti agricoltori possono rivolgersi al Movimento Giovanile della Coldiretti che si occupa di seguire e indirizzare le nuove promesse dell’imprenditoria agricola. «La crisi di questi ultimi tempi ha evidenziato l’inconsistenza dell’economia di carta e nello stesso tempo ha sottolineato il valore della campagna, come sappiamo non c’è niente di più reale della terra – afferma Paolo Falcioni, responsabile nazionale delle relazioni esterne della Coldiretti – I giovani vedono nel lavoro nei campi la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni e vivere all’aria aperta, e sono moltissimi i casi di ragazzi che lasciano il loro impiego per dedicarsi alla campagna. Un dipendente di un istituto di credito, ad esempio, ha lasciato da poco il suo lavoro ed è diventato un ottimo produttore di vino e una ragazza che lavorava come modella ha seguito la stessa strada. Anche la rappresentante nazionale delle donne imprenditrici di Coldiretti si è convertita alla campagna abbandonando il lavoro precedente».

il presidente degli stati uniti barack obamaOltreoceano il vento sembra soffiare nella stessa direzione e Barack Obama, il neo presidente eletto, rilancia la «green economy». «I cambiamenti climatici e la nostra dipendenza dal petrolio d’importazione sono due problemi che, se lasciati ancora senza risposta, continueranno a indebolire la nostra economia e a minacciare la sicurezza nazionale. Tutto questo cambierà. Con la mia presidenza, l’America guiderà la lotta ai cambiamenti climatici, rafforzando la nostra sicurezza e creando in questo modo milioni di nuovi posti di lavoro».

una ruota per l'acquaSono questi i presupposti su cui parte il governo diBarack Obama, investire nel verde, nelle risorse e nelle tecnologie rinnovabili e pulite, promuovere nuove «fattorie eoliche e parchi solari», per risparmiare energia, emettere meno CO2 e dare lavoro a più braccia. Obama si dice certo che la sua svolta verde produrrà «milioni di posti di lavoro». Una nuova rivoluzione industriale nel rispetto del pianeta.

La prossima settimana vedremo come il cambiamento del rapporto tra città e campagna si sia concretizzato nel ritorno alla vendita diretta e nel successo deifarmer’s market, i mercati del contadino. Nel frattempo potete commentare questo articolo e proporre temi di interesse nel forum Alimentazione, Agricoltura e Ambiente.

di Anastasia Scotto.

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